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venerdì 30 giugno 2017

Ci sono tanti modi per aiutare gli animali.


AIUTATECI AD AIUTARLI



Chi non opera sul campo non può sapere quanto lavoro c'è da fare, quante ritorsioni contro le associazioni che cercano nei fatti di difendere gli animali: da amministrazioni retrive, individui malvagi, ignoranza, persone e attività che hanno interessi nello sfruttamento degli animali.



Chi non opera sul campo non sa quanto lavoro e cosa occorre per salvaguardare gli animali liberi: costruire ripari, reti, materiali vari, nutrimento, cure veterinarie e via dicendo. Tutto ciò ha un costo.



Non basta quindi definirsi a favore degli animali, se si ha un poco di empatia, di cuore, di etica; bisogna fare qualcosa, anche poco, con un piccolo aiuto di ciascuno noi possiamo fare grandi cose.



Se non si può fare del Volontariato, si può certamente dare un piccolo contributo, piccolo, se ognuno da qualcosa alla fine si possono fare tante cose.



Contattateci, saremo lieti di farti sapere ciò che facciamo.



Sotto è riportato il codice IBAN , per donazioni.

giovedì 29 giugno 2017

Mi chiamo Vittoria


Non girarti dall'altra parte


Fai una donazione di cuore

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Liberigatti.blogspot.com

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Volontari Liberigatti

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Non mi riguarda

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Volontari per la vita

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domenica 25 giugno 2017

Gatti e zanzare

Le zanzare pungono i gatti? Ve lo sarete sicuramente chiesto più di una volta. La risposta è sì, anche i nostri amici a 4 zampe vengono punti da zanzare ed altri insetti.
Con l’arrivo della stagione calda è inevitabile che inizino a spuntare le prime zanzare, insetti che proliferano soprattutto in ambienti caldi ed umidi. Al contrario di ciò che si può pensare, questi insetti non infastidiscono solo noi umani, ma anche i nostri amici pelosi. Non è raro, infatti, che un gatto venga punto da una zanzara; quello che non tutti sanno è che il nostro amico a 4 zampe può sviluppare reazioni allergiche in seguito alla puntura. In particolare, è la saliva della zanzara a portare allergia. I principali sintomi dell’allergia al morso di zanzara sono: dermatite, rossore, croste, gonfiore e forte prurito nella zona interessata.
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gatto puntura zanzara
Inoltre, se una zanzara punge un animale infetto, assumerà insieme al sangue anche i parassiti che si incuberanno cresceranno al suo interno per diversi giorni. Quando poi questa stessa zanzara pungerà un altro animale, tali parassiti verranno inoculati nel suo sangue. Quindi, oltre alle reazioni allergiche, la zanzara, tramite la puntura, può trasmettere al gatto alcune malattie:

Filariosi: colpisce principalmente i cani, ma non è raro che ne venga colpito anche un gatto. Esistono due tipi di Filariosi:
  • Filariosi cutanea: è causata dal parassita Dirofilaria repens ed interessa solo la cute. Può essere trasmessa all’uomo. 
  • Filariosi cardiopolmonare:  è causata dal parassita Dirofilaria immitis e può essere letale per i nostri pelosetti. Tali parassiti si annidano nel cuore e nei polmoni e possono creare gravi problemi al sistema cardiovascolare e respiratorio. I sintomi sono  tosse e difficoltà respiratorie, perdita di peso, inappetenza, apatia, tachicardia. Non vi è possibilità di contagio da parte dell’uomo.
Leishmaniosi: nel gatto è una malattia davvero sporadica, infatti ne vengono colpiti principalmente i cani. La leishmaniosi non viene portata dalle zanzare, erroneamente da quanto si pensi, ma da un altro insetto, il flebotomo o pappatacio, un piccolo moscerino che si riproduce e prolifera nei mesi caldi. I sintomi della leishmaniosi possono variare da animale ad animale, tra questi: dermatite, rogna, inappetenza, perdita di pelo, lesioni cutanee, apatia, dimagrimento e altri. L’aspetto più grave di questa malattia è che attacca reni e fegato del gatto, soprattutto se immunodepresso.
Febbre del Nilo Occidentale: anche in questo caso, è raro che un gatto contragga questa malattia. Gatti e cani sono naturalmente più resistenti a questo virus rispetto agli esseri umani ed agli uccelli. È più probabile che venga colpito un gatto anziano o con problemi di immunodepressione. I sintomi sono: febbre alta, apatia, inappetenza, spasmi muscolari, convulsioni, perdita di peso. 

Ovviamente, se notate qualcuno di questi sintomi, portate immediatamente il gatto dal veterinario.
Ma la prevenzione resta comunque la cura migliore: innanzitutto potete provare con le fialette antiparassitarie che non solo uccidono pulci e zecche, ma tengono lontane anche le zanzare. Altro metodo efficace è la citronella spray pensata appositamente per gatti e cani. Infine, se il vostro gatto non ha possibilità di uscire all’esterno o di scorrazzare in giardino, le zanzariere a porte e finestre si riveleranno comunque un metodo di prevenzione efficace.

Siccità artificiale

Intervengo anche sulle colonne elettroniche del sito per invogliare i nostri valenti editorialisti (Cortesi e Quagliati in primis) a riflettere insieme sul tema delle manipolazioni climatiche nel nostro paese.
 
Nell'articolo apparso sul Nexus di dicembre\gennaio 2004 mi sono espresso chiaramente a favore dell'ipotesi che strutture NATO vengano destinate (tra l'altro) ad un progetto di impoverimento delle nostre risorse idriche. Le finalità strategiche? Principalmente tre: indebolire l'Euro; favorire la privatizzazione dell'acqua; spianare la strada ai super - OGM che faranno nascere cavoli dal deserto. A lato delle interpretazioni razionali provo la subliminale sensazione che tutto ciò sia follia pura. Per stabilizzare nel tempo gli effetti disidratanti delle scie chimiche - calcolando che centinaia di Boeing E-6 TACAMO sorvolino migliaia di kmq per decine di volte al giorno nell'arco di alcuni anni- l'esborso finanziario è semplicemente inconcepibile per menti umane. Nel mio articolo avevo indicato - per prudenza o per ingenuità - una cifra palesemente inadeguata. Non di poche centinaia di milioni dovrebbe trattarsi, ma di trilioni, se non triliardi, di dollari. E' persino dubbio che qualcuno debba firmare assegni oppure esibire bilanci di spesa (a chi?). Del resto il dollaro stesso è da tempo una pura astrazione, un iperuranio platonico. Il fatto che si possano aggiungere al conto quanti zeri si vuole, mi fa ritenere che la vera mente risieda ad un piano più alto. Per uno uno strano corto circuito delle emozioni sono indotto a ragionare come David Icke. Qualcuno trae piacere dalla nostra sofferenza.

