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venerdì 9 novembre 2018

Un mondo senza gatti? Sarebbe un inferno!


Un mondo senza gatti? Sarebbe un inferno!


Di Paola Pagliaro martedì 7 febbraio 2012

Un mondo senza gatti sarebbe un inferno e alcuni Paesi della Terra avrebbero addirittura problemi di approvvigionamenti alimentari










Un mondo senza gatti. Inimmaginabile per noi gattofili. Li amiamo troppo per farne a meno. Affetto, compagnia, fusa e fascino sono le caratteristiche che più apprezziamo nei nostri gatti. Ma il gatto è anche e prima di tutto un predatore e rimane un cacciatore. Anche quando veste i panni di placido animale domestico, la cena a casa la porta lui.
Pensiamo che dipenda da noi per cibo, acqua ed un rifugio. In realtà, riesce a sopravvivere benissimo allo stato selvatico ed ha una sua funzione ecologica, a dir poco fondamentale per gli equilibri del Pianeta e per la nostra stessa sopravvivenza. Anche chi non ama i gatti e li ritiene animali noiosi ed inutili (esiste gente simile?), deve arrendersi all'evidenza: un mondo senza gatti sarebbe un inferno ed in alcuni Paesi ci sarebbero addirittura problemi di approvvigionamenti alimentari.
Alan Beck, docente di medicina veterinaria e direttore del Center for the Human-Animal Bond alla Purdue University, ha ipotizzato cosa accadrebbe in un mondo senza gatti. In India le conseguenza sarebbero gravissime, perché i gatti uccidono i roditori che contaminano ed intaccano le riserve di grano, dunque ci sarebbe meno cibo e le malattie infettive si diffonderebbero più rapidamente.
Ma anche nei Paesi occidentali non ce la passeremmo affatto meglio senza i gatti. In Gran Bretagna, ad esempio, i gatti, anche quelli domestici, portano a casa in media 11 prede ogni sei mesi (quelle accertate). Il Regno Unito conta 9 milioni di gatti. Ciò significa che i gatti uccidono quasi 200 milioni di piccoli animali selvatici (uccellini, topi, ratti, lucertole ecc) ogni anno.
Il loro ruolo è dunque essenziale per il contenimento della fauna selvatica e soprattutto di quelle specie devastanti per i raccolti e pericolose per la salute dell'uomo come i ratti. Nelle isole in cui non ci sono gatti, i ratti si riproducono a dismisura e devastano interi ecosistemi, portando alla scomparsa di numerose specie di uccelli selvatici (i ratti mangiano le uova nei nidi).
Se i 220 milioni di gatti presenti nel mondo scomparissero all'improvviso, saremmo sommersi dai ratti e questo avrebbe numerose altre conseguenze sugli ecosistemi, tutte devastanti. Certo, non ci voleva uno studio per capirlo, basta guardare negli occhi il nostro gatto per capire che lui sa di essere importante ed indispensabile. Ecco spiegato perché si sente divino: se il mondo è un po' più simile al paradiso e non ad un enorme focolaio infettivo in parte è merito suo. Capito.

Le varie colonie feline sparse nei centri urbani, sono come delle postazioni a difesa dell'eco-sistema e nell'interesse degli umani, gli umani hanno tutto l'interesse a tutelare i gatti è, un errore suicida maltrattare, allontanare e ancora peggio uccidere i gatti, oltre a ciò è punito dalle leggi, non per nulla ci sono a loro difesa leggi: Regionali, Nazionali e internazionali.



A cura dell' Associazione Liberigatti Animalista Ambientalista

mercoledì 7 novembre 2018

La grande truffa di Telethon

La grande truffa di Telethon




Di Olivier Bonnet - Tuttouno.blogspot.it.
Originale pubblicato su alterinfo.net con il titolo “La grande escroquerie du Téléthon. Le professeur Testard dénonce une mystification”. Traduzione a cura di Giuditta

Sono 20 anni che questa “grande fiera” televisiva continua… Ecco cosa ne pensa un ricercatore, uno specialista in biologia della riproduzione.

È scandaloso. Il Telethon raccoglie annualmente tanti euro quanto il bilancio di funzionamento di tutto l’Inserm. La gente pensa di donare soldi per la cura. Ma la terapia genica non è efficace. Se i donatori sapessero che il loro denaro, prima di tutto è utilizzato per finanziare le pubblicazioni scientifiche, ma anche i brevetti di poche imprese, o per eliminare gli embrioni dai geni deficienti, cambierebbero di parere.
Il professor Marc Peschanski, uno dei architetti di questa terapia genica, ha dichiarato che abbiamo intrapreso una strada sbagliata. Si stanno facendo progressi nella diagnosi, ma non per guarire. Inoltre, anche se progrediamo tecnicamente, noi non comprendiamo molto di più la complessità della vita. Poiché non possiamo guarire le malattie, sarebbe preferibile cercare di scoprirne l’origine, prima che si verifichino. Ciò consentirebbe l’assoluta comprensione dell’uomo, di una certa definizione di uomo”. Da un’intervista con Medicina-Douces.com

Jacques Testard, è direttore della ricerca presso l’Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica (Inserm), specialista in biologia della riproduzione, “padre scientifico” del primo bebè-provetta francese, e autore di numerose pubblicazioni scientifiche che dimostrano il suo impegno per una “scienza contenuta entro i limiti della dignità umana”.
Testard scrive sul suo blog, fra l’altro:
Gli OGM (organismi geneticamente modificati) sono disseminati inutilmente, perché non hanno dimostrato il loro potenziale, e presentano un reale rischio per l’ambiente, la salute e l’economia. Essi non sono che degli avatar dell’agricoltura intensiva che consentono ai produttori di fare fruttificare i brevetti sulla Natura e la Vita.
Al contrario, i test terapeutici sugli esseri umani sono giustificati quando sono l’unica possibilità, anche piccola, per salvare una vita. Ma è assolutamente contraria all’etica scientifica (e medica) far credere a dei successi imminenti di uno o di un altro farmaco. Nonostante i numerosi errori, i fautori della terapia genica (spesso gli stessi fra quelli degli OGM) sostengono che “finiremo per arrivarci”, e hanno creato un tale aspettativa sociale che il “misticismo del gene” si impone ovunque, sino nell’immaginario collettivo.
Il successo costante del Telethon dimostra questo effetto, poiché a forza di ripetute promesse, e grazie alla complicità di personalità mediatiche e scientifiche, questa operazione raccoglie donazioni per un importo vicino al bilancio di funzionamento di qualsiasi ricerca medica in Francia. Questa manna influisce drammaticamente sulla ricerca biologica in quanto la lobby del DNA dispone del quasi monopolio dei mezzi finanziari (finanziamenti pubblici, dell’industria e della beneficenza) e intellettuali (riviste mediche, convenzioni, contratti, man bassa sugli studenti…).
Quindi, la maggior parte delle altre ricerche sono gravemente impoverite – un risultato che sembra sfuggire ai generosi donatori di questa enorme operazione caritativa…


Per completare, ultima citazione estratta dal libro di Testard “La bicicletta, il muro e il cittadino”:

Tecnoscienza e mistificazione: il Telethon
Da due decenni, ogni anno, due giorni di programmazione della televisione pubblica sono esclusivamente riservati ad un’operazione orchestrata, alla quale contribuiscono tutti gli altri mezzi di comunicazione: il Telethon. Col risultato che, delle patologie, certamente drammatiche ma che, per fortuna, interessano relativamente poche persone (due o tre volte inferiore alla sola trisomia 21, per esempio), mobilitano molto di più la popolazione e raccolgono molti più soldi rispetto ad altrettante terribili malattie, un centinaio o un migliaio di volte più frequenti.

