alimentazione
vegetariana
BUON CIBO NON MENTE
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una inutile carneficina
PROF. ARMANDO D'ELIA
Intervento del prof. Armando D'Elia - settembre 1997
al VI Congresso Vegetariano di Bussolengo
al VI Congresso Vegetariano di Bussolengo
«Moltissimi sono gli animali che forniscono
all'uomo le proteine della loro carne a scopo alimentare. Tali proteine
creano indubbiamente nell'uomo aggressività, violenza, odio e
insensibilità morale; si può pertanto affermare che la carne influisce
negativamente sul comportamento umano. Al contrario, il vegetariano crea
le basi per un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza,
socievolezza e condivisione. Oggi, le affermazioni e le intuizioni di
grandi uomini contrarie al ricorso alle proteine della carne possono
avvalersi anche della chimica dei neurotrasmettitori e della
neurorobiologia, discipline scientifiche che spiegano come, e per
effetto di quali alimenti, si creano determinati comportamenti
nell'uomo. Conseguentemente, noi possiamo oggi operare con accresciuta
sicurezza delle scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed
evitando altri.
Occorre, fra l'altro, respingere l'affermazione che
la violenza è insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e
cattivo, ma può diventarlo con l'alimentazione carnivora.
AGGRESSIVITA'
Le conseguenze delle proteine della carne sul comportamento umano
Le conseguenze delle proteine della carne sul comportamento umano
Le proteine animali indicate commercialmente come
"carne" sono quelle del tessuto muscolare di vertebrati terricoli i cui
cadaveri l'uomo utilizza a scopo alimentare. In particolare si tratta di
bovini: (bue, bufalo, bisonte); cervo, capriolo, daino, renna;
cammello. alce, dromedario; capra, pecora; asino, cavallo; lepre,
coniglio; riccio di terra, ippopotamo, canguro, suini (maiale,
cinghiale, etc.). L'uomo utilizza, a scopo alimentare, anche la "carne"
di vertebrati non terricoli: quelle dei pesci (il pesce, non
dimentichiamo, e "carne di pesce") e di altri animali acquatici (balena,
rana), nonché le carni di uccelli (pollame, anatra, tacchino, struzzo,
cacciagione varia).
Ma l'uomo che mangia carne infierisce, uccidendoli e
poi mangiandoli, su molti animali invertebrati, come: molluschi (polpo,
seppia, calamaro, patella, chiocciola, ostrica, mitilo, dattero di
mare, cardio, manicaio, cappa lunga, folode, sigaro di mare, vongola),
crostacei (gambero di fiume, gambero di mare, aragosta, scampo, gammano,
granchio di mare, cancro, squilla, mala, grancevola), echinodermi
(riccio di mare, trepangoloturia) Tale prelievo di proteine dal mondo
animale costituisce una autentica carneficina, che non solo non è
necessaria, non solo è eticamente riprovevole, ma che è anche
apportatrice di stati patologici fisici, dovuti alla conseguente
tossiemia (sino al cancro), e psichici (a causa dell'aggressività che
induce nel comportamento).
IO LO PREFERISCO VIVO, E TU?
Di solito si intende per "carne" il tessuto
muscolare (sempre contenente dei grassi "saturi", cioè della peggiore
qualità). Ma mangia carne anche chi mangia il fegato o le cosiddette
"animelle" (pancreas, timo e ghiandole salivari) o il rene (rognone) o
il cervello, organi non costituiti da tessuto muscolare; così pure
mangia carne chi mangia la cosiddetta "trippa" (che è una parte del
complesso stomaco dei ruminanti), oppure gli "insaccati", come la coppa,
il cotechino, la mortadella. il prosciutto, il salame, il würstel, lo
zampone, ecc. Così ancora, mangia carne chi mangia la lingua o i muscoli
della coda di bovini, oppure salsiccia o bresaola o pancetta, etc. E
mangia carne anche chi mangia il caviale, la bottarga o (come in Cina)
la carne di cane, o la cosiddetta "corata" o la pagliata . Insomma, uno
spaventoso massacro, un autentico grande olocausto.
Questo immane prelievo, a scopo alimentare, di
proteine dal mondo animale influisce profondamente sul comportamento
umano. In linea generale, in condizioni di vita naturale, gli animali
carnivori sono feroci ed aggressivi, mentre quelli non carnivori sono
pacifici e socievoli. Un'altra facile constatazione: la graduale
riduzione dell'aggressività dell'uomo a misura che esso passa da una
dieta comprendente molta carne ad una dieta che esclude i cibi
iperproteici ed in particolare la carne. È noto anche che i cani,
sebbene in natura siano carnivori, se si vuole che montino con efficacia
la guardia ed aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere
alimentati con razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se
si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche
molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni di carne,
utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e
insensibilità morale.