Il 27 gennaio scorso il vice Presidente USA, Dick Cheney, ha visitato la base NATO di Vicenza, la Caserma Ederle. Scopo ufficiale della visita: ringraziare le truppe impegnate nelle retrovie del conflitto in Iraq. Qualche dubbio sull'eventuale esistenza di altri, più segreti scopi ha sfiorato persino la mente di un corrispondente locale che osserva essere il Cheney "un personaggio misterioso" . Avrà intuito che il Vice è una pedina meglio piazzata del Presidente? Passiamo ad altro. Il portavoce Thomas Collins (Setaf di Vicenza) ha dichiarato: " L'America può contare anche sulla città che ospita la nostra base. Come segno di gratitudine la Setaf si è impegnata ad offrire il proprio appoggio ai vicentini in caso di calamità come alluvioni, incendi, etc?" Ci sarebbe da ridere se la faccenda non fosse molto, molto tragica. Mentre la base americana, bontà sua, ci offre il suo sostegno morale "in caso di alluvione", l'aviazione traccia il cielo con scie che annullano la possibilità stessa che dalle nuvole caschi mezza goccia d'acqua, figurarsi un'alluvione. Da mesi in città e nell'intera provincia di Vicenza (dove risiedo) non piove più nulla di simile ad un liquido. Con il primo sole di febbraio si sono diffuse invece foschìe strane e malaticcie. Si intravede già la replica dell'afa insostenibile del 2003. Dal mese di ottobre fino ad oggi ho contato soltanto sette giorni di precipitazioni e nemmeno abbondanti. Diffidate delle dichiarazioni dei meteorologi: tutti i fiumi vicentini sono in secca. Nel frattempo, data la siccità perdurante e la scarsità di vento, la situazione dell' inquinamento atmosferico nei centri urbani si è fatta gravissima. I provvedimenti di restrizione del traffico si rivelano pietose menzogne. Migliaia di cittadini subiranno affezioni alle vie respiratorie, se non di peggio. Nessun giornale dice che l'estate 2004 sarà più torrida e più disastrosa della precedente. Nessuno dice che le falde acquifere si impoveriranno ulteriormente, che il prezzo di frutta ed ortaggi quadruplicherà, mentre quello dell'acqua potabile raddoppierà. Cheney lo avrà confidato alle sue truppe?
 
Articolo di Enrico Corbi

Le vere cause della siccità per mancanza di pioggia

Quanto più procedono le attività chimiche, sempre più siccità in futuro, sempre meno pioggia cade e cadrà. I dati a sostegno di questa affermazione sono indiscussi,ma i media nascondono.

Non piove da mesi, c’è siccità a livello globale, un inquinamento alle stelle. Infatti data la siccità perdurante e la scarsità di vento, la situazione dell’ inquinamento atmosferico nei centri urbani si è fatta gravissima. I provvedimenti di restrizione del traffico si rivelano pietose menzogne per deviare l’opinione pubblica, atte a colpire la causa minore dell’ inquinamento  per lasciare campo libero alle cause maggiori: fabbriche e geoingegneria clandestina.

Migliaia di cittadini subiranno affezioni alle vie respiratorie, se non di peggio. Nessun giornale dice che la prossima estate sarà più torrida e più disastrosa della precedente. Nessuno dice che le falde acquifere si impoveriranno ulteriormente, che il prezzo di frutta ed ortaggi quadruplicherà, mentre quello dell’acqua potabile raddoppierà.
A nostro avviso sono proprio questi gli obiettivi delle attività chimiche nei nostri cieli, è come se si mira ad un progetto di impoverimento delle nostre risorse idriche. Le finalità strategiche? Principalmente tre: indebolire l’Euro; favorire la privatizzazione dell’acqua; spianare la strada ai super  OGM che faranno nascere cavoli dal deserto
Sta di fatto che quanto più procedono le attività chimiche, sempre meno pioggia cade e cadrà. I dati a sostegno di questa affermazione sono indiscussi, per quanto riguarda gli effetti su un ambiente che è ormai saturo di nanoparticolato igroscopico. Le precipitazioni sono diminuite un po’in tutto il mondo. Tra l’altro, l’eccessiva quantità di nuclei di condensazione di dimensioni assai ridotte impedisce che il vapore acqueo formi gocce abbastanza grosse e pesanti tali da cadere come stille di pioggia. Le nuvole imbrifere sono spazzate via dal nanoparticolato disperso dagli aerei e sostituite da ampie, compatte e sporche coltri artificiali che si estendono sopra i territori di numerosi stati.
Oltre alla siccità dovuta al soverchio numero di piccolissimi nuclei di condensazione, bisogna considerare il problema della riduzione del fenomeno noto come evapotraspirazione, a causa del minore irraggiamento correlato alla geoingegneria stratosferica ed alla gestione della radiazione solare .Non dimentichiamo poi il calo del vento, fenomeno che influisce negativamente sul tasso di evaporazione.
Confrontando le attuali fotografie satellitari della Terra con le immagini riprese dallo spazio, risalenti alla prima metà degli degli anni ’70 del XX secolo, si nota una differenza sconvolgente. Non si vedono più estese aree di cielo sereno. Ora ci sono poche superfici terse, mentre veli chimici occupano ormai la maggior parte delle regioni.
Secondo le ultime valutazioni scientifiche, il 30% dei raggi del Sole non raggiunge la superficie del pianeta, rispetto a pochi decenni addietro. Questo scenario è chiamato “global dimming”, ossia “oscuramento globale”. Tale fatto non è contestato dalla comunità scientifica internazionale, ma non ne è indicata la vera genesi. Allora perché continuiamo a fidarci del media e dei meteorologi di regime? I pochi ricercatori che hanno avuto il coraggio di denunciare la Geoingegneria sono stati emarginati dalla stesso sistema di propaganda che plagia l’opinione pubblica circa una lista infinita di problemi. Gli altri tacciono. Sembrerebbe che il loro stipendio sia di gran lunga più importante della verità. Nel frattempo, la degradazione dell’atmosfera, l’alterazione dei processi atmosferici e l’inquinamento dei biomi continuano senza requie.
Traduzione e sintesi a cura di : Tanker Enemy

venerdì 23 giugno 2017

Documentario sullo Zucchero - The sugar film


Professor Berrino : Ecco cosa fa ingrassare!!!


I danni dei picchi glicemici, ecco come tenere bassa la glicemia: Prof. ...


Franco Berrino: Osteoporosi, il latte e i formaggi fanno più male che be...


il Prof.Franco Berrino:ecco i veleni che mangiamo quotidianamente.(Report)


il Prof.Franco Berrino:ecco i veleni che mangiamo quotidianamente.(Report)


DOCUMENTARIO SHOCK SULL'ALIMENTAZIONE


La migliore colazione possibile!


La Verità sui Vegani e il Veganismo | Documentari Completi ITA


Carne La Verità Sconosciuta - Documentario Alimentazione *****


La Grande Truffa del Riscaldamento Globale


I cambiamenti climatici: documentario


Il cambiamento climatico spiegato ai bambini


lunedì 19 giugno 2017

Esattamente quello che si rifiuta di fare il Sindaco di Settimo T.

COSA FA l'Associazione A.L.A.A.....


La LIBERIGATTI è un Associazione di Volontariato, come tale si autofinanzia e riesce a dare cure, alimentazione e ripari sicuri anche grazie alle vostre generose offerte di cui molte volte risultate davvero preziose per il benessere dei nostri amici a quattro zampe. Dedichiamo gran parte del nostro tempo e delle nostre energie, pur avendo ognuno di noi un'attività personale e con il tempo restante ci dedichiamo alla loro cura. Ci prodighiamo per dare loro il meglio, lo facciamo esattamente come lo fate voi, ognuno come puo e quando puo, ma soprattutto nei modi e sistemi che ritiene più adeguati. Grazie al vostro sostegno riusciamo a dare seguito a tanti progetti che ci siamo prefissati di realizzare per migliorare il tenore di vita dei nostri amici a quattro zampe, adoperandoci in ripari solidi e puliti, nella nutrizione di Colonie in modo quotidiano, nelle eventuali cure preventive e di emergenze.

La LIBERIGATTI si occupa in principale modo di fare censire le diverse colonie situate nei vari territori come, Settimo T.se, Volpiano, SanMauro, San Raffaele ed altri, previo accordo con le varie Amministrazioni. Inoltre si occupa di sistemare quelle Colonie bisognose di manutenzione, operandosi nel ristrutturare quelle esistenti e /o costruendone di nuove. Costituisce "Mini Rifugi" costruendo casette, per far sì di rendere i loro luoghi di appartenenza più sicuri e confortevoli a seconda dei loro bisogni. In modo assolutamente organizzato, la LIBERIGATTI effettua sorveglianza delle Colonie gestite.
Oltre l'aspetto operativo ed organizzativo, la LIBERIGATTI si occupa di contattare i vari Volontari spontanei e senza alcun punto di base e/o riferimento facendo in modo di dare a loro un sostegno ed una collaborazione. L'Associazione si occupa di distribuire alimenti a tutti coloro che gestiscono le varie colonie ed anche alle persone che con grande generosità, affetto ed amore, ADOTTANO di tanto in tanto qualche nostro amico a quattro zampe.
L'Associazione LIBERIGATTI, si organizza con varie iniziative come, la raccolta fondi attraverso donazioni, raccolta alimentare attraverso banchetti organizzati con diversi supermercati rinomati come Arca Planet e Viridea ed altri ancora. La LIBERIGATTI si occupa anche di fare sterilizzare i gatti e far curare quelli bisognosi di cure. Inoltre si garantisce un corretto svolgimento per quanto riguarda le adozioni dei Gatti, con pre-affido e pre-colloquio, registrando l'affidamento e/o adozione-stallo, attraverso appositi moduli, ognuno a seconda della procedura da adottare.