Possiamo solo constatare un meritato successo di una efficace attività di lobbying e consigliare a tutte le vittime, di tutte le malattie, di organizzarsi per fare altrettanto.
Ma si dimenticherebbe, per esempio, che:

  • il potenziale caritativo non è illimitato. Quello che ci donano oggi contro la distrofia muscolare, non lo doneranno domani contro la malaria (2 milioni di decessi ogni anno, quasi tutti in Africa);
  • quasi la metà dei fondi raccolti (che sono equivalenti al bilancio annuale di funzionamento di tutta la ricerca medica francese) alimentano innumerevoli laboratori che influenzano fortemente le linee guida. Contribuendo in tal modo alla supremazia finanziaria dell’Associazione francese contro la distrofia muscolare (l’AFM che raccoglie e ridistribuisce a suo piacimento i fondi raccolti), sarebbe anche e soprattutto impedire ai ricercatori (statutari per la maggior parte, e quindi pagati dallo Stato, ma anche laureati e, soprattutto, studenti, sicuramente raccomandati, post-dottorato che vivono sul finanziamento della AFM) di contribuire alla lotta contro altre malattie, e/o di aprire nuove strade;
  • non è sufficiente disporre di mezzi finanziari per guarire tutte le patologie. Lasciar credere a questo strapotere della medicina, come lo fa il Telethon è indurre in errore i pazienti e le loro famiglie;
  • dopo venti anni di promesse, la terapia genica, non sembra essere la buona strategia per curare la maggior parte delle malattie genetiche;
  • quando delle somme così importanti sono raccolte, e portano a tali conseguenze, il loro utilizzo dovrebbe essere deciso da un comitato scientifico e sociale che non sia sottomesso all’organismo che le colletta.

Ma anche, come non domandarsi sul contenuto di una “magica” operazione in cui le persone, illuminate dalla fede scientifica, corrono fino ad esaurimento o fanno nuotare i loro cani nella piscina comunale… per “vincere la miopatia”? Alla fine della tecnoscienza, spuntano gli oracoli e i sacrifici di un tempo che credevamo finito…
In conclusione: Non fate donazioni al Telethon!

Il grande inganno del colesterolo

Il grande inganno del colesterolo




Nel suo ultimo libro (“Colesterolo: menzogne e propaganda”), un cardiologo e ricercatore al CNRS, il dottor Michel de Lorgeril mette un bastone tra le ruote. Secondo lui, far abbassare il colesterolo non serve a niente, buono e cattivo non avrebbe alcun senso e le statine sarebbero addirittura inutili.
In breve secondo lui, il colesterolo permetterebbe soprattutto alle industrie di fare un sacco di soldi...

  1. Colesterolo redditizio per i laboratori

D: Perché il colesterolo è così diffamato?
R: Dr. Michel de Lorgeril:  "Il colesterolo è diventato il nemico numero uno nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, perché fa comodo a tutti. Gli interessi economici in gioco sono enormi, soprattutto dopo l’arrivo delle statine. Le aziende farmaceutiche hanno fatto di gran lunga i loro conti. I farmaci anti colesterolo rappresentano uno dei più grandi affari del mercato mondiale.
Contribuiscono a oltre 1 miliardo di euro nel deficit della previdenza sociale.
Anche le industrie agroalimentari beneficiano di questo, con le loro margarine e yogurt presumibilmente anticolesterolo.
Interessa anche molti medici che così possono praticare una medicina per così dire sistematica"


2. Colesterolo buono e cattivo "di altezza"

D: I termini buono e cattivo, o tasso normale che senso hanno?
R: Dr. Michel de Lorgeril:  "Il concetto di colesterolo 'buono' e 'cattivo' è una panzana.
Pure Walt Disney con la strega cattiva e la fata bella cercano di nascondere le debolezze della teoria del colesterolo. Vi sono studi clinici come Illuminate del 2007, che mostrano come l'aumento del colesterolo buono e l’abbassamento di quello cattivo non proteggono dalle malattie cardiovascolari!
Quanto al tasso normale di colesterolo, si parla sempre di una media. Per i parametri biologici o fisiologici, ci sono le medie e delle differenze. Una persona può avere dei valori medi verso l’alto odei valori medi verso il basso, senza avere per questo un problema di salute.
"

  1. I pericoli del colesterolo sono una credenza?

D: Perché siete contrari alla teoria comunemente accettata sui pericoli del colesterolo?
R: Dr. Michel de Lorgeril: "Secondo questa teoria, il colesterolo è tossico per le arterie.
Rappresenterebbe  la principale causa di infarti, ictus e complicanze cardiovascolari.
Più il colesterolo aumenta e maggiore è il rischio. Viceversa più il suo tasso è basso e più il pericolo diminuisce. Alcuni fautori di questa teoria, raccomandano quindi di abbassare al massimo il colesterolo. Ma queste sono solo delle ipotesi senza validazione scientifica. Sono credenze indotte  dalle industrie farmaceutiche e alimentari. E non hanno una base razionale.
"

  1. Colesterolo e infarto: nessun rapporto?

D: Il colesterolo alto non è sinonimo di malattia cardiovascolare?
R: Dr. Michel de Lorgeril: "L’aumento del colesterolo non è di per sé una causa di problemi cardiovascolari. Esso può per contro essere letto come una alterazione dello stile di vita nei parametri biologici, vera e unica cause della malattie cardiovascolari.
Chiaramente, il colesterolo è un semplice indicatore di rischio.
Numerosi studi vanno in questa direzione.
Dagli anni '70, i dati mostrano che la mortalità cardiaca rimane generalmente la stessa, a prescindere dal livello di colesterolo nel sangue.
Il nostro stile di vita e le nostre condizioni di esistenza, diminuiscono l’aspettativa e speranza di vita, non il colesterolo.
"

  1. Far abbassare il colesterolo non serve a niente

D: Il livello di colesterolo non fornisce alcuna protezione?
R: Dr. Michel de Lorgeril:  "No, far abbassare il tasso di colesterolo non serve a niente.
Tutti gli studi clinici pubblicati dopo il 2005 sono stati negativi sulla questione. Il tasso di colesterolo si può ridurre con la dieta o l'assunzione di farmaci. Ma se contemporaneamente, lo stile di vita non cambia, il rischio rimane lo stesso. Se per esempio una persona continua a fumare, pensando di essere protetto dalla statina, essa andrà verso il disastro"

  1. Statine: nessuna prevenzione

D: Le statine aiutano a proteggere dalle malattie cardiovascolari?
R: Dr. Michel de Lorgeril: "No, non forniscono alcuna protezione. Abbassano il colesterolo ma senza alcun effetto sulla mortalità. Molti studi su questi farmaci restano sospetti a causa del coinvolgimento delle industrie farmaceutiche.
Il programma ALLHAT del 2002, il solo sponsorizzato da istituzioni pubbliche indipendenti, non mostra alcuna protezione malgrado il colesterolo basso.
Tutti gli studi dopo il 2005 non mostrano alcun effetto sulla mortalità, a parte il recente e molto controverso studio Jupiter. Sul rischio di ictus, non c’è nessuna prova o dato scientifico dell’utilità delle statine. Stessa cosa nell’insufficienza cardiaca
"

  1. Gli effetti collaterali delle statine

D: Ci sono rischi per i pazienti che assumono le statine?
R: Dr. Michel de Lorgeril: "Le statine hanno numerosi effetti collaterali. Per le persone attive, sembrano influenzare la qualità della vita causando dolori muscolari e depressione.
A lungo termine, esiste anche un aumentato rischio di cancro, specialmente nelle persone con più di 60 anni. Lo studio PROSPER del 2002 mostra maggior incidenza di cancro e numero di morti per cancro nei pazienti che usavano la pravastatina, rispetto alle persone senza trattamento.
Attenzione però, i pazienti non devono interrompere il trattamento farmacologico senza prima parlarne con il loro medico.
Ma la prescrizione di statine sembra peggiore del sangue infetto in termini di numeri. Ben 7 milioni di francesi prendono questi farmaci inutilmente
. "

  1. Le vere cause delle malattie cardiovascolari

D: Se il colesterolo non c’entra, cosa provoca gli infarti?
R: Dr. Michel de Lorgeril: "L’infarto viene quando c’è un’arteria coronaria completamente bloccata. Nella maggioranza dei casi, la causa è un coagulo di sangue. La formazione del coagulo dipende da tre fattori: l'aggregazione delle piastrine sanguigne, la coagulazione e la fibrinolisi, un meccanismo anti coagulo. Il colesterolo interviene in uno di questi fenomeni.
Quanto alle lesioni aterosclerotiche, esse intasano le arterie in parte, ma mai completamente. Il colesterolo rappresenta al massimo il 10% di queste lesioni. Quindi 10% di una parziale ostruzione, che non è essa stessa responsabile dell’infarto. "

  1. Come proteggere il cuore e le arterie

D: Quali misure dovrebbero essere prese per proteggersi dalle malattie cardiovascolari?
R: Dr. Michel de Lorgeril: "Tutte le malattie cardiovascolari sono malattie legate allo stile di vita. Da qui l'importanza di agire in particolare su tre fattori: fumo, esercizio fisico e dieta.
Chiaramente, non fumare e cercare di respirare aria pulita. Si dovrebbe anche effettuare una adeguata attività fisica.
Per l’alimentazione, la dieta mediterranea ha dimostrato la sua efficacia clinica. In sintesi, una dieta ricca di cereali non raffinati, frutta e legumi freschi, legumi secchi, noci e frutta essiccata, olio d'oliva e erbe aromatiche
.

