L’uomo potrebbe rappresentare oggi per molte specie animali e vegetali ciò che un asteroide fu per i dinosauri 65 milioni di anni fa: una minaccia di estinzione di massa. La sesta, in ordine di tempo, tra quelle conosciute dalla Terra dalla comparsa della vita pluricellulare. Come ammonimento contro questo rischio, paventato da molti biologi e naturalisti, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a partire dal 2000 ha proclamato il 22 maggio, data in cui fu adottata nel 1992 la Convenzione sulla diversità biologica, Giornata mondiale della biodiversità 
I primi profughi climatici potrebbero essere eschimesi. La scelta dell’Onu quest’anno è caduta sull’ecosistema delle isole, in particolar modo le più piccole, in cui vive circa un decimo della popolazione mondiale. Un habitat considerato tra i più vulnerabili ai mutamenti climatici, basti pensare alla fragilità delle barriere coralline. I pericoli maggiori per questi ecosistemi, secondo gli ultimi rapporti dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), l’organismo delle Nazioni Unite per lo studio del clima, sono rappresentati dall’innalzamento del livello degli oceani, stimato dall’Ipcc tra 0,18 e 0,59 metri entro la fine del secolo, e dalle tempeste sempre più frequenti e violente, che rischiano di creare profughi climatici. I primi potrebbero essere i 400 eschimesi che abitano la piccola isola di Kivalina, di fronte la costa ovest dell’Alaska, che secondo gli esperti potrebbe essere tra le prime a sparire entro il 2025.