Le Associazioni di volontariato sopperiscono a tutte le mancanze di rispetto, etica e di morale, oltre alle mancanze e disinteresse. nonchè della insensibilità delle persone ignoranti e prive di qualsiasi forma di cultura.
L'Associazione LIBERIGATTI, è in difesa di tutti gli animali e non solo dei felini (Gatti), oltre ad essere per la difesa totale dell'Ambiente.


“Il mondo senza gatti sarebbe un vero inferno”: lo rivelano degli studi del dottor Alan Beck

gatti-300x300_320x200Il dottor Alan Beck, famoso veterinario direttore del Centro di ricerca sul rapporto uomo-animale della Purdue University negli Stati Uniti, ha compiuto uno studio sull’ipotesi di una improvvisa e totale sparizione dei gatti dalla terra. Le conclusioni a cui è arrivato lo studioso teorizzano uno scenario terrificante: i topi si moltiplicherebbero a dismisura diffondendo malattie letali e anche piccoli predatori e rettili avrebbero campo libero per mettere in crisi la società degli umani.
Teniamoci quindi ben stretti i nostri piccoli felini, non solo perchè li amiamo ma anche perché senza di loro il mondo sarebbe sicuramente peggiore di quello in cui viviamo oggi.
Le conseguenze descritte dal dottor Beck potrebbero sembrare esagerate perché improbabile l’estinzione dei piccoli felini, influenzate più dal grande amore per i gatti che non da risultati scientifici. Alcune ricerche fatte “sul campo” hanno dimostrato che la tesi non è poi così remota.
Il gatto selvatico è una specie a grave rischio di estinzione e in alcuni Paesi come il Belgio, dove le autorità hanno programmato di sterilizzare entro il 2016 tutti i gatti presenti sul territorio nazionale, anche quelli comuni potrebbero sparire.
Maggiormente colpite dalla mancanza dei felini, le aree più antropizzate, fonte di cibo per i topi invasori e altri animali non più contrastati dai gatti
Lo stesso Alan Beck ha voluto illustrare le sue teorie: “Il mondo sarebbe infestato da topi e piccoli rettili, soprattutto nelle aree metropolitane. I gatti sono fondamentali nel tenere sotto controllo la proliferazione di questi animali invasivi e possiamo dire che sì, gli uomini danno da mangiare ai gatti ma, senza di loro, non avrebbero loro stessi di che sfamarsi. I gatti sono utili anche direttamente ai loro padroni. Infatti con la capacità che hanno di affezionarsi senza diventare dipendenti, aumentano nell’uomo l’ autostima perché lo fanno sentire amato. Inoltre stare a contatto con un gattino, nel primo anno di vita, preserva i bambini dalle allergie, e li aiuta a condurre una vita più felice e sana, perché li induce ad essere più estroversi e socievoli. Se i circa 220 milioni di gatti domestici viventi sparissero in un istante, il mondo sarebbe dunque un luogo inquietante, in cui i topi avrebbero la meglio rendendo difficile la vita agli umani”.
IL DIRETTORE DELLA RIPARTIZIONE TUTELA DELL'AMBIENTE, IGIENE E SANITA', DOTT. ING. VINCENZO CAMPANARO, riferisce PREMESSO che: -il Consiglio Comunale, nella seduta del 13 dicembre 2012, al n. d’ordine 2012/00084, ha approvato il “REGOLAMENTO COMUNALE PER LA TUTELA DEI DIRITTI DEGLI ANIMALI"; -nello specifico, al “Titolo V- GATTI” dall’art. 35 all’art.45 sono disciplinate una serie di norme pertinenti i felini ed i cittadini che si prendono cura dei medesimi, cd.”gattari”; - all’art.42 co 1 viene stabilito che: .”… Il Comune di Bari, al fine di garantire il benessere e la cura della popolazione felina presente sul territorio comunale, riconosce l’attività benemerita dei cittadini che, come gattaro e gattara, si adoperano volontariamente e gratuitamente per la cura ed il sostentamento dei felini. Agli stessi previa richiesta di affidamento di una colonia felina o di gatti liberi all’Ufficio Tutela Animali, verrà rilasciato apposito tesserino di riconoscimento…(omissis). Di ciascun affidamento verrà data comunicazione al Servizio Veterinario A.S.L. per un più agevole espletamento delle attività di vigilanza e controllo sanitario. 2. Alla/al gattara/o deve essere permesso l’accesso, al fine dell’alimentazione e cura dei gatti, a qualsiasi area di proprietà pubblica o condominiale dell’intero territorio comunale. L’accesso ad aree private sarà disciplinato con un accordo fra le parti e qualora necessario con l’ausilio dell’Ufficio Tutela Animali che provvederà a concorrere alla regolamentazione della attività della/del gattara/o (orari, siti di alimentazione ecc.).

mercoledì 7 giugno 2017

Aiutaci ad aiutare - Liberigatti Onlus


Antispecismo

“Sono amico della nonviolenzaantispecista e quindi vegano. Penso che la difesa dei diritti umani sia impossibile se non diventa affermazione dei diritti del vivente“.
Lorenzo Guadagnucci, 50 anni, giornalista e attivista (tra i fondatori del Comitato verità e giustizia per Genova e del gruppo Giornalisti contro il razzismo) spiega così nel suo blog le motivazioni che lo hanno spinto a diventare vegano  (era già vegetariano da oltre 25 anni). Al tema ha dedicato anche uno splendido libro, “Restiamo animali”, (titolo anche di una trasmissione radiofonica – di cui è coautore-  in onda da oltre due anni su Controradio). A lui chiediamo di spiegarci il significato di tre parole che sono l’abc del “vivere cruelty free”: vegan, antispecista, animalista.
Partiamo con vegan, una parola ancora dal suono un po’ “alieno”. Come è nata e cosa significa?
E’ una parola coniata con una certa arguzia. Le cronache dicono che la inventò Donald Watson all’epoca della scissione della Vegeterain society britannica e che portò alla nascita, appunto, della Vegan Society. Era il 1944. Watson aveva animato una forte discussione in merito alla questione dei latticini. Fin lì nessuno aveva messo a fuoco il tema. Si era vegetariani in quanto non consumatori di corpi di animali: latte e formaggi non ponevano problemi.
Watson spinse il ragionamento più in là, guardò alla condizione animale nel suo insieme e sostenne che lo sfruttamento di mucche, pecore e capre per ottenerne il latte fosse inaccettabile. Lottò perché la Vegetarian Society, che era un’organizzazione importante, con una forte presenza pubblica, mettesse al bando anche latte e formaggi.
La sua posizione non passò e il gruppo che gli si era raccolto intorno decise di uscire fondare una nuova organizzazione. Nell’inventare il termine Watson spiegò che ve-gan indicava l’inizio (ve) e la fine (gan) del vegetarismo. Era un’affermazione che aveva anche un significato metaforico: in pratica, diceva, lì finiva il vecchio vegetarismo, che rinasceva portando fino in fondo il suo messaggio. I vegani sostengono cioè un’alimentazione al 100% di origine vegetale, realizzando ciò che di primo acchito evoca appunto il vegetarismo, il quale si è però storicamente affermato come un’alimentazione in realtà lacto-ovo-vegetariana, che somma cioè vegetali, uova e latticini.