  1. Perché il mondo medico rimane in silenzio

D: Perché molti medici non condividono i loro dubbi sul colesterolo e statine?
R: Dr. Michel de Lorgeril: "In primo luogo, non hanno accesso ai media. Ma se molti medici non dicono nulla, è anche per paura. Uno dei più grandi epidemiologi mondiali ha appena letto il mio lavoro sullo studio Giove, che riguarda l'uso preventivo delle statine. Ha detto che approva e mi sostiene. Ma si rifiuta di co-firmare il mio articolo. Il motivo: l'università per cui lavora ha contratti con l'industria farmaceutica…
Per quanto riguarda i medici di base, molti non hanno il coraggio di esprimere i loro dubbi a pazienti per paura di essere criticati dal cardiologo dell’ospedale. "

Fonti:

-  Colesterolo, bugie e la propaganda, il dottor Michel de Lorgeril, ed. Thierry Souccar 2008 delorgerilm20071001ent1

- Effetti del Torcetrapib nei pazienti ad alto rischio di eventi coronarici, Barter PJ et al, N Engl J Med 2007 ..

- colesterolo HDL, livelli molto bassi di colesterolo LDL ed eventi cardiovascolari, Barter PJ et al, N Engl J Med, 2007.

- i risultati principali in pazienti ipertesi moderatamente ipercolesterolemici randomizzati a pravastatina vs consueta attenzione: l'ALLHAT-LLT, ALLHAT Collaborative Research Group, JAMA, 2002.

- Rosuvastatina nei pazienti anziani con insufficienza cardiaca sistolica, Kjekhus J et al, N Engl J Med 2007

- Pravastatin in individui anziani a rischio di malattia vascolare (PROSPER): un trial randomizzato controllato, Pastore J et al, Lancet, 2002 ..

- Alte dosi di atorvastatina vs simvastatina a dosaggio standard per la prevenzione secondaria efficace infarto del miocardio. Lo studio IDEAL: uno studio controllato randomizzato, Pedersen TR et al, JAMA, 2005 ..

- è relazione betweens colesterolo e rischio di morte prematura per malattia coronarica continuo e graduale? Accertamenti 356,222 screenees primarie del MRFIT, Stamler J et al, JAMA, 1986 ..

- Dieta mediterranea, tradizionale factoring rischio e il tasso di complicanze cardiovascolari efficace infarto del miocardio - Relazione finale del Lyon Diet Heart Study, De Lorgeril M et al ., Circulation, 1999

Quello che dovresti sapere sulla vivisezione

Quello che dovresti sapere sulla vivisezione



Marcello Pamio

Siamo stati - dicono - sulla Luna, abbiamo inviato sonde su alcuni pianeti del sistema solare e la tecnologia sta facendo letteralmente sognare l’uomo. Nonostante questi indubitabili passi da gigante, c’è una parte della scienza che è rimasta ferma al Medioevo e forse ancor prima: la ricerca in ambito medico.
Nell’epoca dei computer tascabili, ogni anno vengono uccisi milioni di animali per sperimentare farmaci, vaccini e nello sviluppo di apparecchiature! Centinaia di milioni di esseri viventi, tra cui topi, ratti, e cavie, ma anche conigli, cavalli, pecore, uccelli, cani, gatti e primati, vengono per così dire, immolati ogni anno, sull’altare della cosiddetta scienza, il tutto ovviamente per il nostro benessere, almeno questo è quello che ci dicono. Ma è proprio così?
Forse no, visto che, nonostante i 58.000 farmaci, gentilmente messi a disposizione dall’industria farmaceutica, per le 40.000 malattie diverse, continuiamo a morire per patologie cardiovascolari, tumorali e cronico-degenerative.
Per capirne di più, siamo andati ad intervistare il dottor Stefano Cagno, alla presentazione del suo ultimo libro Tutto quello che dovresti sapere sulla vivisezione, organizzata a Padova dalla Lav (Lega anti-vivisezione), con la presenza della d.ssa Maria Concetta Digiacomo.
Cagno è un medico chirurgo specializzato in psichiatria e lavora a Milano come dirigente ospedaliero.

Dottor Cagno, perché un libro simile? Com’è nata l’idea…
L’idea non è stata mia ma di Viviana Ribezzo, l’editrice delle Edizioni Cosmopolis. Un giorno mi propose di scrivere un libro semplice sull’argomento, ma all’inizio, per via dei troppi impegni, declinai. Poi col passare del tempo, mi sembrò una buona idea e alla fine accettai.
La sperimentazione animale - basata su preconcetti - è nata in tempi lontanissimi, dove la maggior parte delle persone non sapevano neanche leggere, ed è sopravvissuta grazie all’ignoranza, cioè alla non conoscenza delle persone. Perché non offrire a tutti uno strumento snello per cominciare ad informarsi correttamente sulla vivisezione?

Quanto è importante la conoscenza del fenomeno?
Se le persone sapessero realmente cosa accade nei laboratori di sperimentazione; se sapessero solo alcune cose, probabilmente sarebbero tutti contrari a tale abominio, e non mi riferiscono solo gli animalisti, ma a tutti quanti, anche a coloro che detestano gli animali.
Se queste persone venissero a sapere che il 92% delle sostanze chimiche che superano brillantemente la sperimentazione sugli animali NON superano poi la sperimentazione umana (obbligatoria per legge), come si comporterebbero?
Questi sono dati FDA (Food and Drug Administration).
Nel 92% dei casi, le sostanze chimiche che risultano ‘sicure’ per gli animali, non diventeranno MAI un farmaco, e questo perché nell’uomo risultano essere tossiche o non funzionano, o entrambe le cose.
Rimane un banale 8%.
Ma il 51% di questo 8%, cioè oltre la metà delle sostanze che superano la sperimentazione animale e anche quella umana, secondo l’Associazione dei medici americani, presentano gravi reazione avverse.
In pratica il 51% dei farmaci che vengono commercializzati inducono pericolosi problemi sanitari. Tradotto in numeri: 100.000 statunitensi muoiono ogni anno per quei farmaci che risultano essere sicuri negli animali!
Questo le persone devono sapere.

Perché parla di preconcetti?
La vivisezione sopravvive oggi grazie ai preconcetti che i mass-media hanno trasmesso nei decenni e nei secoli passati alle persone.
Uno di questi preconcetti è che grazie al “sacrificio” degli animali, si può procedere a scoperte scientifiche che potranno fare il bene della nostra specie. Quindi è giusto e doveroso sacrificare gli animali per il bene dell’uomo!
Questo è un vero e proprio preconcetto: non solo non c’è alcuna dimostrazione scientifica di questa affermazione, ma esistono sempre più studi che affermano il contrario, ossia che dal sacrificio degli animali si ottiene un danno agli animali stessi, e poi un danno all’uomo.

E’ più corretto parlare di vivisezione o sperimentazione animale?
Sperimentazione animale e vivisezione sono due sinonimi.
Paradossalmente molte persone che sperimentano su animali dicono di essere contrari alla vivisezione perché loro “sperimentano su animali”, “non sezionano gli animali da vivi”, quindi questo non li farebbe soffrire.
Ma la sofferenza di un animale non la si provoca solo sezionandolo dal vivo: ci sono mille modi diversi per farlo soffrire. Stare in una gabbia, spesso minuscola, senza relazioni sociali con la stessa specie, con la luce sempre accesa, e già questa una forma di sofferenza.
Altra cosa che dicono i ricercatori è che durante gli esperimenti “gli animali non soffrono perché vengono applicate tutte le precauzioni”...
Questo è molto interessante, perché gli stessi dati ufficiali britannici smentiscono tali affermazioni: nel 70% dei casi non viene dato né anestesia, né analgesia e nella maggioranza del rimanente 30% viene dato solo un antidolorifico.

