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mercoledì 30 agosto 2017

Salviamo i pipistrelli

Sono animali utili e miti, ottimi indicatori dello stato di salute dei boschi, delle grotte e dei prati in cui vivono. Eppure la reputazione dei pipistrelli é quasi irrimediabilmenterovinata dalle fosche leggende legate alla saga di Dracula, con tanto di vampiri dall'ampio mantello nero e dagli incisivi acuminati, bare, candele e sinistri manieri boemi Soltanto tre specie di pipistrelli succhiano il sangue e tutte tre vivono ben lontano dall'Italia, nel centro America. Nel Parco Regionale del Campo dei Fiori - quasi un laboratorio naturale per la salvaguardia di questo mammifero - ne sono state censite finora 20 specie (su 30 che vivono in Italia) e tutte si nutrono di insetti. Mammiferi notturni, i pipistrelli o chirotteri, sono uno stupefacente esempio del miracolo evolutivo: sono gli unici mammiferi che volano e il loro sistema di caccia ha ispirato gli studi che portarono all'invenzione del radar e del sonar. In regressione in tutto il mondo, i pipistrelli hanno richiamato l'attenzione della Comunitá Europea che ha finanziato il progetto Life elaborato dal Parco regionale del Campo dei Fiori di Varese e co-finanziato dalla Regione Lombarida. L'obiettivo é di potenziare le popolazioni di pipistrelli, migliorando, recuperando e proteggendo gli ambienti naturali (grotte, boschi e prati) che i pipistrelli frequentano per svernare, alimentarsi, riprodursi e partorire. Il progetto del Parco punta a intervenire sugli ambienti natrali e a sensibilizzare la popolazione con un intenso programma di educazione ambientale, rivolto sia agli alunni delle scuole, che agli adulti. Tra le iniziative, il progetto didattico Pipistour, con pubblicazione di schede sull'argomento.
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lunedì 28 agosto 2017

Animali utili o dannosi ?

UUn tempo, l’uomo era solito



suddividere gli animali in due

sole grandi categorie: gli

organismi utili, dai quali si poteva

trarre un qualsiasi beneficio

(carne, latte, uova, pelle o anche

svago e compagnia) e quelli

nocivi o dannosi, che

pregiudicavano direttamente o

indirettamente le attività umane.

Tutti gli altri animali, che non

interessavano economicamente,

erano pressoché ignorati, tanto

che per molto tempo non

vennero descritti e individuati

con un nome comune. Tra i

nocivi, nelle nostre zone furono

perseguitati sin dall’antichità i grandi

predatori, come il lupo o l’orso ma anche i

carnivori di minori dimensioni, quali la volpe,

i mustelidi, i rapaci. Essi scomparvero o si

ridussero notevolmente, uccisi da fucilate,

trappole ed esche avvelenate. I nostri fiumi

persero allora i giochi delle lontre, i nostri

boschi l’ululato del lupo e la veloce corsa

della lince, le nostre montagne il volo planato

dei grandi rapaci, come il gipeto. Anche

animali meno vistosi, come i serpenti, sono

stati a lungo perseguitati: ignoranza,

superstizione e paura hanno colpito per

lungo tempo vipere, colubri, biacchi, bisce

ed addirittura orbettini. Solamente negli

ultimi decenni, la comprensione degli

equilibri naturali ed il diffondersi di una

maggiore sensibilità ambientale hanno fatto


complesso tessuto degli ecosistemi, poiché
per esempio i predatori svolgono un ruolo
importantissimo nel mantenimento degli
equilibri ecologici e nel controllo delle
popolazioni di erbivori. Tuttavia, per alcune
specie era ormai troppo tardi. Al momento
attuale, grazie al mutato clima generale,
assistiamo da un lato ad un ritorno
spontaneo di alcune specie (come il lupo),
dall’altro a estese campagne di
reintroduzione (è il caso del gipeto). Ma la
grande sfida, la competizione che la nostra
specie conduce da secoli, è specialmente
rivolta verso organismi più piccoli, ma più
numerosi e pericolosi: sono quelle specie che
il grande entomologo francese Henri Fabre
chiamava ‘les ravageurs’ cioè i devastatori.
Nei secoli scorsi, le coltivazioni ed i raccolti
erano soggetti agli attacchi di numerose
specie di insetti: un’intera annata di lavoro e



intendere che tutti gli organismi sono

elementi fondamentali ed indispensabili nel


Biscia dal collare o Natrice.