Si inizia a parlare sempre più di specismo e antispecismo, possiamo dare una definizione e spiegare in breve di cosa si tratta?
Sono concetti nuovi ma che stanno cambiando profondamente il mondo dell’animalismo, sia sul piano filosofico-culturale, sia sul piano pratico, cioè dell’azione concreta. Il concetto di specismo è divenuto di dominio pubblico, almeno nel mondo intellettuale, con la pubblicazione nel 1975 di “Liberazione animale” del filosofo australiano Peter Singer.
Questo libro è stato un punto di svolta. Ha dato un nuovo spessore etico e culturale all’impegno in favore degli animali. Lo specismo è la centralità attribuita dalla specie umana a se stessa: è qualcosa in più dell’antropocentrismo, è una sorta di rivendicazione del diritto a disporre a piacimento dei corpi, delle vite, di individui appartenenti ad altre specie. E’ una visione del mondo che ci è abituale ma che in realtà è molto radicale, e che diventa il metro di misura di ogni scelta politica e morale.
L’antispecismo è una filosofia (ma anche un movimento sociale) che intende impostare su basi nuove le relazione fra la specie umana e le altre specie animali: sostiene che la condizione animale, nel mondo attuale, è interna a una struttura di dominio che ha profonde radici storiche e culturali. Una struttura di dominio che opprime gli animali ma che è all’origine anche di diseguaglianze e forme di oppressione interne alla specie umana. L’antispecismo mette quindi in discussione la classica distinzione fra natura e cultura, fra umano e animale. Va detto che l’antispecismo è un pensiero ancora in formazione e assume diverse sfumature a seconda degli autori e dei gruppi di attivisti che si ispirano a questa visione.

Infine l’animalismo, possiamo dare una definizione e chiarire in che modo è legato agli altri due termini?
L’animalismo è l’attitudine a considerare gli animali non umani come “soggetti di una vita”, per citare una celebre definizione del filosofo Tom Regan, e quindi a battersi affinché siano trattati con dignità e spirito di giustizia. L’animalismo storico ha innumerevoli declinazioni. C’è chi si dedica agli animali di affezione (cani, gatti eccetera); chi ha un atteggiamento conservazionista e guarda quindi alla sopravvivenza di certe specie minacciate; chi fa un’azione militante contro la vivisezione o contro i macelli e così via. Rispetto all’antispecismo, la differenza sostanziale è nella visione d’insieme e nell’approccio all’azione concreta. Si può essere animalisti senza essere antispecisti, mentre si può dire che l’inverso è inconcepibile.
L’antispecismo – anche se non in tutte le sue declinazioni – critica l’animalismo classico per la sua visione settoriale, tendenzialmente autoreferenziale: ci si batte per gli animali, ma senza che vi sia una critica della società moderna e del sistema economico che genera oppressione (gli animali, diceva Aldo Capitini, il filosofo della nonviolenza, sono i più oppressi fra gli oppressi). L’animalismo, tradizionalmente, è un mondo a sé, con scarsi contatti con altre forme di impegno sociale e una debole spinta politica. L’antispecismo teorizza e cerca di praticare forme di lotta comuni con i gruppi attivi in campo sociale e politico per un radicale cambiamento della società.
@colpodisole

venerdì 2 giugno 2017

Chi ha paura del gatto?

Chi ha paura del gatto?

L’ “ailurofobia”: una strana parola per indicare la fobia verso i gatti. Ma superarla è possibile. Questa volta è il caso di parlare di "human mind".

Adriana Silvestro


La fobia in genere viene definita come una paura persistente ed irragionevole che scaturisce dalla presenza o anche solo dall’attesa di una situazione o di un oggetto. Il genere umano ha sviluppato innumerevoli tipi di fobie. Esiste, per esempio, la “topofobia” che non è, come si potrebbe pensare, la paura dei topi (quella si chiama “musofobia”!… Forse chi ne soffre non sopporta nemmeno la vista del mouse del Pc!), ma la paura di un luogo specifico.
 
La paura dei gatti è invece chiamata “ailurofobia”, dal greco “ailuros” che significava appunto “gatto” -letteralmente “colui che agita la coda” (ma non la agita più il cane, ci chiedevamo?)- Comunque, per gli antichi Greci, il gatto era “colui che agita la coda” – quando è nervoso, soprattutto. Tale fobia rientra nell’ambito più vasto della “zoofobia”, cioè della paura degli animali in genere. Delle persone che ne soffrono il 95% sono donne (!).
 
Molto spesso le persone che soffrono della paura dei gatti hanno subito un trauma durante l’infanzia, cioè sono stati improvvisamente aggrediti da un gattino, magari innervosito dalle carezze poco “sapienti” di un bimbo. In questi casi, però, non si può parlare di paura del tutto “immotivata”. La celebre attrice Jodie Foster, per esempio, da bambina fu aggredita e anche azzannata (ma senza “stretta”, se no probabilmente non sarebbe ancora fra noi…) da un leone durante le riprese del film “Napoleon and Samantha”. Da allora non sopporta la vista di nessun felino. Ci sembra comprensibile, visto che si salvò quasi per miracolo.
(Anche se un gatto non è un leone! N.d.r.)
Altre volte, la paura dei gatti, è trasmessa dai genitori ai bambini. Gli stessi adulti, preoccupati che il gatto possa fare male al bambino, lo cacciano via come qualcosa di temibile. Da questi comportamenti assimilati dai genitori, può nascere e radicarsi una reale fobia per i gatti  in età adulta. Addirittura, può capitare che una paura si sviluppi dalla lettura di una favola dove ci sia un gatto particolarmente “cattivo” (che in genere è molto umanizzato ed è molto poco gatto, come accade purtroppo in tante favole) o, comunque, da qualsiasi tipo di racconto o aneddoto che generi ansia verso questo animale.
 
Ma talvolta le cause delle fobie non sono così chiaramente individuabili. Le teorie che spiegano le possibili cause dell’insorgere di una fobia sono varie e complesse, soprattutto quelle psicoanalitiche. L’importante è comunque sapere che è del tutto inutile dire ad una persona che ha paura dei gatti: “Non ti preoccupare… Non fa niente…E’ un micio buonissimo.. Non ha mai graffiato nessuno” ecc. ecc. Perché la risposta, ove non vi sia direttamente la fuga, sarà quasi certamente: “Sì, ma io ho paura lo stesso: è più forte di me”. La fobia è un sentimento del tutto irrazionale che, proprio per questo,“non conosce ragioni”. E va compreso e rispettato. Anche perché è un sentimento doloroso.
 
In genere le persone che soffrono di questo disturbo, evitano le occasioni e i luoghi in cui l’oggetto della paura, cioè il gatto, potrebbe essere presente. Una persone che ha una reale paura dei gatti eviterà di andare in casa di persone che li hanno, per esempio. Si può addirittura arrivare ad evitare di guardare un oggetto che lo evochi: una fotografia, una statuetta, un film, un pupazzetto. O non percorrere una strada, perché “lì ci sono i gatti”. Insomma: la psiche organizza una solida strategia per evitare qualsiasi luogo in cui si potrebbe incontrare l' "oggetto" tanto temuto.
 
Come si guarisce dalla fobia dei gatti?
 
Innanzitutto, se la paura è insorta in seguito ad un evento traumatico, il consiglio è quello di cercare di rievocarne il ricordo gradualmente. Forse non sarà un’operazione completamente indolore, ma con un po’ di pazienza, quell’evento sarà sempre maggiormente delimitato e razionalizzato e non costituirà più un blocco insuperabile nella nostra psiche.
Un altro consiglio è quello di conoscere l’oggetto della paura: leggere libri sui gatti, guardare fotografie, capire il loro comportamento, ascoltare chi ne parla. Cercare insomma di fare diventare il gatto un essere “noto” e familiare e, soprattutto, iniziare a conoscerlo per quello che è e non per quello che è diventato solo nella nostra mente.
L’ideale sarebbe non alzarsi e scappare via appena un gatto appare da qualche parte, ma riuscire a guardarlo: incuriosirsi, invece di temere senza conoscere.
Si possono anche fare delle lezioni terapeutiche per guarire da questa paura che consistono nel maneggiare dapprima oggetti che ricordano un gatto, fino ad arrivare, un po’ alla volta, a tenerne uno vero in braccio.
 