Dopo quello che ha appena detto, come fanno i vivisettori a studiare sugli animali un farmaco contro il dolore senza farli soffrire?
Per studiare i farmaci antidolorifici, si deve studiare il dolore, e come si fa a studiare il dolore senza indurlo nell’animale?
E’ così ovvio che è perfino banale: se non fanno soffrire un animale, non riescono a valutare se il farmaco funziona oppure no! Per esempio, per studiare le fratture, vengono spezzate le zambe agli animali. Come si fa a dire che non soffrono?
Io faccio lo psichiatria e detto tra noi, psichiatri, psicologi e fisiologi sono le categorie peggiori, quelli che fanno gli esperimenti più perversi.
Uno degli esperimenti classici in psichiatria e psicologia consiste nel prendere un animale, di solito un gatto, e impiantargli elettrodi nella testa e successivamente fargli passare la corrente elettrica.
Possiamo ancora negare che quell’animale soffra?

I vivisettori per studiare gli antidolorifici inducono il dolore negli animali, ma cosa fanno per studiare gli psicofarmaci? Come possono estrapolare dati utili per l’uomo, studiando un farmaco per il disturbo bipolare, schizofrenia o depressione su dei poveri animali?
Gli scienziati odierni hanno la presunzione di estrapolare i dati dagli animali agli esseri umani, o da una specie ad un’altra. Questo è, per usare le parole del grande Pietro Croce, un ‘errore metodologico’.
Io in ambito psichiatrico parlo di doppio errore metodologico, perché non solo non si ha lo stesso substrato biologico, ma con gli animali non condividiamo neppure la stessa modalità di comunicazione. Non siamo in grado di comprendere il linguaggio degli animali, quindi non possiamo capire esattamente cosa vogliono comunicarci quando miagolano, ragliano, ecc.
Come fanno a studiare le patologie psichiatriche negli animali che non parlano?
Vi spiego un trucco da vero prestigiatore che finora ha funzionato bene…
Vengono date agli animali delle sostanze chimiche, per esempio allucinogeni, che fanno cambiare il loro comportamento, e poi si presume che tale cambiamento del comportamento sia indice di una malattia mentale paragonabile a quella umana.
Da sempre ci continuano a dire che i vivisettori utilizzano gli animali perché sono differenti da noi, perché non hanno lo stesso sviluppo cognitivo, ecc.
Ma quando studiano per esempio la depressione, schizofrenia, l’ansia negli animali non gli riconoscono un mondo emotivo? Se questi animali non hanno un mondo emotivo, non vivono emozioni e non soffrono, allora il discorso decade da solo. Viceversa, se ce l’hanno, allora bisogna anche porsi il problema della sofferenza.
Ma non finisce qua, perché la cosa veramente incredibile è che tutti gli psichiatri del mondo per fare una diagnosi usano il DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
In tale manuale c’è scritto che per ogni diagnosi devono essere soddisfatti certi criteri. Alla fine sono riportati i cosiddetti “criteri di esclusione”. Questi criteri escludono la diagnosi quando vengono soddisfatti. Sapete qual è il criterio di esclusione uguale per tutte le patologie psichiatriche? “Bisogna escludere l’assunzione di sostanze psicoattive o malattie internistiche che possono essere responsabili di quei sintomi”.
E’ chiaro? In pratica, i criteri stessi attraverso i quali si creano degli animali psicotici, depressi o ansiosi, in realtà per i clinici, sono esattamente i criteri per escludere quelle stesse malattie!
In parole povere se un essere umano è allucinato perché ha assunto un allucinogeno dico che è drogato e non schizofrenico, se invece ad un animale somministro un allucinogeno dico che è schizofrenico.
Che tipo di rapporto, vicinanza o relazione c’è tra un modello che viene creato utilizzando dei criteri che sono escludenti la stessa condizione nell’uomo?
Questa, visto l’argomento, è follia pura o totale irrazionalità.

Per i farmaci tradizionali c’è la sperimentazione su animali e poi sull’uomo: vale la stessa cosa per gli psicofarmaci?
L’iter della sperimentazione degli psicofarmaci è identica a quella per i farmaci.
Se una casa farmaceutica vuole mettere sul mercato un nuova sostanza chimica, prima la sperimenta negli animali, dopo su persone che hanno un disturbo specifico e su volontari sani, che accettano di diventare “cavie umane” per denaro...

Alla fine la sperimentazione a chi serve?
La sperimentazione su animali serve soprattutto alle industrie farmaceutiche, perché possono cambiare specie animale e cambiando specie, ottengono tutto e il contrario di tutto, quindi selezionando la specie giusta possono sempre ottenere ciò che vogliono.
Possono dimostrare che la diossina è tossica, come nell’uomo, oppure totalmente innocua. Per il porcellino d’india per esempio la diossina è letale come per l’uomo, mentre per il criceto è innocua. Quale animale le case farmaceutiche utilizzeranno per studiare la diossina: il criceto o il porcellino?
Razionalmente e fisiologicamente siamo più vicino ad un porcellino d’India o a un criceto? Quando si hanno dati decisamente opposti, come si fa a stabilire qual é il modello per l’uomo? Si sperimenta sull’uomo che diventa così la vera “cavia” sulla quale otteniamo le informazioni corrette!

Dire NO alla sperimentazione animale ha quindi un valore etico e morale nei confronti del mondo animale, da una parte, e dall’altra salutare per l’essere umano. Ma quali sono le alternative alla vivisezione?
Gli strumenti sono moltissimi, la farmaco-genomica è una.
La farmaco-genomica è quella branca della scienza che associa l’assetto genetico di una persona ad una possibile risposta ad una determinata sostanza.
Se ho un gene di un tipo piuttosto che un altro, con questa tecnica posso capire se potrò avere un vantaggio o uno svantaggio da quella sostanza specifica. Attraverso la farmaco-genomica potrei stabilire a priori chi è allergico o no alla penicillina tanto per fare un banale esempio.

Ringraziamo il dottor Stefano Cagno per la gentile disponibilità, ma soprattutto per la competenza e semplicità con cui ha spiegato queste delicatissime tematiche.
Da questa intervista sorgono alcune domande: l’attuale crescita esponenziale di patologie è forse il prezzo che stiamo pagando per uno stile di vita innaturale? La sofferenza che infliggiamo a miliardi di innocenti esseri, sia tramite assurde abitudini alimentari, sia attraverso la sperimentazione e i prodotti di quest’ultima: i farmaci, ci sta tornando indietro come un boomerang?
Sembra proprio di sì: l’italiano medio in un anno mangia oltre 250 Kg di proteine di animali, tra cui carne, uova, pesce, latte e derivati, e ingolla oltre 30 scatole di medicinali (434 euro all’anno, dati Osmed 2011).
E’ arrivato il momento di prendere coscienza del gravissimo problema, iniziando a comportarsi di conseguenza, e cioè vivendo con coerenza, in maniera naturale e semplice, senza creare inutile sofferenza!

