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venerdì 2 giugno 2017

Chi ha paura del gatto?

Chi ha paura del gatto?

L’ “ailurofobia”: una strana parola per indicare la fobia verso i gatti. Ma superarla è possibile. Questa volta è il caso di parlare di "human mind".

Adriana Silvestro


La fobia in genere viene definita come una paura persistente ed irragionevole che scaturisce dalla presenza o anche solo dall’attesa di una situazione o di un oggetto. Il genere umano ha sviluppato innumerevoli tipi di fobie. Esiste, per esempio, la “topofobia” che non è, come si potrebbe pensare, la paura dei topi (quella si chiama “musofobia”!… Forse chi ne soffre non sopporta nemmeno la vista del mouse del Pc!), ma la paura di un luogo specifico.
 
La paura dei gatti è invece chiamata “ailurofobia”, dal greco “ailuros” che significava appunto “gatto” -letteralmente “colui che agita la coda” (ma non la agita più il cane, ci chiedevamo?)- Comunque, per gli antichi Greci, il gatto era “colui che agita la coda” – quando è nervoso, soprattutto. Tale fobia rientra nell’ambito più vasto della “zoofobia”, cioè della paura degli animali in genere. Delle persone che ne soffrono il 95% sono donne (!).
 
Molto spesso le persone che soffrono della paura dei gatti hanno subito un trauma durante l’infanzia, cioè sono stati improvvisamente aggrediti da un gattino, magari innervosito dalle carezze poco “sapienti” di un bimbo. In questi casi, però, non si può parlare di paura del tutto “immotivata”. La celebre attrice Jodie Foster, per esempio, da bambina fu aggredita e anche azzannata (ma senza “stretta”, se no probabilmente non sarebbe ancora fra noi…) da un leone durante le riprese del film “Napoleon and Samantha”. Da allora non sopporta la vista di nessun felino. Ci sembra comprensibile, visto che si salvò quasi per miracolo.
(Anche se un gatto non è un leone! N.d.r.)
Altre volte, la paura dei gatti, è trasmessa dai genitori ai bambini. Gli stessi adulti, preoccupati che il gatto possa fare male al bambino, lo cacciano via come qualcosa di temibile. Da questi comportamenti assimilati dai genitori, può nascere e radicarsi una reale fobia per i gatti  in età adulta. Addirittura, può capitare che una paura si sviluppi dalla lettura di una favola dove ci sia un gatto particolarmente “cattivo” (che in genere è molto umanizzato ed è molto poco gatto, come accade purtroppo in tante favole) o, comunque, da qualsiasi tipo di racconto o aneddoto che generi ansia verso questo animale.
 
Ma talvolta le cause delle fobie non sono così chiaramente individuabili. Le teorie che spiegano le possibili cause dell’insorgere di una fobia sono varie e complesse, soprattutto quelle psicoanalitiche. L’importante è comunque sapere che è del tutto inutile dire ad una persona che ha paura dei gatti: “Non ti preoccupare… Non fa niente…E’ un micio buonissimo.. Non ha mai graffiato nessuno” ecc. ecc. Perché la risposta, ove non vi sia direttamente la fuga, sarà quasi certamente: “Sì, ma io ho paura lo stesso: è più forte di me”. La fobia è un sentimento del tutto irrazionale che, proprio per questo,“non conosce ragioni”. E va compreso e rispettato. Anche perché è un sentimento doloroso.
 
In genere le persone che soffrono di questo disturbo, evitano le occasioni e i luoghi in cui l’oggetto della paura, cioè il gatto, potrebbe essere presente. Una persone che ha una reale paura dei gatti eviterà di andare in casa di persone che li hanno, per esempio. Si può addirittura arrivare ad evitare di guardare un oggetto che lo evochi: una fotografia, una statuetta, un film, un pupazzetto. O non percorrere una strada, perché “lì ci sono i gatti”. Insomma: la psiche organizza una solida strategia per evitare qualsiasi luogo in cui si potrebbe incontrare l' "oggetto" tanto temuto.
 
Come si guarisce dalla fobia dei gatti?
 
Innanzitutto, se la paura è insorta in seguito ad un evento traumatico, il consiglio è quello di cercare di rievocarne il ricordo gradualmente. Forse non sarà un’operazione completamente indolore, ma con un po’ di pazienza, quell’evento sarà sempre maggiormente delimitato e razionalizzato e non costituirà più un blocco insuperabile nella nostra psiche.
Un altro consiglio è quello di conoscere l’oggetto della paura: leggere libri sui gatti, guardare fotografie, capire il loro comportamento, ascoltare chi ne parla. Cercare insomma di fare diventare il gatto un essere “noto” e familiare e, soprattutto, iniziare a conoscerlo per quello che è e non per quello che è diventato solo nella nostra mente.
L’ideale sarebbe non alzarsi e scappare via appena un gatto appare da qualche parte, ma riuscire a guardarlo: incuriosirsi, invece di temere senza conoscere.
Si possono anche fare delle lezioni terapeutiche per guarire da questa paura che consistono nel maneggiare dapprima oggetti che ricordano un gatto, fino ad arrivare, un po’ alla volta, a tenerne uno vero in braccio.
 
Si può convivere anche tutta la vita con la fobia dei gatti. Come con qualsiasi altra fobia, del resto. Ma è assai antieconomico, in termini di benessere della psiche. Nel caso dei gatti, poi, è un vero peccato, perché sono degli animali affascinanti e assai saggi. Per esempio, non sprecherebbero mai le loro preziosissime energie per aggredire qualcuno che non li minaccia. E qualora si sentissero minacciati, l’aggressione sarebbe sempre l’ultima delle loro scelte. Finché possono scappare, i gatti scappano. In genere i gatti soffiano solo quando si sentono stretti in un angolo da un predatore minaccioso e più grande di loro. O per proteggere il cibo e la prole. In un certo senso, amministrano le loro energie in modo molto più saggio, razionale e fruttuoso di molti umani. (E c’è molto da imparare da loro…). Ma potrebbe capitare, per esempio, che vi innamoriate di un convinto gattofilo. Be', in questo caso, se soffrite di "ailurofobia",  dovrete correre ai ripari. E' quasi certo che nessun "convinto gattofilo" si separerà mai dai suoi adorati felini. Anche l'amore, come la fobia, non conosce ragioni!
 

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