Si può convivere anche tutta la vita con la fobia dei gatti. Come con qualsiasi altra fobia, del resto. Ma è assai antieconomico, in termini di benessere della psiche. Nel caso dei gatti, poi, è un vero peccato, perché sono degli animali affascinanti e assai saggi. Per esempio, non sprecherebbero mai le loro preziosissime energie per aggredire qualcuno che non li minaccia. E qualora si sentissero minacciati, l’aggressione sarebbe sempre l’ultima delle loro scelte. Finché possono scappare, i gatti scappano. In genere i gatti soffiano solo quando si sentono stretti in un angolo da un predatore minaccioso e più grande di loro. O per proteggere il cibo e la prole. In un certo senso, amministrano le loro energie in modo molto più saggio, razionale e fruttuoso di molti umani. (E c’è molto da imparare da loro…). Ma potrebbe capitare, per esempio, che vi innamoriate di un convinto gattofilo. Be', in questo caso, se soffrite di "ailurofobia",  dovrete correre ai ripari. E' quasi certo che nessun "convinto gattofilo" si separerà mai dai suoi adorati felini. Anche l'amore, come la fobia, non conosce ragioni!
 

Il gatto e "la sindrome del morso e della carezza"

Perché, mentre accarezziamo il nostro gatto, lui improvvisamente ci morde? Il gatto e "la sindrome del morso e della carezza"

Gli Americani la chiamano: "Petting and biting Syndrome". Entriamo (cautamente) nella mente felina, per comprenderne i "sommovimeti"...

a cura di Adriana Silvestro e Mimma Basile


Normalmente i gatti non attaccano le persone, a meno che non siano provocati. Il gatto, però, può mordere, e anche gravemente, infliggendo ferite insidiose e dolorose (per approfondire, “Sindrome da graffio del gatto”).
Ricevere improvvisamente un morso dal proprio micio mentre lo si sta accarezzando è, comunque, un fenomeno molto più frequente di quel che immaginiamo. Questo suo gesto ci lascia sempre un po' stupiti, perché non ne capiamo quasi mai la vera motivazione, e questa incomprensibilità delle cause può stressarci e anche deluderci (ci sentiamo delusi da lui e da noi, insomma, e dalla nostra relazione...).  Tale comportamento è stato definito dagli Americani la “Petting and biting Sindrome”, cioè la “Sindrome del morso e della carezza”.
MOTIVI
Una delle interpretazioni più accreditate di questo comune comportamento del gatto è quella che vede in questo gesto una reazione per lui del tutto naturale, cioè una reazione di difesa, perché si sente minacciato: per noi è difficile comprenderlo, ma il gatto in quel momento si sente improvvisamente in trappola. Cerchiamo di capire perché.
Dagli studi condotti fino ad ora si sa che bisogna distinguere tra due tipologie differenti di gatti: quelli che sono meglio disposti verso il contatto con altri esseri, definiti "caldi"- e da questi raramente subiremo attacchi - e gatti che, invece, non amano le carezze, definiti "freddi", che si sentono a loro agio solo quando possono decidere liberamente come e quanto a lungo essere accarezzati - e da questi avremo probabilmente sia morsi sia graffi, se indulgiamo troppo nelle coccole. Va precisato, però, che i gatti accarezzati e toccati fin dai loro primi giorni di vita si dimostrano aggressivi in casi del tutto eccezionali; quelli che invece non hanno sperimentato un continuo contatto umano fin da cuccioli, dimostreranno molta maggiore aggressività difensiva. (Per conoscere i benefici delle carezze sui cuccioli di gatto, clicca qui!)
Un'altra spiegazione fa risalire le cause di questa improvvisa reazione aggressiva al rapporto che il gatto aveva con la mamma. Spesso, quando il gatto è tranquillamente rilassato tra le nostre braccia, vive una regressione psichica ed emotivamente torna a sentirsi un cucciolo coccolato e leccato dalla propria mamma. Poi, di punto in bianco, si "risveglia" da questa sorta di "tepore" e "torpore" psichico e ritorna a sentirsi nuovamente adulto. A questo punto si rende conto che la "zampa" che lo sta accarezzando non è quella della mamma (non gli importa di chi sia la mano, quello che lo spaventa è rendersi conto che "quella zampa non è quella della sua mamma"!) quindi si sente intrappolato in mani estranee e reagisce subito con un normalissimo (per lui, non per noi...) attacco di difesa.
Altri motivi alla base di attacchi durante il momento delle carezze possono essere legati all’ipersensibilità di alcune zone del corpo del gatto, come il collo e la pancia. Il gatto che si gira a pancia all’aria non sempre vuole essere accarezzato, perché forse sta ricoprendo la posizione difensiva che usa durante gli scontri.
RIMEDI
Per i gatti che presentano questo tipo di reazione è consigliabile cercare di aumentare la loro soglia di tolleranza al contatto con le nostre mani. Bisogna procedere per gradi e accarezzare il gatto in principio senza prenderlo in braccio, poi un po' per volta provare a tenerlo in grembo per pochi secondi; soprattutto evitare assolutamente di trattenerlo con forza (questo servirebbe solo ad aumentare la sua diffidenza e la sua sensazione di essere "in trappola". I gatti detestano questa sensazione, non dimentichiamolo mai.)  Col tempo si abituerà al contatto con noi e capirà che non solo da "mamma gatta" poteva aspettarsi un'infinità di coccole, ma che anche alle nostre mani si può abbandore con totale fiducia.   
Un’altra ottima “tecnica” da usare è anche quella di terminare la sessione di coccole quando il nostro micio ancora ne chiede. Nel tempo, l’impiego del metodo, crea un’aspettativa positiva nel vissuto di micio.
Sempre per evitare la fine dell’idillio di coccole ad opera di un morso inaspettato, sarebbe bene anche:
- sterilizzare il gatto prima del primo calore, prima cioè che raggiunga la maturità sessuale; abituare il gatto ad essere accarezzato fin da piccolo partendo sempre con sessioni brevi
dargli il suo spazio; dopo le sessioni di coccole, premiaee il gatto con uno dei suoi alimenti preferiti: una ricompensa garantirà una memoria piacevole della sessione; provare ad alternare periodi in cui le sessioni sono quotidiane ad un periodo di pausa – una settimana ad esempio – per poi riprendere appena il gatto cerca liberamente il contatto con noi.
COME EVITARE I SUOI MORSI
Per evitare i morsi e i graffi è utile capire i chiari segnali di avvertimento che il micio ci manda prima di passare all’aggressione. Alcuni segni sono.
- il micio ci fissa intensamente; agita nervosamente la coda; socchiude gli occhi;; le punte delle orecchie sono tirate all’indietro e appiattite sulla testa; si lamenta sonoramente; il corpo è in tensione; si discosta da noi; fa finta di morderci – ovvero accenna il morso, ma non stringe i denti.
Per evitare di essere morsi, quindi, è bene allontanarsi o lasciarlo andare al primo comparire di uno di tali segnali. Se sono presenti due segnali congiunti, sappiate che è già guerra!
IN CASO DI MORSO
Ma cosa fare nel momento in cui si viene morsi?
Innanzitutto, conviene non punire il gatto, altrimenti collegherà la sessione del contatto con il ricordo della punizione, la volta successiva sarà semplicemente più spaventato e meno disponibile alle carezze e perderà anche fiducia in noi. Per lo stesso motivo, è inutile sgridarlo. Poi: non bisogna tirare la mano mentre lui la sta addentando: ci faremo semplicemente più male. Meglio abbandonarla ai suoi dentini dolcemente, restando rilassati e, appena liberi... allontaniamoci.