Cavie umane nel Nuovo Millennio


Cavie umane nel Nuovo Millennio



Dal libro: "Cavie umane nel Nuovo Millennio", ed. Medea
Più della metà dei farmaci approvati presentano gravi reazioni avverse non scoperte nelle fasi di sviluppo e ricerca precedenti alla commercializzazione (1).
I soli Stati Uniti registrano più di due milioni di casi di gravi reazioni avverse ogni anno con più di centomila casi di morte (2).
Questi dati non vengono quasi mai diffusi dai media che, di solito, si concentrano esclusivamente sugli scandali del singolo farmaco, che viene ritirato dal mercato, oppure sulla spregiudicatezza delle sperimentazioni nel terzo mondo.
Si tratta di dati che si prestano ad una doppia lettura: da una parte vi è chi sostiene l’abolizione di pratiche altamente insicure e con potenziali devastanti, dall'altra vi sono i sostenitori della ricerca farmacologica, per i quali i danni collaterali sono inevitabili sacrifici sull'altare della scienza.
Quel che conta, però, è che in entrambi i casi stiamo parlando, di farmaci che avevano passato tutti i test di sicurezza previsti dalle legislazioni nazionali e internazionali.
Più di centomila casi di morte nei soli Stati Uniti a causa di quei farmaci considerati abbastanza sicuri da essere commercializzati.
Ebbene: si consideri che nel mio lavoro vengo a contatto molto spesso con farmaci così devastanti da non ricevere neanche l’autorizzazione al commercio.
E scordatevi la sperimentazione animale come metodica di valutazione della sicurezza di un nuovo farmaco: non funziona e, in seguito, capirete il perché.
Le vere cavie sono uomini e donne talmente disperati da prestarsi alle sperimentazioni.
Questi uomini e donne si affidano a me, o a persone come me, per essere sottoposti a esperimento.
In alcuni casi si tratta di persone sane che, in cambio di soldi, assumono, le nuove molecole sviluppate in laboratorio affinché ne sia valutata l’efficacia o la pericolosità; in altri casi si tratta di persone già malate che si offrono gratuitamente per alimentare una speranza.
Dopo una prima fase di prove su animali, che non fornisce dati utili ma che è necessaria esclusivamente ad ottenere le autorizzazioni per procedere alle sperimentazioni successive, iniziano, per un obbligo di legge, le sperimentazioni umane.
Il vero scandalo non sono i morti da farmaci in commercio che, rispetto a qualche decennio fa, sono molto minori. Non sono i farmaci che vengono ritirati dal mercato perché più dannosi che benefici. Non sono i singoli casi di reazioni allergiche.
Il vero scandalo sono le sperimentazioni prima della messa in commercio.
Il vero scandalo sono le prove su uomini e donne di molecole nuove di cui non si sa praticamente nulla; sono le false speranze che si danno ai malati che si offrono come cavia; sono gli uomini tranquillizzati da inutili dati su animali.
E sono le leggi che permettono tutto questo. Le legislazioni che regolamentano la sperimentazione sull'uomo sono sostanzialmente simili per l’Unione Europea, da cui derivano poi le singole leggi nazionali, e per gli Stati Uniti. In Svizzera, patria di molte multinazionali del farmaco, la legge attuale sostanzialmente trascura la tutela delle cavie umane, tanto che è al vaglio un nuovo progetto di legge sulla ricerca sull’essere umano.
(…)
Le Investigator's Brochure
Al cambio attuale si parla di circa 700 euro = 1043 dollari = 1200 franchi svizzeri.
Tanto vale la vita di una cavia umana.
Un cane beagle (razza canina utilizzata nei laboratori) costa circa 300 euro.
Ormai ogni volta che mi arriva in mano una nuova Investigator's Brochure mi vengono i sudori freddi.
Le Investigator's Brochure sono tra le cose più segrete che possano esistere.
Sono dei dossier delle industrie del farmaco che raccolgono TUTTE le informazioni su una nuova molecola non ancora in commercio, le proprietà chimico-fisiche e farmaceutiche, gli studi eseguiti con i primi metodi di screening in vitro, i risultati delle sperimentazioni sugli animali, i risultati delle sperimentazioni sull'uomo, gli effetti collaterali, la validità presunta o verificata del trattamento terapeutico, ecc.
Allegato alla Investigator's Brochure c'è un contratto della stessa società che garantisce la copertura economica della sperimentazione sull'uomo.
In altre parole, la società che paga il tutto, nella Investigator's Brochure, è definita "Sponsor".
Ad esempio, un contratto tipico di una importante società che chiede di trovare e sperimentare su almeno 400-450 cavie già malate che si offrono gratis, offre in cambio circa 300 mila euro divisi tra versamenti subito, dopo l’arruolamento di un determinato numero di cavie e alla fine dello studio.
Quindi, in totale, più di 650 euro a cavia.
Le Investigator's Brochure variano nel tempo all’aumentare delle informazioni.
Ad esempio una Brochure Versione 1 di una nuova molecola in prova è una documentazione di vari risultati, ottenuti principalmente su animali, e con nessuna informazione per l’uorno. Quindi è la più pericolosa perché qui le cavie umane dovranno testare una molecola di cui praticamente non si sa nulla rispetto alle reazione dell'organismo umano. E’ il massimo rischio possibile.
(…)
La prima Brochure di cui vi svelo il contenuto è una Versione 1, cioè una di quelle che ci arrivano per testate per la prima volta su un uomo una molecola nuova.
Sono poche pagine in quanto non esistono risultati validi da considerate.
Le prove su animali indicano che esistono reazioni avverse leggere e/o moderatamente gravi sia nei ratti che nelle scimmie soprattutto nei polmoni e nel fegato.
Già a pagina 2 dell'introduzione viene però specificato il nostro compito: cercare la Maximum Tolerate Dose (MTD), la dose massima tollerata (3).
In parole comprensibili anche ai non addetti ai lavori, quello che dovremo fare è:
1) trovare e convincere cavie umane a testare su di sé sostanze di cui non si sa praticamente nulla;
2) iniziare a sperimentare su di loro, aumentando la dose finché non si trova quella che uccide o fa rischiare la vita.
Prima ancora di addentrarci in studi specifici, dobbiamo capire fino a quanto possiamo "spingere" con le dosi, fino a quanto possiamo infierire. E per farlo non c 'è altro, modo se non quello di aumentare le dosi fino ad arrivare al punto in cui si manifestano significativi o devastanti effetti collaterali utili per le nostre annotazioni statistiche.
Informazioni: nessuna.
Rischio: massimo.
Attenzione, il rischio non è massimo solo perché non esistono informazioni utili; il rischio è massimo perché, andando quasi alla cieca, dobbiamo continuamente aumentare le dosi dell’esperimento fino a trovare la massima dose tollerata.
Se un primo esperimento non dà grossi effetti né positivi né negativi, dobbiamo rifarlo aumentando le dosi e cercare di "trovare" il limite.
Note
1)      Moore T.J., Psaty B.M. & Furberg C.D. Time to act on drug safety. JAMA, 279: 1571-1573, 1998.
2)      Lazarou J, Pomeranz B.H., Corey PN. Incidence of adverse drug reactions in hospitalized patients. A meta-analysis ofprospective studies. JAMA, 279:1200-1205, 1998.
3)      The anticipated first-in-patient study will be a ... parallel-arm escalation study designed to access safety and tolerability, and to determine wheter the maximum tolerated dose (MTD) of... is reached ...

L’Uomo-Re e i maltrattamenti agli animali

L’Uomo-Re e i maltrattamenti agli animali
a cura di Marianna

IERI
Nel 1910 a Costantinopoli, (l’odierna Istanbul), migliaia di cani randagi si aggiravano per la città completamente abbandonati a se stessi .Erano animali socievoli e buoni, ma la polizia in ragione dell’ORDINE , decise di liberarsene. Non furono uccisi, però… ma accalappiati brutalmente da squadroni di poliziotti curdi, che dopo averli ammassati in gabbie e traghettati  a bordo di chiatte  su un isolotto deserto, (l’isola di Oxia nel mare di Marmora), vennero completamente abbandonati  al sole, senza acqua né cibo. L‘isola divenne famosa per il suo fetore percepibile da lontano. Migliaia di  cani e uccelli si disputavano ferocemente le carcasse degli animali morti.
Lo scrittore G. Goursat, detto Sem, visse quei fatti di persona e ne ha lasciato testimonianza nei suoi scritti.  (1)


OGGI
Marzo 2002 - A Sofia (Bulgaria) il sindaco della città approfitta della visita  imminente del Papa, per promuovere una maxi operazione di «PULIZIA» della città e risolvere così il problema randagismo.
Viene emanata un’ordinanza che prevede: otto squadre di accalappiacani per catturare tutti gli animali randagi. Deportazione degli animali in una località chiamata Lozanetz, un vero e proprio lager; soppressione degli animali ogni giovedì con una iniezione d’aria nel cuore. Dei 60.000 animali in pericolo, tra cani e gatti, non si sa quanti abbiano subito quella triste sorte.(2)


