UUn tempo, l’uomo era solito
suddividere gli animali in due
sole grandi categorie: gli
organismi utili, dai quali si poteva
trarre un qualsiasi beneficio
(carne, latte, uova, pelle o anche
svago e compagnia) e quelli
nocivi o dannosi, che
pregiudicavano direttamente o
indirettamente le attività umane.
Tutti gli altri animali, che non
interessavano economicamente,
erano pressoché ignorati, tanto
che per molto tempo non
vennero descritti e individuati
con un nome comune. Tra i
nocivi, nelle nostre zone furono
perseguitati sin dall’antichità i grandi
predatori, come il lupo o l’orso ma anche i
carnivori di minori dimensioni, quali la volpe,
i mustelidi, i rapaci. Essi scomparvero o si
ridussero notevolmente, uccisi da fucilate,
trappole ed esche avvelenate. I nostri fiumi
persero allora i giochi delle lontre, i nostri
boschi l’ululato del lupo e la veloce corsa
della lince, le nostre montagne il volo planato
dei grandi rapaci, come il gipeto. Anche
animali meno vistosi, come i serpenti, sono
stati a lungo perseguitati: ignoranza,
superstizione e paura hanno colpito per
lungo tempo vipere, colubri, biacchi, bisce
ed addirittura orbettini. Solamente negli
ultimi decenni, la comprensione degli
equilibri naturali ed il diffondersi di una
maggiore sensibilità ambientale hanno fatto
complesso tessuto degli ecosistemi, poiché
per esempio i predatori svolgono un ruolo
importantissimo nel mantenimento degli
equilibri ecologici e nel controllo delle
popolazioni di erbivori. Tuttavia, per alcune
specie era ormai troppo tardi. Al momento
attuale, grazie al mutato clima generale,
assistiamo da un lato ad un ritorno
spontaneo di alcune specie (come il lupo),
dall’altro a estese campagne di
reintroduzione (è il caso del gipeto). Ma la
grande sfida, la competizione che la nostra
specie conduce da secoli, è specialmente
rivolta verso organismi più piccoli, ma più
numerosi e pericolosi: sono quelle specie che
il grande entomologo francese Henri Fabre
chiamava ‘les ravageurs’ cioè i devastatori.
Nei secoli scorsi, le coltivazioni ed i raccolti
erano soggetti agli attacchi di numerose
intendere che tutti gli organismi sono
elementi fondamentali ed indispensabili nel
Biscia dal collare o Natrice.
Questo rettile, ormai raro e localizzato, è
strettamente legato all’acqua, come recita il
nome stesso. Nell’acqua la Natrice nuota
agilmente, sia in superficie che sotto e caccia
piccoli pesci, anfibi e larve di insetti.
I serpenti sono tra gli animali più detestati.
Spesso sul loro conto si raccontano anche un
mucchio di cose non vere. In realtà i serpenti
fatica poteva essere vanificata dall’attività di
questi organismi, che colpivano non solo le
aree coltivate ma anche il materiale già
immagazzinato. Tra i gruppi che possiamo
ricordare, i coleotteri, principalmente con le
famiglie dei Crisomelidi, dei Curculionidi,
degli Elateridi e degli Scarabeidi. La dorifora,
proveniente dagli Stati Uniti, si è rapidamente
espansa in Europa, creando in passato gravi
danni alle coltivazioni di patate, mentre altri
generi attaccano i campi di cereali. I
lepidotteri, o farfalle, annoverano al loro
interno numerose specie dannose in
agricoltura: in questi casi, sono le fasi larvali,
o bruchi, che defogliano le piante o
attaccano i frutti. Gli afidi colpiscono i
vegetali direttamente succhiandone i liquidi
vitali ma soprattutto trasmettendo e
diffondendo numerose malattie virali, quali la
malattia dell’arrotolamento delle foglie. La
voracità delle locuste, ortotteri, ha valso loro
addirittura il dubbio merito di rappresentare
una delle piaghe d’Egitto; anche se nelle
regioni temperate rappresentano un
problema minore, esse affliggono ancora
oggi numerose aree, per esempio dell’Africa.
I magazzini di derrate alimentari ed i mulini
sono stati spesso danneggiati seriamente da
altre specie, per esempio coleotteri della
famiglia dei Tenebrionidi. Altri gruppi
rappresentano un pericolo per la salute
dell’uomo e degli animali domestici. I ditteri,
SCHEDA F10
rappresentano un anello importantissimo della
catena biologica e la loro presenza permette di
controllare numericamente molte specie,
topolini, insetti, che in sovrannumero sarebbero
dannosi per le attività umane e per l’ambiente.
per esempio, come mosche, tafani e zanzare,
sono responsabili della trasmissione di
numerose infermità. Alcune specie
parassitano negli stadi larvali i tessuti viventi
di bovini ed ovini (ed in alcune regioni anche
umani), come l’ipoderma che perfora il cuoio
delle mucche e si insedia nella regione
sottocutanea sino alla maturazione,
provocando una malattia detta miasi. Altri
ditteri, in particolare i Culicidi o zanzare, sono
vettori di malattie un tempo diffuse in quasi
tutta l’Europa, come la malaria. Contro tutti
questi organismi l’uomo combatte da sempre
una lotta senza quartiere e spesso dall’esito
incerto. Negli ultimi decenni, con
l’introduzione e l’impiego massiccio di
prodotti chimici in agricoltura, come gli
insetticidi ed in genere i biocidi, l’incidenza di
questi ‘nemici’ si è notevolmente ridotta.
Tuttavia, molte altre specie hanno pagato
duramente il costo di questa nostra battaglia:
abbiamo condotto alla rarefazione ed alla
scomparsa numerose specie ‘innocue’,
distruggendo intere catene alimentari. Nelle
calde sere estive è ormai una rarità osservare
il lento volo di un cervo volante o di altri
grandi coleotteri mentre nelle nostre pianure
sono pressoché scomparse le farfalle eccetto
poche, banali specie. Addirittura, nei piccoli
orti artigianali, ci ostiniamo a combattere
qualunque forma di vita ‘non autorizzata’:
siamo sicuri che sia meglio produrre e
consumare verdura e frutta perfette ma
cresciute grazie a superdosaggi di sostanze
chimiche, piuttosto che tollerare il lavoro di
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