Questo rettile, ormai raro e localizzato, è

strettamente legato all’acqua, come recita il

nome stesso. Nell’acqua la Natrice nuota

agilmente, sia in superficie che sotto e caccia

piccoli pesci, anfibi e larve di insetti.

I serpenti sono tra gli animali più detestati.

Spesso sul loro conto si raccontano anche un

mucchio di cose non vere. In realtà i serpenti


fatica poteva essere vanificata dall’attività di
questi organismi, che colpivano non solo le
aree coltivate ma anche il materiale già
immagazzinato. Tra i gruppi che possiamo
ricordare, i coleotteri, principalmente con le
famiglie dei Crisomelidi, dei Curculionidi,
degli Elateridi e degli Scarabeidi. La dorifora,
proveniente dagli Stati Uniti, si è rapidamente
espansa in Europa, creando in passato gravi
danni alle coltivazioni di patate, mentre altri
generi attaccano i campi di cereali. I
lepidotteri, o farfalle, annoverano al loro
interno numerose specie dannose in
agricoltura: in questi casi, sono le fasi larvali,
o bruchi, che defogliano le piante o
attaccano i frutti. Gli afidi colpiscono i
vegetali direttamente succhiandone i liquidi
vitali ma soprattutto trasmettendo e
diffondendo numerose malattie virali, quali la
malattia dell’arrotolamento delle foglie. La
voracità delle locuste, ortotteri, ha valso loro
addirittura il dubbio merito di rappresentare
una delle piaghe d’Egitto; anche se nelle
regioni temperate rappresentano un
problema minore, esse affliggono ancora
oggi numerose aree, per esempio dell’Africa.
I magazzini di derrate alimentari ed i mulini
sono stati spesso danneggiati seriamente da
altre specie, per esempio coleotteri della
famiglia dei Tenebrionidi. Altri gruppi
rappresentano un pericolo per la salute
dell’uomo e degli animali domestici. I ditteri,

SCHEDA F10



Foto:
rappresentano un anello importantissimo della

catena biologica e la loro presenza permette di

controllare numericamente molte specie,

topolini, insetti, che in sovrannumero sarebbero

dannosi per le attività umane e per l’ambiente.


per esempio, come mosche, tafani e zanzare,

sono responsabili della trasmissione di

numerose infermità. Alcune specie

parassitano negli stadi larvali i tessuti viventi

di bovini ed ovini (ed in alcune regioni anche

umani), come l’ipoderma che perfora il cuoio

delle mucche e si insedia nella regione

sottocutanea sino alla maturazione,

provocando una malattia detta miasi. Altri

ditteri, in particolare i Culicidi o zanzare, sono

vettori di malattie un tempo diffuse in quasi

tutta l’Europa, come la malaria. Contro tutti

questi organismi l’uomo combatte da sempre

una lotta senza quartiere e spesso dall’esito

incerto. Negli ultimi decenni, con

l’introduzione e l’impiego massiccio di

prodotti chimici in agricoltura, come gli

insetticidi ed in genere i biocidi, l’incidenza di

questi ‘nemici’ si è notevolmente ridotta.

Tuttavia, molte altre specie hanno pagato

duramente il costo di questa nostra battaglia:

abbiamo condotto alla rarefazione ed alla

scomparsa numerose specie ‘innocue’,

distruggendo intere catene alimentari. Nelle

calde sere estive è ormai una rarità osservare

il lento volo di un cervo volante o di altri

grandi coleotteri mentre nelle nostre pianure

sono pressoché scomparse le farfalle eccetto

poche, banali specie. Addirittura, nei piccoli

orti artigianali, ci ostiniamo a combattere

qualunque forma di vita ‘non autorizzata’:

siamo sicuri che sia meglio produrre e

consumare verdura e frutta perfette ma

cresciute grazie a superdosaggi di sostanze

chimiche, piuttosto che tollerare il lavoro di




Zanzara, insetto fastidioso ma utile


Zanzara, insetto fastidioso ma utile

Un mio amico filosofo, che ama la natura, ma fino a un certo punto, e che tollera gli animali solo se non gli danno un qualche fastidio, mi ha chiesto a che diavolo servirebbero le zanzare. Siccome è anche credente, ha dichiarato che sono, con ogni probabilità, un castigo escogitato da Dio per punire i nostri peccati.

Ora, se si tratta delle zanzare anofele, che portano in giro il plasmodio della malaria, sono tentato anch'io di pensarla così. Visto, però, che non abitiamo in quelle zone del pianeta dove questa malattia terribile, che a tutt'oggi provoca la morte di un milione di bambini ogni anno, ma siamo in Italia, dove la malaria è stata debellata da più di cinquant'anni, le punture, capaci di provocare solo la molestia di un prurito locale, e raramente delle allergie o delle patologie, se sono un castigo, beh, deve essere per dei peccati veniali, e di poco conto.