Gennaio 2004 - In Grecia, «culla della civiltà», le autorità governative in vista dell’Olimpiadi 2004, per affrontare il problema randagismo, (piaga nazionale da tanti anni), e fare ORDINE e dare quindi un’immagine più decorosa delle città, non ha saputo fare di meglio che catturare e stipare i cani  randagi in rifugi lager (come sopra), con acqua, cibo, assistenza medica insufficienti. Sono state trasmesse dalla tv greca ERT3 immagini di cannibalismo e di cani con terribili ferite ricoperte di vermi. Per gli animali  che non hanno trovato posto nei canili, ci hanno pensato i numerosi bocconi avvelenati o pieni di  vetri rotti sparsi  ovunque ( dai soliti ignoti naturalmente), in maniera così massiccia da rappresentare un pericolo anche per i cani con padrone e per i bambini, come testimoniano le diverse proteste di privati. Carcasse di cani morti vengono continuamente raccolte dai netturbini assieme all’immondizie. Altri più fortunati… hanno trovato, probabilmente, la strada verso istituti di sperimentazione, o si sono trovati un cappio intorno al collo e sono andati direttamente al Creatore. E’ certo, comunque che sono spariti ben 3000 cani nel solo mese di Agosto 2003 e nessuno è stato in grado di fornire spiegazioni. (3)              

Luglio2004 – Australia. Il governo ha deciso l’abbattimento dei canguri soprattutto nella zona della diga di Googong Dam nei pressi della città di Camberra dove si sta vivendo un difficile problema di convivenza con questi animali. In ragione della SICUREZZA comune , per l’ennesima volta si è deciso di ricominciare a sparare a canguri e cangurini.(4)
Ordine, pulizia, sicurezza comune, i grandi virtuosi pretesti per nascondere ignobili misfatti.
A distanza di quasi un secolo è evidente che l’uomo non ha ancora imparato a vivere serenamente con l’animale e con il mondo intero, nonostante la tanto acclamata emancipazione culturale il rapporto uomo-animale è sempre più fragile e tormentato. L’essere umano si comporta come un disadattato, avvalendosi di metodi tecnologicamente avanzati, (come specifici veleni, fucili sofisticati agli infrarossi ecc. ecc.), crede di risolvere tutti i problemi con lo sterminio, ma puntualmente questi problemi si ripresentano, sempre e più preoccupanti di prima, a dimostrazione che non sono metodi così validi e forse c’è un altro modo di rapportarsi con gli animali e con il mondo intero.

Chissà se  l’uomo disadattato ha letto questa storia ?
Il famoso mito di Orfeo, cantore e profeta dell’antica Grecia, (che con la sola melodia della sua lira e del suo canto, muoveva  pietre e alberi, affascinava e ammansiva gli animali selvatici), sarà considerato cosa da psicolabili, eppure è rimasto nel cuore dei greci per tanto e tanto tempo, non abbastanza (a quanto pare), da raggiungere i greci di oggi!! Influenzò, però,sicuramente Plutarco (filosofo greco), che con le sue delicate parole: «E’ una cosa barbara vendere i vecchi cavalli, quando non sono più utili. Significa non avere riconoscenza per i servizi resi. L’uomo veramente buono deve tenere con sé i cavalli ed i cani anziani  anche se non sono più utili»(5), non riuscì, purtroppo, ad insegnare nulla non solo ai greci ma ai tanti uomini di oggi (troppi), responsabili di infiniti abusi e maltrattamenti agli animali.
Anche Aristotele, forse subì il fascino di Orfeo, e pensò di attribuire l’anima vegetativa o nutritiva alle piante, l’anima sensitiva agli animali e quella razionale agli uomini.

Tutte superstizioni, sostenne più tardi F. Bacon (politico e filosofo del cinquecento), che insegnò che la vera dignità umana era la conoscenza tecnica, concepita come strumento per raggiungere il dominio sulla natura al servizio dell’uomo il «regnum hominis», e rifiutò l’anima alle piante; e poi Cartesio (gesuita anche lui del cinquecento), che con la sua illuminata filosofia, dichiarò che l’animale era una macchina e la privò così dell’anima sensitiva. L’uomo intanto che si concedeva il lusso di discutere a chi togliere l’anima e a chi no, non si accorgeva che stava perdendo la sua!!!
Ma nessun problema! Ci pensarono alcune caste religiose, impegnate da sempre alla salvezza dell’animo umano. Esse con i loro dogmi teologici, (spacciati per la parola di Dio), insegnarono all’uomo che essendo creato a immagine e somiglianza di Dio, solo lui possedeva un’anima, il suo posto era al centro dell’universo, era il re indiscusso degli animali, piante e minerali; questi erano stati affidati a lui affinché li potesse usare, e quindi poteva fare qualsiasi cosa a una condizione però, tutto doveva avvenire per il «bene comune». L’uomo-re, iniziò a regnare, ma osservando i suoi maestri, capii in fretta che dietro al «bene comune» si celava un gioco interessante quello del «bene personale» e quindi non si lasciò sfuggire le occasioni di sfruttare le debolezze altrui per accumulare ricchezze e prestigio. Con gli animali poi, fu semplice, egli capii che bastava negare loro qualsiasi dignità, per poterli sfruttare e garantirsi ingenti profitti. Così li poté oltraggiare nei più svariati modi, eseguendo su di loro esperimenti crudeli, allevandoli in gabbie o recinti inauditi, uccidendoli o  provocandone  la morte  dopo lunghe sofferenze per gioco per divertimento, con la scusa del «bene comune» e di antiche tradizioni. Legittimò in seguito, laboratori di sperimentazione su animali, allevamenti intensivi, la caccia per il solo gusto di uccidere, le corride, i palii, e tantissime altre feste e riti religiosi e non, dove è previsto l’uso di animali, la loro uccisione e con metodi barbari.

Ma non tutti erano d’accordo con l’uomo-re, alcune persone incominciarono a ragionare, capirono che tanta ferocia nei confronti degli animali era, ingiusta, inutile e pericolosa per il futuro dell’uomo stesso. E così un filosofo-tedesco di nome Schopenhauer si fece portavoce e disse all’uomo-re: «Errore, che manifesta le sue conseguenze micidiali ogni giorno, è il fatto che il cristianesimo, contrariamente alla natura, ha staccato l’essere umano dal mondo degli animali, al quale esso appartiene dando valore esclusivamente all’uomo e considerando gli animali addirittura come cose…»(6). E volle chiamare il suo cane «uomo».
Ma l’uomo-re con l’aiuto di alcuni scienziati suoi amici, disse che l’animale non poteva essere uguale all’uomo e per chi tentasse di attribuire qualche aspetto umano alle bestie sarebbe stato accusato di antropomorfismo e cacciato dal regno (dei profitti).
E le ingiustizie continuarono. Continuarono a tal punto che un uomo di nome Giuseppe Garibaldi, nonostante tutto quello che aveva da fare, nel 1871, (assieme ad Anna Winter e Timoteo Riboli), sentì la necessità di fondare la prima società a tutela degli animali. Venne chiamata «Società protettrice degli Animali contro i mali trattamenti che subiscono dai guardiani e dai conducenti». Questo nome è chiaramente indicativo della mentalità di allora, (non molto diversa da oggi), dove l’animale subiva maltrattamenti proprio da coloro che dovevano custodirli e proteggerli.(7) E ne seguirono altre di società, e poi altre ancora. Molte persone non si lasciarono intimorire o affascinare dalle coltissime finzioni dell’uomo-re e dei suoi amici.

Ma constatarono di persona, vivendo sempre più a stretto contatto con gli animali che avevano ragioni i tanti discepoli di Schopenhauer come il filosofo Martinetti. Egli infatti, alla luce anche delle sempre più frequenti scoperte in campo etologico, spiegò all’uomo-re, che l’animale era un essere con una psiche, e non una semplice psiche ferma alla sfera sensitiva e percettiva, ma strutturata intorno a una spontanea intelligenza, dove anche la «vita istintiva presente è  la creazione dell’intelligenza. Sono gli atti intelligenti di individui vissuti in altre età geologiche, che hanno creato gli istinti: anche là hanno dovuto sorgere di tanto in tanto individui più intelligenti, le cui abitudini sono state imitate e trasmesse, indi perfezionate a lunghi intervalli da nuovi atti di intelligenza; quindi tutta la saggezza dell’istinto è stata anch’essa intelligenza viva e creatrice» (8) In definitiva l’animale è un essere intelligente, in continua evoluzione, che differisce solo nel  grado evolutivo, ma non di natura dall’uomo. Quindi è capace di provare gioia, di soffrire quando viene maltrattato, ferito, perseguitato a morte, o allontanato dai suoi cuccioli, quando gli viene privato il diritto di vivere secondo natura, è capace anche di moralità, di affetto e di riconoscenza.
Tanti studiosi, scienziati, ricercatori, artisti, letterati con i loro lavori, i loro dibattiti e le loro scoperte testimoniarono che all’orizzonte ormai si profilava una coscienza democratica fondata su un nuovo principio di uguaglianza che ci accomuna agli animali almeno nella capacità di soffrire.
E così, a Parigi il 15/11/1978, l’Unesco proclamò solennemente il documento: «La Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali» costituito di 14 articoli, mirata al rispetto della specie animale in quanto lo si riconosce in grado di provare sofferenza fisica e psichica come gli esseri umani. (Mi domando se sarà così indispensabile essere simili all’uomo per meritare rispetto?)

