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lunedì 3 giugno 2019

una inutile carneficina

alimentazione
vegetariana

BUON CIBO NON MENTE

 



una inutile carneficina




PROF. ARMANDO D'ELIA



Intervento del prof. Armando D'Elia - settembre 1997
al VI Congresso Vegetariano di Bussolengo

«Moltissimi sono gli animali che forniscono all'uomo le proteine della loro carne a scopo alimentare. Tali proteine creano indubbiamente nell'uomo aggressività, violenza, odio e insensibilità morale; si può pertanto affermare che la carne influisce negativamente sul comportamento umano. Al contrario, il vegetariano crea le basi per un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, socievolezza e condivisione. Oggi, le affermazioni e le intuizioni di grandi uomini contrarie al ricorso alle proteine della carne possono avvalersi anche della chimica dei neurotrasmettitori e della neurorobiologia, discipline scientifiche che spiegano come, e per effetto di quali alimenti, si creano determinati comportamenti nell'uomo. Conseguentemente, noi possiamo oggi operare con accresciuta sicurezza delle scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed evitando altri.

Occorre, fra l'altro, respingere l'affermazione che la violenza è insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con l'alimentazione carnivora.



AGGRESSIVITA'
Le conseguenze delle proteine della carne sul comportamento umano

Le proteine animali indicate commercialmente come "carne" sono quelle del tessuto muscolare di vertebrati terricoli i cui cadaveri l'uomo utilizza a scopo alimentare. In particolare si tratta di bovini: (bue, bufalo, bisonte); cervo, capriolo, daino, renna; cammello. alce, dromedario; capra, pecora; asino, cavallo; lepre, coniglio; riccio di terra, ippopotamo, canguro, suini (maiale, cinghiale, etc.). L'uomo utilizza, a scopo alimentare, anche la "carne" di vertebrati non terricoli: quelle dei pesci (il pesce, non dimentichiamo, e "carne di pesce") e di altri animali acquatici (balena, rana), nonché le carni di uccelli (pollame, anatra, tacchino, struzzo, cacciagione varia).

Ma l'uomo che mangia carne infierisce, uccidendoli e poi mangiandoli, su molti animali invertebrati, come: molluschi (polpo, seppia, calamaro, patella, chiocciola, ostrica, mitilo, dattero di mare, cardio, manicaio, cappa lunga, folode, sigaro di mare, vongola), crostacei (gambero di fiume, gambero di mare, aragosta, scampo, gammano, granchio di mare, cancro, squilla, mala, grancevola), echinodermi (riccio di mare, trepangoloturia) Tale prelievo di proteine dal mondo animale costituisce una autentica carneficina, che non solo non è necessaria, non solo è eticamente riprovevole, ma che è anche apportatrice di stati patologici fisici, dovuti alla conseguente tossiemia (sino al cancro), e psichici (a causa dell'aggressività che induce nel comportamento).



IO LO PREFERISCO VIVO, E TU?

L'orrore del carnivorismo



Di solito si intende per "carne" il tessuto muscolare (sempre contenente dei grassi "saturi", cioè della peggiore qualità). Ma mangia carne anche chi mangia il fegato o le cosiddette "animelle" (pancreas, timo e ghiandole salivari) o il rene (rognone) o il cervello, organi non costituiti da tessuto muscolare; così pure mangia carne chi mangia la cosiddetta "trippa" (che è una parte del complesso stomaco dei ruminanti), oppure gli "insaccati", come la coppa, il cotechino, la mortadella. il prosciutto, il salame, il würstel, lo zampone, ecc. Così ancora, mangia carne chi mangia la lingua o i muscoli della coda di bovini, oppure salsiccia o bresaola o pancetta, etc. E mangia carne anche chi mangia il caviale, la bottarga o (come in Cina) la carne di cane, o la cosiddetta "corata" o la pagliata . Insomma, uno spaventoso massacro, un autentico grande olocausto.

Questo immane prelievo, a scopo alimentare, di proteine dal mondo animale influisce profondamente sul comportamento umano. In linea generale, in condizioni di vita naturale, gli animali carnivori sono feroci ed aggressivi, mentre quelli non carnivori sono pacifici e socievoli. Un'altra facile constatazione: la graduale riduzione dell'aggressività dell'uomo a misura che esso passa da una dieta comprendente molta carne ad una dieta che esclude i cibi iperproteici ed in particolare la carne. È noto anche che i cani, sebbene in natura siano carnivori, se si vuole che montino con efficacia la guardia ed aggrediscano persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se si vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni belliche molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività, violenza e insensibilità morale.


Nell'Iliade di Omero si narra di feste a base di carne, alle quali prendevano parte i guerrieri, tra una battaglia e l'altra. Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di carne si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassini, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento mite. Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l'orso, se era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva oltremodo irrequieto e pericoloso. Si può quindi affermare che l'"igiene fisica è anche igiene mentale", come sosteneva J. Dalemont, descrivendo la storia dell'alimentazione umana nel suo lavoro Manuale d'igiene mentale. È nota l'espressione "la carne mi dà la carica", usata da chi vuole giustificarne l'uso alimentare, dato che questa società, basata sulla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza e sull'arrivismo, esige dall'individuo una grinta aggressiva che permetta di farsi strada. I suddetti succinti riferimenti sociobiologici consentono già di poter affermare con sufficiente sicurezza che LA CARNE INFLUISCE NEGATIVAMENTE SUL COMPORTAMENTO UMANO.

