Polveri sottili che causano malattie e avvelenano il pianeta
Quello dell’avvelenamento del pianeta è un tema che dovrebbe stare a cuore a tutti. Infatti, che ci piaccia o meno, questo pianeta è l’unico che abbiamo ed è ora che iniziamo a tirare fuori la testa dalla sabbia e a prendere consapevolezza della gravità del problema.
Il nuovo libro di Stefano Montanari rientra in quest’ottica, quella di una presa di coscienza responsabile. Eccone alcuni assaggi interessanti.
Cosa sono le polveri sottili?
“Le polveri di cui noi ci occupiamo e che saranno le protagoniste di questo libro hanno quattro caratteristiche fondamentali: sono solide, inorganiche, insolubili nell’acqua e nei grassi e sono di dimensioni che vanno da qualche decina di micron giù fino ai nanometri (un nanometro è un milionesimo di millimetro).Non sempre, ma frequentemente, queste polveri sono eterne, almeno per il valore che ha questo aggettivo nella percezione comune di noi esseri umani. Qui eterno significa che, una volta prodotte, quelle particelle restano praticamente immutate poiché la natura non le degrada se non in tempi talmente lunghi da potersi considerare appunto una specie di eternità.
Sul concetto di solido credo non valga nemmeno la pena perdere tempo. Senza entrare in sottigliezze, inorganico si dice di una sostanza che non contiene carbonio, con le eccezioni del monossido di carbonio, dell’anidride carbonica, dell’acido carbonico e dei suoi sali quali, ad esempio, il bicarbonato di sodio o il carbonato di calcio. Venendo alle dimensioni, se si va a cercare sui manuali scientifici si troverà che una particella è nanometrica se la sua misura è compresa tra i 2 e i 200 nanometri (nm), altrimenti, a salire fino a qualche decina di micron verrà definita microparticella. Dal nostro punto di vista (che è quello relativo agli effetti sulla salute), può essere considerata nano una particella che sia più piccola di 1 µm".
Se queste polveri sono dappertutto e danneggiano la salute, perché non ci ammaliamo tutti?
"Più o meno lo stesso ragionamento faceva parte delle obiezioni, spesso feroci, che venivano lanciate in pieno Ottocento contro chi sosteneva l’ubiquità dei germi patogeni. Se è vero che questi germi sono dappertutto e sono causa di svariate malattie – sosteneva chi obiettava – allora dovremmo aver contratto tutti una serie lunghissima di patologie. Cosa che, evidentemente, non è.Per ciò che riguarda le malattie di origine batterica o virale, cioè quelle su cui si dibatteva allora, bisogna tener conto del fenomeno chiamato polimorfismo, vale a dire la differenziazione che alcuni geni del DNA hanno di adattarsi per selezione naturale a determinate condizioni come l’incontro con agenti patogeni, attribuendo così all’organismo la capacità di reagire in modo difensivo contro quei potenziali portatori di malattia.
Poi va tenuto conto dei numerosi meccanismi di difesa di cui il nostro corpo dispone, vale a dire del sistema immunitario. Questo sistema è molto complesso e numerosi aspetti sul suo conto sono ancora da scoprire. È formato da un insieme di cellule e di sostanze chimiche prodotte naturalmente dall’organismo (mediatori chimici) che agiscono integrandosi reciprocamente e dispiegando azioni di difesa quando l’organismo viene a contatto con una potenziale minaccia”.
Approfondisci l’argomento leggendo Il Pianeta Impolverato, di Stefano Montanari
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