Furono poi, fatte delle leggi per rispettare questi diritti.
Ma l’uomo-re con l’aiuto sempre dei suoi illustri amici, per salvaguardare il suo regno dei profitti, minacciato da questo nuovo e strano idillio, pensò di giocare la carta della paura. Con la medicina ufficiale cominciò a spargere il panico nei confronti di animali come fonte di malattia, di allergie, di epidemie, trasformò i cani in veri killers (che scoprì essere molto remunerativo), capaci di uccidere gli stessi padroni. Il nostro linguaggio si riempì di espressioni con senso sempre più volgare e dispregiativo verso di loro come: vita da cani, mi guarda in cagnesco, accanirsi, ignorante come un asino, sciacallaggio, animalesco, quella vacca di... e tanti altri di uso comunissimo e in diverse nazioni.
Si scatenarono così vere e proprie fobie nei confronti di cani, serpenti, uccelli e tanti altri.
Un giorno, uno scienziato di nome Rupert Sheldrake, dopo anni e anni di studi, decise di scrivere un libro «I poteri straordinari degli Animali» e lo donò all’uomo-re. In questo libro egli spiegò ampiamente ed esaurientemente che gli animali sono in realtà dei veri alleati dell’essere umano, e che alcuni di loro possiedono indiscutibili poteri telepatici (Telepatia dal greco tele, lontano, patheia, sensazione emozione). Raccontò infatti, che con l’aiuto di telecamere sincronizzate e direzionate sui padroni e animali e attentamente seguite da una commissione scientifica, si svolsero gli esperimenti che hanno dimostrato che alcuni cani avvertivano il rientro a casa del padrone non per abitudine di orario, o grazie al loro fiuto o udito straordinario ma, perché erano in grado di captare il segnale che inconsciamente i loro padroni mandavano nel momento in cui formulavano mentalmente l’intenzione di rientrare a casa. Questo a sostegno della tesi che i membri di un gruppo anche se di specie diversa, sono in grado di rimanere uniti tessendo una sorta di filo tra loro, (chiamato campo morfico). Questo permetterà loro di rimanere in contatto telepatico anche quando ci sono problemi di lontananza sia in termini di tempo che di spazio. Non tutti gli animali sono dotati di questi poteri, ma molto dipende da come l’uomo riesce a relazionarsi con l’animale.

Furono raccontate all’uomo-re, ancora tante altre storie di animali, preziosi alleati dell’uomo. Come quella di due cani di una signora epilettica, che quando avvertivano in anticipo la crisi, si avvicinavano alla padrona e, appena l’attacco si scatenava cercavano di aiutarla, e non solo, uno di loro tentava di mettersi fra lei e il pavimento prima che cadesse a terra.
Oppure la storia di Heinz Peteri che durante la guerra, notò che i colombi quando volavano via all’improvviso non più di mezzora dopo arrivavano i bombardieri. Così pensò di utilizzare la sua scoperta per avvertire i compagni  e superiori delle imminenti incursioni. E ancore tante altre storie come cavalli che trovano la strada di casa a chilometri di distanza, gatti che corrono vicino al telefono quando chiamano i loro padroni, ratti, cani, colombi, fagiani che avvertono in anticipo l’arrivo di un terremoto o l’imminenza di altri pericoli.
Sopraggiunsero poi gli studiosi dell’Università di Lipsia, Germania, che dimostrarono all’uomo-re, che il cane, il migliore amico dell’uomo, ha una capacità di comprendere simile a quella di un bambino di tre anni, infatti dagli studi è emerso che i cani riescono a riconoscere fino a 200 termini associati a degli oggetti e ad interpretare 40 parole in modo corretto. Gli studi stanno proseguendo nell’intento di far comprendere al cane il senso di intere frasi, cioè la biologia del linguaggio, prerogativa fin’ora soltanto dell’essere umano. (9)

Tante persone poterono così prendere coscienza del sorprendente mondo degli animali, dove c’è ancora tanto da imparare. 
L’uomo-re,  perdeva sempre più alleati, e preoccupato (per il suo regno dei profitti) chiese a coloro che si spacciano per detentori delle verità assolute, cosa fare.
L’unica alleata d’ora in poi sarà l’insensibilità! Basterà trasformare tutto in una mega azienda, dove l’uomo intrappolato a far quadrare i conti, non si accorgerà di trasformarsi lui stesso in un’azienda culturale dove i valori saranno dettati dalle leggi di mercato. Così iniziò l’opera delirante di trasformazione  dove l’essere umano diventò un automa, l’animale una merce e la natura un magazzino inesauribile dove prelevare materie prime e lasciare al loro posto immondizie. Aprendo la porta all’autodistruzione. Ma no, che autodistruzione! Pericolo di estinzione di animali, di piante? Solo allarmismo! Ci pensa la madre-scienza, ha scoperto i segreti della natura «i codici genetici», e con le miracolose tecniche genetiche sembra che dopo sia anche migliore di prima!!!
E allora i suoi fedeli pensarono: perché porsi dei limiti? All’odore del denaro e del potere, il popolo degli insensibili divenne sempre più avido e disadattato. Troppi animali continuarono a soffrire, a essere torturati per esperimenti inutili e a morire dopo lunghe agonie. Molti animali scomparvero per sempre dalla terra. Si compravano animali al negozio e poi si buttavano nell’immondizia. Animale «usa e getta». Questo, però, sollevò l’ira dei sensibili che protestarono e protestarono contro questo scempio, cercando di fermare gli insensibili. Il regno dei profitti fu in pericolo e l’uomo-re, per riprendere il Controllo della situazione e placare gli animi di costoro, decise di appellarsi al settimo comandamento che esige il rispetto dell’integrità della creazione. Gli animali come le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura … si possono amare gli animali, ma non si devono fare oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone…le sperimentazioni mediche scientifiche sugli animali, se rimangono entro limiti ragionevoli, sono pratiche moralmente accettabili, perché contribuiscono a curare o salvare vite umane… Il dominio accordato dal Creatore all’uomo sulle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo, non può essere disgiunto del rispetto degli obblighi morali….Gli animali sono affidati all’uomo, il quale deve essere benevolo verso di essi. Possono servire alla giusta soddisfazione dei suoi bisogni…. Possono essere addomesticati perché aiutino l’uomo nei suoi lavori, e anche a ricrearsi negli svaghi. (10)

E revisionò alcune leggi inasprendo le pene per chi  gli avesse disobbedito:
- in Italia (con la  neo approvata legge sui maltrattamenti degli animali N.727) per  la prima volta  fissò la previsione della reclusione da tre mesi a un anno per test senza anestesia se non autorizzata dalla legge speciale sulle sperimentazioni. Infatti fino a oggi si potevano eseguire esperimenti senza anestesia, mentre da oggi lo si potrà fare solo previa autorizzazione dell’uomo-re (che ne determinerà i limiti ragionevoli naturalmente).
- in Svizzera (dalla Revisione della legge sulla protezione degli animali Berna  2002) si impose che:

Art. 18-1) All’animale si possono infliggere dolori, sofferenze o lesioni soltanto nella misura in cui ciò è inevitabile per lo scopo che si vuole raggiungere. 2) Esperimenti su animali più evoluti si possono eseguire soltanto se lo scopo non può essere raggiunto su animali meno evoluti.
Art.19-1) La mattazione di mammiferi e possibile soltanto se sono stati storditi prima del dissanguamento 4) La mattazione di mammiferi senza stordimento prima del dissanguamento è permessa soltanto con un’autorizzazione dell’autorità competente, in mattatoi autorizzati, titolari di una autorizzazione ai sensi dell’Art. 15 della legge federale del 9/10/1992 sulle derrate alimentari e gli oggetti d’uso, per soddisfare i bisogni di comunità religiose, a cui norme imperative prescrivano la mattazione senza previo stordimento o proibiscono il consumo della carne di animali che prima del dissanguamento sono stati storditi.
Art.25) Maltrattamenti animali: E’ punito con la detenzione o la multa chiunque intenzionalmente- b) uccide animali con crudeltà o in modo perverso. C) lede la dignità dell’animale in particolare…3e4) degradandolo o strumentalizzandolo in misura elevata.
E inoltre  si impegnò affinché si organizzassero  programmi didattici per insegnare alle future generazioni il rispetto degli animali e fare intendere loro che tutto è stato creato a uso e consumo dell’uomo-re, e non di tutti!
Solo lui,  per il «bene comune» (naturalmente) ha il diritto di decidere:
- quale animale sia in grado di soffrire e quale no;
- quale animale può soffrire, quanto ( secondo i «limiti ragionevoli» naturalmente), come e  dove;
- quale animale deve morire, quando, come, e dove, (nel pieno rispetto degli «obblighi morali» naturalmente);
- chi è utile o inutile.