16 Giugno 2009

Il gatto: il cacciatore perfetto

Il gatto: il cacciatore perfetto o il dormiglione perfetto? L’impagabilmente soffice ciambella di peli adagiata sulle nostre gambe o l’implacabile predatore solitario?

Nozioni essenziali per comprendere meglio com’è “costruito” e come “funziona” il gatto e per ammirarlo ancora di più.

a cura di Adriana Silvestro

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Uno dei motivi per i quali il gatto ha sempre affascinato l’uomo è il suo presentare comportamenti e atteggiamenti contraddittori. In realtà, la natura del gatto è molto più coerente di quanto si può immaginare. Basta osservarlo molto da vicino, cercando di seguirlo tenendo conto solo del suo punto di vista e della sua storia evolutiva.
Il mondo animale è un mondo predatorio e il nostro piccolo e adorato gatto, dal pelo morbido come i petali di un fiore, è nel suo mondo un abilissimo cacciatore, forse il migliore. Non a caso si è guadagnato il titolo di “cacciatore perfetto”. E non a caso, Leonardo da Vinci, dopo averne studiato attentamente l’anatomia e averlo disegnato e ridisegnato, affermò: “Il più piccolo dei felini, il gatto, è il capolavoro della natura”.
In natura tutto ha una funzione e le strutture fisiche degli animali si evolvono adeguandosi e specializzandosi in base alle necessità richieste da due istinti fondamentali: protezione e nutrimento.
Se il gatto dorme molto (da 16 a 18 ore al giorno), non è perché gli piace sognare, è perché ha bisogno di essere molto vigile nelle ore di veglia. Lui è sia un predatore sia  una piccola preda. Il gatto insomma, si deve guardare molto bene anche le spalle, mentre guarda davanti a sé la preda che ha preso di mira. Poiché ancora non è dotato di “occhi retrovisori”, ha specializzato il suo udito.
(Sui possibili sogni che di un gatto mentre dorme, rimandiamo comunque ad una splendida poesia di Pablo Neruda: Per leggerla, clicca qui).
Il suo udito è molto capace: l’essere umano arriva a percepire suoni che arrivano ad una frequenza di 20.000 hertz. Il cane può arrivare al doppio. Il gatto è capace di sentire suoni che raggiungono gli 80.000 hertz.(L’ “hertz” è l’unità di misura che quantifica il numero di vibrazioni per secondo e che stabilisce quindi l’acutezza di un suono.  Il gatto può sentire il rumore emesso dal movimento di un topo in un raggio di 15 metri, n.d.r)
E quanto alla sua vista? Riassumendo un denso articolo sulla struttura e sulle capacità dei suoi splendidi occhi, è essenziale sapere che :1. Il gatto ha un campo visivo molto superiore al nostro, quindi vede come se lo stesse guardando frontalmente anche ciò che accade o ciò che si trova ai suoi lati. 2. Il suo occhio è dotato di un tapetum lucidum, che riflette la luce. 3. La sua pupilla può aprirsi molto di più della nostra: Quindi, cogliendo più luce e riflettendola all’esterno, l’occhio del gatto necessita di molta meno luce di quello umano per riuscire a vedere. Ripetiamo che il gatto NON vede al buio, come molti immaginano: i suoi occhi riflettono la luce, non la emettono. Non sono delle lampadine, sono uno specchio che riflette la luce di una lampadina, o di una qualsiasi altra fonte luminosa.
E cosa dire della sua agilità? Non vi sembrano delle meravigliose “molle animate" i vostri gatti, quasi un incrocio tra un quadrupede e un volatile, quando li vedete saltare, sollevandosi con stupefacente leggerezza? …Ci sono due motivi fondamentali che lo rendono così “snodato”:
La colonna vertebrale del gatto è straordinariamente flessibile, perché si è evoluto adeguandosi alla necessità di essere agile, veloce e fluido. Un gatto, grazie alla sua colonna vertrebrale mobile, può curvarsi in aria e ruotare metà della schiena di 180°. La sua proverbiale e silenziosa  fluidità gli è anche permessa anche dal suo torace stretto, come dire?, "affilato".
La sua caratteristica più particolare è, poi, la particolare conformazione della sua clavicola:
“I mammiferi o hanno la clavicola che si articola con lo sterno e la scapola e che rende possibili movimenti laterali di sollevamento (come gli uomini), oppure hanno una elevata prestazione nel salto e nella corsa (ungulati e cani). Il gatto ha una clavicola rudimentale molto elastica che offre i vantaggi di tutti e due i sistemi.” Lui, il gatto ha sia una grande capacità nella corsa nel salto (come il cane) ma può anche alzare le zampe lateralmente (come gli esseri umani)… (Forse da questo gli deriva quella sua arietta di superiorità: si è preso il meglio di entrambi…!)
Per costruire  il suo cacciatore perfetto, la natura ha impiegato milioni di anni.
Rispetto a quei milioni di anni, il periodo di tempo a partire dal quale il gatto è voluto diventare nostro amico può definirsi di  “qualche giorno”. Diciamo questo per spiegare perché, nonostante mangi in casa e molto bene, nonostante ci adori e si lasci coccolare felicissimo da noi … se solo passa una farfallina, ecco che il suo istinto (non dovuto alla fame perché con noi mangia benissimo) lo trasforma in un “efferato” cacciatore e sterminatore di piccole prede. E noi, forse, rimaniamo anche un po’ male …Mai avremmo immaginato che sotto il nostro “Puffy” si nascondesse una efferata tigre in miniatura.
E allora inizia la sua battuta di caccia.
Si allerta, si ferma; poi si dirige verso la sua vittima, sfiorando il suolo con la pancia, ma così silenziosamente che, come ha detto qualcuno, “nemmeno lui può sentirsi”. Quando arriva in prossimità della preda, fa una cosa che solo gli individui veramente forti sanno fare: attendere. Intelligente com’è, lui è uno che ha imparato ad aspettare: sa che prima o poi la preda dovrà muoversi, e lui intanto sta fissando un punto in cui la preda necessariamente passerà. E quando entrerà nel suo campo visivo, è difficile che abbia scampo … Prima di balzare il gatto calcola la distanza tra sé e la preda e stabilisce la forza muscolare che gli sarà necessaria per percorrerla. si irrigidisce, immobilizza gli occhi, inizia ad agitare la coda nervosamente, fissa “qualcosa” …Spesso sbatte i denti, facendo un particolarissimo rumore che non sapremmo definire. Per balzare, il piccolo killer si rannicchia, poi si dà lo slancio con le zampe posteriori, inarca la schiena e infine atterra con le zampe anteriori sul malcapitato animaletto. A questo proposito, ricordiamo che la distanza tra i due canini di un gatto è perfettamente commisurata alle dimensioni delle sue prede più abituali (piccoli roditori) e che il nostro piccolo killer mangia tutto della preda, non solo la carne: anche le ossa e tutto il resto Inoltre. i suoi canini sono "sensibili", questo vuol dire che il gatto sente dove mordere per infliggere il suo colpo mortale.
Esiste una breve poesia di Emily Dickinson che descrive l’agguato di un gatto. In questo caso, però, l’usignolo si salva e…  “con tutta la gioia volò” (e con disappunto del gatto, pensiamo!) …-Per leggerla, clicca qui.-
Una volta che l’ha tra le sue grinfie, il gatto con la preda può anche mettersi a giocare.
Quando era cucciolo ha imparato a cacciare dalla madre e giocando con i fratellini, mimando i tempi i movimenti e le soste dell’agguato. Giocare è il miglior modo per apprendere qualcosa. Nel gioco si può sbagliare all’infinito: non c’è punizione né pegno né valutazione che abbiano conseguenze nella realtà..
Ai nostri mici di casa basta un topino di plastica per mimare una caccia, seguita spesso da una sorta di gioiosa danza per la cattura avvenuta. Talvolta il gatto si stende al lato della preda e la tiene d’occhio, leccandosi le zampe; tal’altra la lancia per aria. E’ il modo in cui esprime la propria soddisfazione.
E se il nostro gatto domestico, il re dei del divano e dei cuscini, improvvisamente dal giardino ci porta un topino o una lucertola non di plastica ma di carne?
Non sgridiamolo mai, anzi mostriamoci orgogliosi di lui. In un certo senso, per quel che lo riguarda, lui ci sta facendo un regalo. La madre, quando era piccolo, gli portava le prede per nutrirlo. Lui fa lo stesso con noi! Il gatto che vive in casa non ha bisogno di prede per nutrirsi, in realtà, le cattura per gioco. In più, non smetterà mai di farlo, quando ne vedrà una, anche se lo sgridiamo. (Nota: un articolo suggerisce semplici metodi con cui tentare di fargli preferire prede … di gomma! Clicca qui)
Certo, se entra una svolazzante farfallina in casa e possiamo evitare che lui la catturi … Personalmente noi facciamo scappare la farfallina:  vita anche  a lei! Ci sono proprietari, invece, che concedono ai loro gatti la possibilità di effettuare una caccia reale ogni tanto… Scelte diverse.
 