In realtà, per passare dalla teologia all'ecologia, di cui sono più esperto, dirò subito che le zanzare, comparse sulla terra molto prima di noi, e che possono vantare così qualche diritto di precedenza, occupano un loro posto in natura, e partecipano alla stabilità degli ecosistemi, sopra tutto di quelli delle cosiddette zone umide. Perché le loro larve si sviluppano nelle acque stagnanti, che filtrano con un sistema di spazzole boccali, non dissimili, si pensi un po' alla differenza di stazza, a quello delle balene che usano, invece, i fanoni. L'evoluzione, nel grande e nel piccolo, ha adottato sovente le stesse soluzioni.

Queste larve di zanzara costituiscono un cibo per certi insetti acquatici, o per i pesci, che le mettono allegramente nel loro menù, mentre le zanzare adulte, che volano con il buio sopra tutto, ma certune anche di giorno, costituiscono un ottimo alimento per gli uccelli, e per i pipistrelli che ne divorano fino a un milione per singolo esemplare. Dunque, le zanzare "servono", nel senso che partecipano da protagoniste all'economia della natura. Purtroppo, le femmine adulte, perché sono soltanto le femmine che ci pungono!, quando devono far maturare le loro uova hanno bisogno di proteine e prelevano con la siringa boccale una goccia del nostro sangue, rischiando la vita, dato che la spada di Damocle di un colpo vibrato con il palmo della mano pende su di loro durante tutta l'operazione. Bene, anzi male, ma dobbiamo riprometterci di far sparire del tutto questi insetti molesti dalla faccia del pianeta?

Intanto, se decidessimo di abbattere tutti gli elefanti, o di arpionare tutte le balene, beh, la cosa sarebbe possibile, e non richiederebbe neppure tanto tempo. Ma con le zanzare, non contateci. Ci abbiamo provato in mille modi, e tutti i mezzi impiegati sono ritornati come un boomerang contro di noi. Abbiamo prosciugato le zone umide, per impedire loro di riprodursi? Oggi, consapevoli di aver distrutto un bene naturale, e turistico, di primordine, barattandolo con un'agricoltura fallimentare, stiamo meditando di riallagare le zone redente, fatto che costituirebbe solo il parziale rimedio di un danno incommensurabile. Abbiamo irrorato con il DDT prima, e con altri pesticidi in seguito, vasti territori del pianeta, cancellandone la biodiversità, e le zanzare hanno risposto diventando resistenti, mentre gli uomini hanno visto di nuovo profilarsi il rischio della malaria, e in soprappiù del cancro, conseguente ai residui tossici lasciati nell'ambiente dagli interventi chimici.

Dunque, la via maestra sarà quella di imparare a convivere con le zanzare, facendone diminuire le popolazioni, ma senza approntare progetti di eradicazione totale, dannosi dal punto di vista ecologico, quanto inefficaci dal punto di vista tecnico. Oggi, abbiamo delle armi biologiche, innocue per l'ambiente e per l'uomo, che possono limitare, distruggendo le larve, le popolazioni dell'insetto sotto limiti tollerabili. Per cui, se una zanzara ronza di sera nella vostra camera, una e non cento si capisce, ricorrete alla ciabatta, e non lamentatevi: meglio una zanzara fastidiosa che un residuo di sostanza velenosa nella caraffa d'acqua sul vostro tavolo.
di Giorgio Celli

Ecosistema, orto e insetti

Una passeggiata nell’ecosistema orto: gli insetti utili

in Animali|Natura|Orto e giardino
Una passeggiata nell’ecosistema orto: gli insetti utili ultima modifica: 2016-05-10T08:00:03+00:00 da Alessandra Condello
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Progettare e realizzare un orto non è mai semplice. Le variabili da considerare sono molte e sovente si inciampa in ostacoli che rallentano il cammino. Il risultato finale è ciò che salta all’occhio, ma la parte fondamentale è il percorso: conoscere e accudire la terra, scegliere le piante, valutare la loro disposizione, ragionare sulle possibili consociazioni sono solo alcune delle tappe da affrontare. Insomma prendersi cura di un orto è un impresa complessa, soprattutto se si parla di orto biologico, biodinamico o sinergico.
Orto biologico "Tenuta dello Scompiglio" (fonte: http://www.delloscompiglio.org/it/terraeforesta/orto-biologico.html)
Orto biologico “Tenuta dello Scompiglio” (fonte: http://www.delloscompiglio.org/it/terraeforesta/orto-biologico.html)

L’orto offre un’importante occasione di contatto con l’ambiente naturale che ci circonda. Si entra in un universo vario, popolato di piante e animali che, come pezzi di un puzzle, aiutano a comporre il quadro generale. Le erbacce, non più così inutili, ci danno preziose indicazioni sulle caratteristiche del suolo sottostante; i fiori, oltre ad essere belli, ci aiutano nella lotta ai parassiti; gli insetti, non più così fastidiosi, possono essere nostri alleati nella cura dell’orto.