Ma le giovani generazioni sono molto intelligenti e sentono tutto ciò che odora di ipocrisia e di raggiro. Grazie alla sensibilità, potranno imparare che l’’uomo con la terribile esperienza di Auschwitz sa cosa vuol dire essere trattato come animale, sfruttato come animale, ucciso come un’animale, e ha potuto comprendere che «l’animalità è una condizione e non un fatto di natura, e che la stessa umanità è una condizione, e non può mai essere garantita». Ciò li dirigerà verso una nuova comprensione etica nella cura degli animali, una nuova moralità dove si è coscienti che la sopravvivenza della nostra specie è strettamente collegata a quella delle altre.
«Ognuno è legato a tutti gli altri»
Comprenderanno che non è naturale per l’essere umano essere al centro dell’universo ma accanto a tutte le altre creature, imparerà ad osservare gli animale almeno quanto loro osservano l’uomo, e riceveranno così delle preziose lezioni di vita. Per es. dal cane potranno imparare la fedeltà, la lealtà, ormai dimenticate; dal gatto la discrezione e il rispetto dello spazio e dei ritmi altrui, ormai perduti in un mondo dove si insegna a mettere in piazza ogni più intimo sentimento, il cavallo la solidarietà, il cucciolo la tenerezza e tante altre. Tutti gli animali hanno una loro potenzialità didattica nei confronti dell’uomo.(11)
L’uomo-re disadattato sarà sempre più solo
In un mondo dove tutto appare precario, basti pensare all’inquinamento, alla siccità, alle guerre, ecc., la nostra alleanza con gli animali appare come una  luce all’orizzonte.

Note:
(1)      “Le lacrime di Ulisse”  di R. Grenier
(2)      Osservatorio dei Balcani
(3)               www.canadianvoiceforanimals.org
(4)               www.ansa.it
(5)               “Nell’Arca di Noè” Mons. M. Chianciani
(6)               www.christianismus.it
(7)               “I diritti degli Animali di F.Tavano
(8)               www.italica.it filosofia contemporanea
(9)               www.prontofido.
(10)            Il profeta –catechismo cattolico 1993 roma pag.588-597
“Educare con gli Animali” di R. Mantegazza



venerdì 2 novembre 2018

Il clima come arma

Il clima come arma: ecco il piano della Cia

L'Agenzia di Langley ha deciso di finanziare la ricerca di un metodo per controllare i mutamenti climatici. Lo utilizzerà per tutti o contro qualcuno?

– Credits: Ansa/Luca Zennaro

Michele Zurleni

 - 
La notizia è uscita di soppiatto sul sito web della National Academy of Science: l'Intelligence americana è interessata a un progetto per controllare le condizioni ambientali del pianeta e governare i cambiamenti climatici. Quale Intelligence, hanno chiesto a un portavoce della Nas. "Beh..la Cia, ovviamente." è stata la sua risposta. In effetti, chi altri poteva essere interessato? Gli amanti delle teorie del complotto saranno felici dell'informazione, ma in attesa che queste nascano anche su questa ricerca, per ora rimaniamo nel campo della cronaca. 
 
Il progetto durerà 21 mesi e dovrà determinare se attraverso la geoingegneria sia possibile fermare il riscaldamento della terra. Il costo dello studio è relativamente modesto (630.000 dollari) e oltre alla Cia e alla National Academy of Science verrà finanziato anche dalla Nasa e dalla National Oceanic and Atmospheric Administration, l'agenzia federale che si occupa dell'ambiente sul territorio degli Stati Uniti. 
L'interesse della Cia in ricerche scientifiche simili non è nuovo. L'anno scorso però il Congresso aveva deciso di tagliare le voci del bilancio dell'agenzia relative a questi studi perché - si chiedevano i parlamentari di Capitol Hill - cosa c'entra Langley con l'innalzamento della temperatura del globo? In realtà, per l'Intelligence avere quel tipo di informazioni è basilare. Gli equilibri di potere tra le nazioni nel prossimo futuro sarà giocato anche su questo terreno e gli Stati Uniti non vogliono rimanere indietro. Anzi.
Così, la ricerca dovrà studiare quali sono sulla carta i metodi migliori per intervenire sui mutamenti climatici, quali i possibili risultati e quali i rischi. Si parla già di arrivare a immettere miliardi di particelle nelle stratosfera per respingere una parte della luce del sole e determinare così un abbassamento della temperatura del globo. Lo studio dovrà anche vagliare quale possa essere il sistema migliore per rimuovere parte dell'anidride carbonica che si trova nell'atmosfera. 
Fantascienza? Pare proprio di no. E il paese che possiederà questa tecnologia potrà utilizzarla per il bene comune, ma soprattutto sarà in grado di condizionare le scelte delle altre nazioni. Avere in mano lo strumento per governare i cambiamenti climatici - se non addirittura determinarli - è una grande risorsa per chi lo possiede. E un'arma formidabile.
D'altra parte non è certo la prima volta che vengono messi in piedi progetti per usare il clima e la natura come arma contro i nemici. Durante la Guerra del Vietnam, per esempio, l'Air Force studiò un sistema per creare nuvole e massicce ondate di pioggia sopra il sentiero di Ho Chi Min e renderlo così impraticabile al passaggio dei guerriglieri vietnamiti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Usa fecero degli esperimenti per determinare uno Tzunaminell'Oceano Pacifico per colpire le coste del Giappone. La guerra climatica era poi all'ordine del giorno durante la Cold War con l'Unione Sovietica. La gara produsse esperimenti che contemplavano esplosioni di ordigni nucleari nella ionosfera, il cui "controllo" è fondamentale sulla possibilità di intervenire sulla trasmissione dei segnali radiomagnetici. 
A questo proposito, c'è da ricordare che da tempo, il Pentagono finanzia il progetto Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program) che si occupa ufficialmente di ricerca scientifica sull'atmosfera e sulla ionosfera e di comunicazioni radio per l'uso militare. Molti hanno dei dubbi sulla reale natura dell'operazione e i fautori della Teoria del Complotto sono arrivati a dire che si tratta di un progetto per la costruzione di un'arma elettromagnetica in grado di cambiare il clima terrestre.
La cosa per certi versi straordinaria e se che così fosse, per alcuni, non sarebbe una novità. Secondo uno scienziato militare americano, Thomas Bearden, i sovietici prima e i russi poi avrebbero già prodotto delle armi elettromagnetiche che provocano onde longitudinali. Gli impulsi di tali onde possono essere diretti con particolari interferometri e se fatti divergere portano a un surriscaldamento della superficie colpita, e a un raffreddamento se fatti convergere. Sono in grado quindi di creare campi caldi di bassa pressione in un punto o freddi, di alta pressione in un altro. Secondo Bearden, quest'arma russa sarebbe quindi già in grado di "governare" il clima, quello degli Usa, ovviamente 
C'è poi un altro motivo per cui la Cia avrebbe deciso finanziare il progetto della Nas. Per evitare pericolose fughe di cervelli e di scienziati. Per controllare il lavoro di chi è esperto in materia e impedire che magari finisca nel mirino (o nelle fila) di competitori, avversari o nemici degli Stati Uniti.
Teorie del complotto, fantascienza? Per molti, tutto questo è realtà. Da tempo.