Un altro (solo nostro, non suo …) dilemma che avvolge il gatto è se sia un animale sociale o solitario. Le opinioni in merito sono flessibili. Ci abbiamo riflettuto e abbiamo capito che le opinioni al riguardo sono tali, perché … è il gatto ad essere flessibile! (… Come la sua colonna vertebrale, del resto)
 
Il gatto, innanzitutto, non è, come invece è invece il socialissimo cane, un animale da branco. Lui non ha mai avuto bisogno di vivere in un gruppo (gerarchizzato, ricordiamo) per garantirsi la sopravvivenza e questo lo ha reso indipendente. Ha sempre dovuto cavarsela da solo, senza contare su nessun altro. Il gatto fa riferimento solo a se stesso. Questo dato lo caratterizza in prima istanza.
Poi la sua vita ha iniziato a cambiare, quando è diventato un animale domestico. Il gatto ha dimostrato di essere capace di adeguarsi alle nuove occasioni di socializzazione. Soprattutto per quel riguarda la socializzazione con noi umani, è stato ampiamente dimostrato che, se accarezzati molto tra le due e sei settimane di vita, nella maggior parte dei casi i gatti saranno ben integrati tra gli esseri umani e che, anzi, ricercheranno volutamente la loro compagnia (per approfondire l’argomento, clicca qui).
 
Riguardo al nostro affascinante amico gatto, quindi, comportamenti e atteggiamenti che a noi possono sembrare contraddittori o difficilmente conciliabili, sono in realtà peculiarità di una della più belle creature viventi, dotata di una struttura che si è perfettamente evoluta e che, proprio grazie alla completa realizzazione di forma e funzione che ha raggiunto in sé, può adattarsi facilmente anche alle nuove  “richieste” che il suo vivere in circostanze diverse gli propone.

16 Gennaio 2009

Il gatto ed il suo territorio

Il gatto ed il suo territorio: lo difende e lo segna, con spruzzi, graffi e odori

“Lo circoscrivo e lo difendo, perché è MIO!”… Seguiamo le sue tracce per capire la sua mente.

a cura di Adriana Silvestro

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Come per ogni animale predatore, anche per il gatto il suo territorio è un possesso essenziale. Il territorio deve essere sufficientemente esteso per garantire al gatto un numero di prede tale da bastare alla sua sopravvivenza. Poiché si tratta di sopravvivere, è chiaro che il gatto innanzitutto ne stabilirà i confini e poi lo difenderà.
L’interazione sociali tra gatti randagi esiste, ma il grado di tale convivenza dipende dalla presenza di maggiore o minore cibo. I gatti randagi che vivono in città sono più socievoli di quelli selvatici ed hanno bisogno di territori meno estesi, perché, grazie ai nostri rifiuti e al maggior numero di prede presenti, nutrirsi è più facile.
Come un uomo per delimitare un appezzamento di terreno e per segnalare agli altri che è di sua proprietà lo circonda con qualcosa che va da un semplice steccato ad altissime mura videosorvegliate, così il gatto delimita il proprio territorio con segnali visibili che indicano che quel territorio è già occupato da lui e che gli appartiene.
Come?
Innanzitutto lo delimita con l’urina e le feci. I gatti dominanti lasciano spesso i loro escrementi in luoghi sopraelevati e ben esposti. I gatti domestici lasciano le loro feci anche nel giardino dei nostri vicini, per segnalare ad altri gatti che anche “quello” fa parte del loro territorio. Cosa ne pensiamo noi o il nostro vicino, per il gatto è assolutamente irrilevante: lui sta comunicando, in questo modo, con altri gatti.
Anche l’urina viene emessa dal gatto sia come escremento sia come strumento per segnare qualcosa  (diciamo, è un modo tutto felino per “firmare” gli oggetti spruzzandoci sopra...). E’ un marchio odorifero che informa sul sesso, l’età e il rango sociale del gatto. Lo spruzzare urina non deve essere confuso con l’emettere l’urina a vescica piena. Il gatto, quando “spruzza”, assume una posizione eretta e sceglie bersagli verticali girandosi in posizione opposta all’oggetto. Anche il modo in cui freme la punta della coda, in quel momento, è molto particolare.
Un altro strumento utilizzato dal gatto per segnare il proprio “reame” è graffiare: i segni dei gatti sugli oggetti sono visibilissimi (purtroppo per le nostre case!) anche a noi. Ma noi non percepiamo un’ulteriore traccia che lascia il suo raschiare, vale a dire quella “odorosa”. I cuscinetti delle sue zampe sono infatti provvisti di ghiandole odorifere che lasciano un altro segno della sua presenza. Anche sul mento, intorno alla bocca e vicino alle orecchie, il gatto ha delle ghiandole produttrici di sostanze che adopera per comunicare. Questo è il significato del gesto, tanto tipico dei gatti, di strofinarssi. Ai nostri occhi e al nostro olfatto i confini del territorio di un gatto potranno non risultare chiari e netti, ma invece, per i sensi e le geografia territoriale felina, sono molto precisi.
Il gatto pattuglia con assidue ronde il proprio territorio e lo sorveglia, scegliendosi un luogo di “vedetta” sopraelevato dal quale può controllare se ci sono invasori o ospiti estranei sgraditi. Anche in questo caso, a noi potrà sembrare che lui sonnecchi o si goda distrattamente l’altezza: ma non è così, lui sta lavorando per la sua sopravvivenza.
Di norma un gatto non lascia mai il proprio territorio, a meno che questo non sia invaso da un pretendente più forte e giovane che lo sconfigga nella lotta. I gatti lottano tra di loro soltanto per due motivi: la difesa del proprio territorio (e, di contro, la conquista di un territorio) o il possesso di una femmina.
 
Le nostre case
Per un gatto le nostre case sono il suo territorio, checché ne pensiamo. Se è maschio e non castrato lo marcherà con l’urina. Di norma, i gatti maschi castrati perdono questa abitudine. Se sono abitate da più gatti, uno dei due sicuramente risulterà il dominante. Le femmine segnano il territorio con spruzzi di urina quando si trovano al culmine dell’estro per comunicare ai maschi la loro disponibilità all’accoppiamento. (Nota. Per saper di più sulla marcatura con spruzzi di urina e come evitare che il gatto urini fuori dalla sua cassettina, clicca qui.)
E cosa dire delle nostre tende, dei mobili e dei divani? Alcuni proprietari di gatti si chiedono perché i propri gatti prediligano soprattutto una distruzione metodica, e apparentemente sadica, della loro “poltrona preferita”. Non lo fanno perché sono dispettosi o “cattivi”. La risposta di Desmond Morris a questa domanda è illuminante: “Il gatto prende di solito di mira la vostra poltrona preferita, perché reagisce al fatto che essa è satura del vostro odore e provvede ad aggiungervi il suo.”
Niente di più naturale e coerente per la mente di un gatto.