Nell'Iliade di Omero si narra di feste a base di
carne, alle quali prendevano parte i guerrieri, tra una battaglia e
l'altra. Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di
carne si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e
di guerre fratricide, i mandanti di assassini, gli schiavisti, mentre
coloro che si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento
mite. Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l'orso, se
era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva oltremodo
irrequieto e pericoloso. Si può quindi affermare che l'"igiene fisica è
anche igiene mentale", come sosteneva J. Dalemont, descrivendo la storia
dell'alimentazione umana nel suo lavoro Manuale d'igiene mentale. È
nota l'espressione "la carne mi dà la carica", usata da chi vuole
giustificarne l'uso alimentare, dato che questa società, basata sulla
competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull'arrivismo,
esige dall'individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada.
I suddetti succinti riferimenti sociobiologici consentono già di poter
affermare con sufficiente sicurezza che LA CARNE INFLUISCE NEGATIVAMENTE
SUL COMPORTAMENTO UMANO.
Tanto si può affermare in quanto effettivamente
l'uomo è un animale influenzabile, come tutti possono constatare, da
diversi fattori ambientali, ma "in primis" da quello alimentare; il
grande Ludwig Feuerbach, nel lontano 1855, sintetizzò tale grande verità
nella famosa frase: "Der Mann ist was er isst" (L'UOMO E' QUEL CHE
MANGIA). Ma, oltre un secolo prima, nel 1728, un grande studioso
italiano, Bartolomeo Beccari (medico, chimico, professore di chimica
all'Università di Bologna) aveva sentenziato: "Quid aliud sumus, nisi it
unde alimur?" (Cosa altro siamo se non quello che mangiamo?) esprimendo
lo stesso concetto che tanto tempo dopo avrebbe espresso Feuerbach. E
non e un caso che questi due grandi pensatori siano stati vegetariani.
Il Beccari, tra l'altro, è lo scopritore del glutine e della isovalenza
tra le proteine vegetali e quelle animali.
Il Cibo spazzatura
L'uomo non e un semplice tubo digerente da riempire
con cibi vari. L'uomo è un essere pensante, il cui cervello è un organo
che, come tutti gli altri organi del corpo, deve essere nutrito con il
materíale che occorre al suo metabolismo e che gli porta la corrente
sanguigna. E poiché noi oggi mangiamo in gran parte cibi prodotti dalle
industrie alimentari, vendute solo a scopo di profitto e non tenendo in
alcun conto le nostre autentiche necessità alimentari naturali, si può
affermare che, come la medicina ufficiale è condizionata e finanziata
dall'industria farmaceutica, così la cosiddetta "scienza
dell'alimentazione è completamente nelle mani dell'industria chimica del
cibo. Tale industria, in notevole parte, cerca di smerciare autentici
"cibi spazzatura", soprattutto quelli a base di proteine della carne,
servendosi anche del potente ausilio dei mass-media.
Succede, quindi, che un'accettazione acritica di
tali attività degli industriali alimentari, si traduce inevitabilmente,
sul piano pratico in comportamenti violenti nei riguardi dei nostri
simili e degli altri esseri viventi. a causa dell'aggressività indotta
dal cibo cadaverico. Già il grande Giovenale (Satira X, 512) circa venti
secoli fa aveva sentenziato, con una massima eterna, la stretta
dipendenza della sanità della mente da quella del corpo: "Mens sana in corpore sano".
La mente, quindi, non può essere sana se non è sano il corpo, il che,
in termini pratici, significa che occorre dare alla salute del corpo la
priorità, essendo essa "conditio sine qua non" per la salute
mentale. Molto più tardi, nel XVII secolo, un'altra voce autorevole,
quella del filosofo inglese John Locke, nella sua opera Pensieri
sull'educazione (1693) sottolineava la validità dell'assioma di
Giovenale, cioè la dipendenza della sanità della mente da quella del
corpo.
Il Vegetarismo disintossica e purifica
Da quanto precede deriva la grande importanza del
vegetarismo (nella accezione, beninteso, derivante da una giusta
valutazione dell'origine etimologica del termine) il quale,
disintossicando il corpo, purifica anche il sangue che nutre il
cervello; il pensiero, di conseguenza, si fa più lucido e penetrante. Ne
consegue una vera e propria "dilatazione della mente", aumenta la
capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro intellettuale e a
quello fisico e si instaura un atteggiamento caratterizzato da
tolleranza, mitezza, disponibilità al dialogo sereno, alla ricerca di
soluzioni pacifiche delle vertenze, all'amore, alla socievolezza, alla
condivisione. L'attività elettrica del cervello, rivelata
elettroencefalograficamente (EEG), ha evidenziato che l'alimentazione
vegetariana induce il cosiddetto "ritmo alfa", che è espressione di uno
stato di rilassamento neuromuscolare non solo del cervello, ma di tutto
l'organismo.
Leadbeater sostiene che tale indagine scientifica
comprova la benefica azione del vegetarismo sul comportamento, in quanto
vi apporta una sensazione di benessere "analogo allo stato di
meditazione sulle realtà più profonde". Ecco perché gli uomini più
intelligenti, più colti, più aperti, più tolleranti del mondo, di tutti i
tempi si annoverano tra i vegetariani, in tutti i campi dello scibile:
nelle scienze, nella filosofia, nell'arte. nella letteratura, nella
medicina, etc. È ovvio, quindi, che se il sangue che nutre il cervello
vi porta i cataboliti della carne, la fisiologia cerebrale ne resterà
influenzata ed il comportamento, invece, sarà caratterizzato - ripetiamo
- da intolleranza, tendenza alla litigiosità e all'aggressività: al
posto dell'amore, l'odio; al posto della convivialità e della unione, la
separazione, l'annullamento della socialità, la violenza. L'uomo è,
così, cacciato nella asocialità e in un feroce individualismo.