Fonte: "Orto in condotta: si grazie!" Slow Food, 2008 illustrato da Cinzia Ghigliani con testi di Marco Tomatis
Fonte: “Orto in condotta: si grazie!” Slow Food, 2008 illustrato da Cinzia Ghigliani con testi di Marco Tomatis

Mi voglio soffermare proprio sugli insetti, siamo abituati a considerarli animali dannosi all’agricoltura, ma questo è solo un lato della medaglia. In cima alla lista degli insetti utili ci sono gli impollinatori. Essi ci aiutano a fecondare i fiori, da cui si svilupperanno i frutti, generalmente oggetto della nostra attività di coltivazione. Questo gruppo non è costituito solo dalle api mellifere (ape domestica da miele), ma è ben più ampio. Ci sono le api selvatiche, come le osmie, oppure i bombi, che possono effettuare una “vibro-impollinazione” su colture quali pomodoro, peperone e mirtillo, che non possono essere impollinate dall’ape mellifera. Fanno parte di questa categoria i Ditteri Sirfidi, piccole mosche travestite da vespe, le quali, oltre ad essere dei validissimi impollinatori, allo stadio larvale sono anche voraci predatrici di afidi. Per ultime includo le farfalle, sebbene siano una presenza controversa visti i danni causati dai bruchi, da adulte esse sono utili impollinatori per le nostre piante.
insetti impollinatori

Un secondo gruppo di alleati è composto da insetti che predano altri insetti parassiti dell’orto, un esempio sono appunto i Sirfidi di cui ho accennato sopra. Appartengono a questo gruppo le tanto amate coccinelle. Ne sono state descritte circa 6.000 specie, differenti per dimensioni e colore della livrea. Il tipo più conosciuto, la coccinella rossa con puntini neri sul dorso (in numero diverso da specie a specie) è un’efficace predatrice di afidi, sia adulto sia da larva.
coccinella

Una famiglia di insetti predatori di rilevante interesse per la lotta biologica sono le crisope. Esse hanno abitudini notturne e sono discrete volatrici. Le larve (ed in alcune specie anche gli adulti) sono voraci ed attive predatrici di numerosi insetti dannosi come gli afidi e le cimici. Essendo più resistenti di altri insetti alle basse temperature, le crisope sono preziose alleate nel contrastare le infestazioni primaverili di acari.
Crisope

Anche le temute forbicine fanno parte di questo insieme, esse si nutrono di uova e larve di altri insetti e quando capita di trovarli all’interno dei noccioli della frutta (a me è successo!) è perché si nascondono per proteggersi e non per mangiare i frutti.
La lista è lunga e posso solo darvi un assaggio dell’incredibile varietà di insetti che popolano l’orto e ci aiutano lungo il cammino. La prossima volta che andrete nell’orto aguzzate la vista e osservate la vita che si muove intorno a voi. L’orto, se impostato in un certo modo, è un vero e proprio ecosistema su piccola scala.





Una passeggiata nell’ecosistema orto: gli insetti utili ultima modifica: 2016-05-10T08:00:03+00:00 da Alessandra Condello



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Una passeggiata nell’ecosistema orto: gli insetti utili ultima modifica: 2016-05-10T08:00:03+00:00 da Alessandra Condello


Classe 1986, di Torino, ma con radici che si allungano verso il Sud Italia. Si definisce un ibrido: laureata triennale in Scienze e tecniche neuropsicologiche decide di ampliare la sua prospettiva sul mondo e consegue una laurea magistrale in evoluzione del comportamento animale e dell'uomo presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi. Etologa in erba, fa parte di un'associazione che si occupa di educazione ambientale. Ama scorrazzare per boschi insieme alla sua fedele compagna canina Lumi, attenta osservatrice capace di dare preziose dritte. Venera la bicicletta in ogni sua forma e si nutre di musica.

                                           
                                                                                                       
                                   







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