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lunedì 28 agosto 2017

Animali utili o dannosi ?

UUn tempo, l’uomo era solito



suddividere gli animali in due

sole grandi categorie: gli

organismi utili, dai quali si poteva

trarre un qualsiasi beneficio

(carne, latte, uova, pelle o anche

svago e compagnia) e quelli

nocivi o dannosi, che

pregiudicavano direttamente o

indirettamente le attività umane.

Tutti gli altri animali, che non

interessavano economicamente,

erano pressoché ignorati, tanto

che per molto tempo non

vennero descritti e individuati

con un nome comune. Tra i

nocivi, nelle nostre zone furono

perseguitati sin dall’antichità i grandi

predatori, come il lupo o l’orso ma anche i

carnivori di minori dimensioni, quali la volpe,

i mustelidi, i rapaci. Essi scomparvero o si

ridussero notevolmente, uccisi da fucilate,

trappole ed esche avvelenate. I nostri fiumi

persero allora i giochi delle lontre, i nostri

boschi l’ululato del lupo e la veloce corsa

della lince, le nostre montagne il volo planato

dei grandi rapaci, come il gipeto. Anche

animali meno vistosi, come i serpenti, sono

stati a lungo perseguitati: ignoranza,

superstizione e paura hanno colpito per

lungo tempo vipere, colubri, biacchi, bisce

ed addirittura orbettini. Solamente negli

ultimi decenni, la comprensione degli

equilibri naturali ed il diffondersi di una

maggiore sensibilità ambientale hanno fatto


complesso tessuto degli ecosistemi, poiché
per esempio i predatori svolgono un ruolo
importantissimo nel mantenimento degli
equilibri ecologici e nel controllo delle
popolazioni di erbivori. Tuttavia, per alcune
specie era ormai troppo tardi. Al momento
attuale, grazie al mutato clima generale,
assistiamo da un lato ad un ritorno
spontaneo di alcune specie (come il lupo),
dall’altro a estese campagne di
reintroduzione (è il caso del gipeto). Ma la
grande sfida, la competizione che la nostra
specie conduce da secoli, è specialmente
rivolta verso organismi più piccoli, ma più
numerosi e pericolosi: sono quelle specie che
il grande entomologo francese Henri Fabre
chiamava ‘les ravageurs’ cioè i devastatori.
Nei secoli scorsi, le coltivazioni ed i raccolti
erano soggetti agli attacchi di numerose
specie di insetti: un’intera annata di lavoro e



intendere che tutti gli organismi sono

elementi fondamentali ed indispensabili nel


Biscia dal collare o Natrice.

Questo rettile, ormai raro e localizzato, è

strettamente legato all’acqua, come recita il

nome stesso. Nell’acqua la Natrice nuota

agilmente, sia in superficie che sotto e caccia

piccoli pesci, anfibi e larve di insetti.

I serpenti sono tra gli animali più detestati.

Spesso sul loro conto si raccontano anche un

mucchio di cose non vere. In realtà i serpenti


fatica poteva essere vanificata dall’attività di
questi organismi, che colpivano non solo le
aree coltivate ma anche il materiale già
immagazzinato. Tra i gruppi che possiamo
ricordare, i coleotteri, principalmente con le
famiglie dei Crisomelidi, dei Curculionidi,
degli Elateridi e degli Scarabeidi. La dorifora,
proveniente dagli Stati Uniti, si è rapidamente
espansa in Europa, creando in passato gravi
danni alle coltivazioni di patate, mentre altri
generi attaccano i campi di cereali. I
lepidotteri, o farfalle, annoverano al loro
interno numerose specie dannose in
agricoltura: in questi casi, sono le fasi larvali,
o bruchi, che defogliano le piante o
attaccano i frutti. Gli afidi colpiscono i
vegetali direttamente succhiandone i liquidi
vitali ma soprattutto trasmettendo e
diffondendo numerose malattie virali, quali la
malattia dell’arrotolamento delle foglie. La
voracità delle locuste, ortotteri, ha valso loro
addirittura il dubbio merito di rappresentare
una delle piaghe d’Egitto; anche se nelle
regioni temperate rappresentano un
problema minore, esse affliggono ancora
oggi numerose aree, per esempio dell’Africa.
I magazzini di derrate alimentari ed i mulini
sono stati spesso danneggiati seriamente da
altre specie, per esempio coleotteri della
famiglia dei Tenebrionidi. Altri gruppi
rappresentano un pericolo per la salute
dell’uomo e degli animali domestici. I ditteri,

SCHEDA F10



Foto:
rappresentano un anello importantissimo della

catena biologica e la loro presenza permette di

controllare numericamente molte specie,

topolini, insetti, che in sovrannumero sarebbero

dannosi per le attività umane e per l’ambiente.


per esempio, come mosche, tafani e zanzare,

sono responsabili della trasmissione di

numerose infermità. Alcune specie

parassitano negli stadi larvali i tessuti viventi

di bovini ed ovini (ed in alcune regioni anche

umani), come l’ipoderma che perfora il cuoio

delle mucche e si insedia nella regione

sottocutanea sino alla maturazione,

provocando una malattia detta miasi. Altri

ditteri, in particolare i Culicidi o zanzare, sono

vettori di malattie un tempo diffuse in quasi

tutta l’Europa, come la malaria. Contro tutti

questi organismi l’uomo combatte da sempre

una lotta senza quartiere e spesso dall’esito

incerto. Negli ultimi decenni, con

l’introduzione e l’impiego massiccio di

prodotti chimici in agricoltura, come gli

insetticidi ed in genere i biocidi, l’incidenza di

questi ‘nemici’ si è notevolmente ridotta.

Tuttavia, molte altre specie hanno pagato

duramente il costo di questa nostra battaglia:

abbiamo condotto alla rarefazione ed alla

scomparsa numerose specie ‘innocue’,

distruggendo intere catene alimentari. Nelle

calde sere estive è ormai una rarità osservare

il lento volo di un cervo volante o di altri

grandi coleotteri mentre nelle nostre pianure

sono pressoché scomparse le farfalle eccetto

poche, banali specie. Addirittura, nei piccoli

orti artigianali, ci ostiniamo a combattere

qualunque forma di vita ‘non autorizzata’:

siamo sicuri che sia meglio produrre e

consumare verdura e frutta perfette ma

cresciute grazie a superdosaggi di sostanze

chimiche, piuttosto che tollerare il lavoro di




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