6 Febbraio 2009

GATTO: L'AGGRESSIVITA'.

COMPORTAMENTO e LINGUAGGIO del GATTO: L'AGGRESSIVITA'. CAUSE scatenanti e SEGNALI corporei

Paura, cibo, territorialità, dominanza, protezione ... Tutte le cause che scatenano l'aggressività nel gatto, una funzione essenziale per la sua vita

a cura di Adriana Silvestro


L'aggressività è una risposta del tutto naturale dell'istinto di sopravvivenza: nasce dalla volontà di proteggere se stessi da una minaccia (o da ciò che pur non essendolo nella realtà, viene avvertito soggettivamente come tale), da una diretto attacco o da un tentativo di sottrazione o invasione di ciò che è considerato proprio e necessario alla sopravvivenza fisica o psicologica.
Osservando alla manifestazione di aggressività da parte di un gatto, è comunque del tutto errato interepretare il fenomeno come una duratura dichiarazione di inimicizia o guerra, perché -così come nel cane- l'aggressività si esprime in diverse situazioni ed esplica una funzione essenziale nella vita dell'animale. Oltre ad essere un acomportamento di difesa e di attacco, è presente anche nel gioco e nella sessualità.
CAUSE di nervosismo, minaccia e aggressività
PAURA. Trovandosi davanti ad un predatore fisicamente più grande di lui, il gatto quasi certamente fuggirà. Ma se ciò non dovesse accadere, saranno evidenti in lui segni di nervosismo. I gatti in genere non sprecano le proprie energie ingaggiando lotte con avversari più grandi di loro, quindi combattimenti che ritengono "persi in partenza", e in queste occasioni, preferiscono (molto saggiamente) scappare. Ma se si trovano stretti in un angolo, in assenza di una qualsiasi possibile via di fuga, minacceranno l'avversario con soffi ed anche sputi, fino ad arrivare all'attacco diretto.
CIBO. E' una delle cause che più frequentemente scatena aggressività. Si manifesta quando il gatto vuole difendere il proprio cibo o quando vuole accaparrarsi quello di qualcun altro. E' molto diffusa tra i randagi e tra i gatti che vivono nella stessa casa. In genere, se la gerarchia è chiara ed esiste un gatto riconosciuto come dominante, non ci saranno lotte. Ma se così non fosse, si assisterà spesso a esternazioni di minacce o a vere e proprie risse. Per ovviare a questo problema, è necessario che i gatti mangino ciascuno nella propria ciotolina e, meglio ancora, che mangino in ambienti separati, affinché tra l'altro consumino il pasto serenamente, soprattutto gli individui più sottomessi. Se invece il gatto ha comportamenti aggressivi verso un cane presente in casa (che mette, per esempio, il muso nella sua ciotola) per evitare eventuali attacchi, bisogna posizionare la ciotola in un luogo alto (o comunque un luogo dove il muso del cane non possa arrivare!)
DIFESA e DOMINIO del TERRITORIO: in questo caso l'aggressività si esprime per stabilire una gerarchia all'interno del territorio e per tenere lontani eventuali intrusi o pretendenti alla dominanza dello stesso. Si tratta di un comportamente aggressivo necessario alla sopravvivenza del gatto: il territorio ospita un determinato numero di prede di cui il gatto necessita per vivere. E' naturale che un gatto dominante in un territorio lo difenda da chi voglia surclassarlo, intimidendolo dapprima e poi aggredendolo se l'intimidazione non è stata sufficiente.  (Per approfondire l'argomento, "Il gatto ed il suo territorio"). Un gatto dal carattere estremamente dominante e territoriale può assumere atteggiamenti aggressivi anche verso il proprietario, che nascono sempre dalla stessa esigenza: confermare il proprio ruolo di "superiore". Ebbene, in questo caso potrà arrivare anche a sfidare i membri umani della famiglia, minacciandoli con uno sguardo fisso e inquietante, ostruendo talvolta il loro passaggio, e arrivando anche a mordere.
PROTEZIONE DEI CUCCIOLI da parte della MADRE: secondo l'etologo Konrad Lorenz, è raro trovare in natura una manifestazione di aggressività altrettanto determinata e coraggiosa: una gatta, racconta, ruscì a mettere in fuga perfino un orso, pur di tenerlo lontano dai suoi piccoli. In questo caso la madre attacca solo per difendere la prole. E' un tipo di aggressività presente anche nelle cagne, talvolta, ed è considerata, dato il fine per cui viene attivata, assolutamente "benigna". I gatti maschi, invece, talvolta uccidono i cuccioli di un rivale, o per difesa del proprio territorio o perché la gatta smetta di allattarli e possa generare cuccioli propri.
FRUSTRAZIONE: è un tipo molto particolare di aggressività, che si innesca quando il gatto è innervosito da qulacosa al di fuori della sua portata. Non potendolo raggiungere, il gatto sfoga la propria frustrazione su qualche oggetto o animale a lui più vicino. Un esempio potrebbe essere un gatto randagio che sosti o passi vicino alla sua finestra o sul ciglio della strada. Il gatto lo nota, lo considera un intruso sgradito sul suo territorio, ma non può dargli la lezione che, secondo la sua opinione felina, questo intruso merita. Inizia quindi a mordere o graffiare qualche oggetto o animale a lui vicino, per scaricare aggressività o ansia, che ormai è stata provocata. Tale tipo di comportamento viene definito "aggressivià riflessa".
Vi sono poi altre manifestazioni di aggressività, quali quella predatoria (per approfondire, "Il gatto: il cacciatore perfetto..."); quella giocosa, visibile nei cuccioli non ancora adulti durante i loro inseguimenti e le loro lotte ludiche; quella che si presenta durante il periodo dell'accoppiamento e dopo l'atto sessuale tra maschio e femmina, più precisamente della femmina verso il maschio, e quella che viene definita "sindrome del morso e della carezza", tipicamente felina e particolarmente sorprendente (per approfondire questo argomento,interessante soprattutto per le sorti delle mani e delle braccia dei proprietari, clicca qui).
SEGNALI di nervosismo, minaccia e aggressività
- Il gatto agita nervosamente la coda, talvolta in maniera ritmica e scandita. (Nota: per questo motivo il gatto era chiamato dagli antichi Greci "ailuros", cioè "colui che agita la coda", da cui il termine "ailurofobia" per indicare l'incontrollabile paura di cui soffrono alcune persone nei confronti di questo piccolo felino..."Chi ha paura del gatto?" è un articolo dedicato all'argomento)
- il gatto inarca la schiena e solleva il pelo. Lo fa per diventare più grosso fisicamente e incutere in tal modo paura nell'avversario
- il gatto gonfia il pelo della coda e la irrigidisce, piegandone la punta. E' un segnale evidentissimo di aggressività ed estrema irritazione.
- il gatto tira indietro le orecchie, che restano appiattite sulla testa, e tende i baffi
- il gatto, se è spaventato, indietreggia e si accovaccia, in genere in un angolo o un luogo dove si sente protetto.
- il gatto soffia e sputa: è una minaccia molto chiara
- l'ultimo avvertimento, in genere, prima dell'attacco è un tipico ringhio dal tono basso, una sorta di ruggito profondo, come trattenuto all'interno del corpo.
- il gatto, se dominante, guarderà fisso negli occhi l'avversario e poi procederà lentamente ma con molta sicurezza verso di lui. In prossimità dell'altro alzerà la zampa e la manterrà alzata, prima di decidere quando colpire.
Video allegati:
1. Esemplare manifestazione di minaccia e attacco da parte di un bellissimo gattino bianco ... quasi un "posseduto"!

23 Settembre 2009