IL POTERE: Divide et Impera!
È ciò che vuole il potere: "Divide et impera!"
Ecco perché il potere (che sa manovrare l'arma alimentare per influire,
con essa, sul comportamento umano e orientarlo verso ciò che fa più
comodo ai detentori del potere) fa di tutto per indurci a mangiare cibi
morti, avvelenati e quindi intossicanti, soprattutto la carne. Il
bersaglio è infatti, in ultima analisi, il cervello, che si vuole
rendere incapace di capire. In conclusione, mentre il vegetarismo
favorisce le più eccelse facoltà cognitive e aumenta la quantità di
serotonina, un pasto ricco di proteine della carne riduce la presenza di
triptofano nel cervello e, conseguentemente, determina uno stato di
aggressività, di ansia, di propensione alla lotta, favorendo
comportamenti dannosi all'individuo e alla società. La scelta degli
alimenti influenza, quindi, il comportamento e le emozioni. La
serotonina si è meritata l'appellativo di "sonnotonina", in virtù della
sua particolare capacità di produrre sonno. Da parte di alcuni
"nutrizionisti" contrari al vegetarismo (per vari motivi, leciti o
inconfessabili) si cerca di sostenere che l'aggressività non e
determinata dalle proteine della carne, ma sarebbe insita nella natura
umana; affermazione assurda, giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo,
ma lo può diventare proprio con l'alimentazione carnea. Il noto
antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani ci dice al riguardo: "È un
alibi rinviare l'aggressività alla natura; un alibi che la nostra
società cerca di fornire a sé stessa per scaricarsi di molte
responsabilità". In realtà, nessun uomo nasce "cattivo". Se così fosse,
l'aggressività sarebbe universale, cosa che l'antropologia smentisce.
Sono esistite, ed esistono ancora, società che
hanno sviluppato culture assolutamente non violente. Per esempio, certe
tribù dell'Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli
Indios Piaroa in Venezuela, hanno costruito società molto pacifiche,
volte alla cooperazione, non c'è traccia di aggressività nell'educazione
dei loro bambini ed i giochi infantili rispecchiano l'equilibrio del
sistema: sono fatti di danze, canti, amore. L'odio è sconosciuto ed è
risaputo che queste popolazioni sono vegetariane. Quale migliore prova
che l'alimentazione forgia il carattere? Non va dimenticato che i
potenti ci tenevano a manifestare la loro pretesa "superiorità"
praticando ed esibendo un carnivorismo deciso poiché, secondo loro, la
carne, simbolo alimentare della violenza, doveva rappresentare
l'irrinunciabile distintivo dei forti. Ma per mangiare carne occorre che
in precedenza ci sia stato un atto violento culminato nell'uccisione di
un animale; quindi il consumo di carne, essendo basato su un assassinio
non può che essere associato alla violenza e alla forza bruta. Al
contrario, il vegetarismo richiama la stabilità, la tranquillità, la
serenità del mondo vegetale che, nella sua possente nobiltà, trae dalla
madre terra vita e forza per farne dono all'umanità.
Il Vegetarisdmo e il corretto rapporto CALCIO/FOSFORO
Il prof. Carlo Sirtori, noto clinico e scienziato,
ha messo giustamente in luce che il ricorso alle proteine della carne da
parte dell'uomo crea aggressività perché nella carne il calcio ed il
fosforo sono presenti nel rapporto di 1 parte di calcio contro 50 di
fosforo. Mangiando carne si introduce, quindi, un eccesso di fosforo,
innaturale per l'uomo, nel cui latte il rapporto calcio/fosforo è di 2 a
1. "Questo fatto" commenta Sirtori "comporta una caduta del tasso di
calcio, con conseguente instaurazione, nel comportamento umano, di
irritabilità e di aggressività, che nei bambini può provocare delle
crisi convulsive." Nel 1992 ai marines americani che si preparavano ad
entrare in azione durante la famosa "Guerra del Golfo" furono fatti
pervenire, in aggiunta alle "normali" e già abbondanti razioni di carne,
50.000 tacchini. Motivo: "Sono soldati e devono mangiare molta carne."
In altri termini: "Devono aggredire e la carne serve per renderli
aggressivi." Termino questo mio intervento citando la nota frase del
fisiologo Jacopo Moleschott, che conferma l'aggressività indotta dalla
carne: "L'irlandese, finché si nutrirà di patate, sarà sottomesso
dall'inglese che mangia beef-steak e roast-beef."»
(Prof. Armando D'Elia)
Disclaimer: tutte le notizie riportate
sull'alimentazione vegetariana sono state reperite in rete e sono
riportate a titolo esclusivamente informativo, non intendendo in alcun
modo sostituirsi a indicazioni di natura medica e/o dietologica.
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