Tanto si può affermare in quanto effettivamente l'uomo è un animale influenzabile, come tutti possono constatare, da diversi fattori ambientali, ma "in primis" da quello alimentare; il grande Ludwig Feuerbach, nel lontano 1855, sintetizzò tale grande verità nella famosa frase: "Der Mann ist was er isst" (L'UOMO E' QUEL CHE MANGIA). Ma, oltre un secolo prima, nel 1728, un grande studioso italiano, Bartolomeo Beccari (medico, chimico, professore di chimica all'Università di Bologna) aveva sentenziato: "Quid aliud sumus, nisi it unde alimur?" (Cosa altro siamo se non quello che mangiamo?) esprimendo lo stesso concetto che tanto tempo dopo avrebbe espresso Feuerbach. E non e un caso che questi due grandi pensatori siano stati vegetariani. Il Beccari, tra l'altro, è lo scopritore del glutine e della isovalenza tra le proteine vegetali e quelle animali.





Il Cibo spazzatura

L'uomo non e un semplice tubo digerente da riempire con cibi vari. L'uomo è un essere pensante, il cui cervello è un organo che, come tutti gli altri organi del corpo, deve essere nutrito con il materíale che occorre al suo metabolismo e che gli porta la corrente sanguigna. E poiché noi oggi mangiamo in gran parte cibi prodotti dalle industrie alimentari, vendute solo a scopo di profitto e non tenendo in alcun conto le nostre autentiche necessità alimentari naturali, si può affermare che, come la medicina ufficiale è condizionata e finanziata dall'industria farmaceutica, così la cosiddetta "scienza dell'alimentazione è completamente nelle mani dell'industria chimica del cibo. Tale industria, in notevole parte, cerca di smerciare autentici "cibi spazzatura", soprattutto quelli a base di proteine della carne, servendosi anche del potente ausilio dei mass-media.

Cibo-spazzatura

Succede, quindi, che un'accettazione acritica di tali attività degli industriali alimentari, si traduce inevitabilmente, sul piano pratico in comportamenti violenti nei riguardi dei nostri simili e degli altri esseri viventi. a causa dell'aggressività indotta dal cibo cadaverico. Già il grande Giovenale (Satira X, 512) circa venti secoli fa aveva sentenziato, con una massima eterna, la stretta dipendenza della sanità della mente da quella del corpo: "Mens sana in corpore sano". La mente, quindi, non può essere sana se non è sano il corpo, il che, in termini pratici, significa che occorre dare alla salute del corpo la priorità, essendo essa "conditio sine qua non" per la salute mentale. Molto più tardi, nel XVII secolo, un'altra voce autorevole, quella del filosofo inglese John Locke, nella sua opera Pensieri sull'educazione (1693) sottolineava la validità dell'assioma di Giovenale, cioè la dipendenza della sanità della mente da quella del corpo.



Il Vegetarismo disintossica e purifica

Da quanto precede deriva la grande importanza del vegetarismo (nella accezione, beninteso, derivante da una giusta valutazione dell'origine etimologica del termine) il quale, disintossicando il corpo, purifica anche il sangue che nutre il cervello; il pensiero, di conseguenza, si fa più lucido e penetrante. Ne consegue una vera e propria "dilatazione della mente", aumenta la capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro intellettuale e a quello fisico e si instaura un atteggiamento caratterizzato da tolleranza, mitezza, disponibilità al dialogo sereno, alla ricerca di soluzioni pacifiche delle vertenze, all'amore, alla socievolezza, alla condivisione. L'attività elettrica del cervello, rivelata elettroencefalograficamente (EEG), ha evidenziato che l'alimentazione vegetariana induce il cosiddetto "ritmo alfa", che è espressione di uno stato di rilassamento neuromuscolare non solo del cervello, ma di tutto l'organismo.

Leadbeater sostiene che tale indagine scientifica comprova la benefica azione del vegetarismo sul comportamento, in quanto vi apporta una sensazione di benessere "analogo allo stato di meditazione sulle realtà più profonde". Ecco perché gli uomini più intelligenti, più colti, più aperti, più tolleranti del mondo, di tutti i tempi si annoverano tra i vegetariani, in tutti i campi dello scibile: nelle scienze, nella filosofia, nell'arte. nella letteratura, nella medicina, etc. È ovvio, quindi, che se il sangue che nutre il cervello vi porta i cataboliti della carne, la fisiologia cerebrale ne resterà influenzata ed il comportamento, invece, sarà caratterizzato - ripetiamo - da intolleranza, tendenza alla litigiosità e all'aggressività: al posto dell'amore, l'odio; al posto della convivialità e della unione, la separazione, l'annullamento della socialità, la violenza. L'uomo è, così, cacciato nella asocialità e in un feroce individualismo.



IL POTERE: Divide et Impera!

È ciò che vuole il potere: "Divide et impera!" Ecco perché il potere (che sa manovrare l'arma alimentare per influire, con essa, sul comportamento umano e orientarlo verso ciò che fa più comodo ai detentori del potere) fa di tutto per indurci a mangiare cibi morti, avvelenati e quindi intossicanti, soprattutto la carne. Il bersaglio è infatti, in ultima analisi, il cervello, che si vuole rendere incapace di capire. In conclusione, mentre il vegetarismo favorisce le più eccelse facoltà cognitive e aumenta la quantità di serotonina, un pasto ricco di proteine della carne riduce la presenza di triptofano nel cervello e, conseguentemente, determina uno stato di aggressività, di ansia, di propensione alla lotta, favorendo comportamenti dannosi all'individuo e alla società. La scelta degli alimenti influenza, quindi, il comportamento e le emozioni. La serotonina si è meritata l'appellativo di "sonnotonina", in virtù della sua particolare capacità di produrre sonno. Da parte di alcuni "nutrizionisti" contrari al vegetarismo (per vari motivi, leciti o inconfessabili) si cerca di sostenere che l'aggressività non e determinata dalle proteine della carne, ma sarebbe insita nella natura umana; affermazione assurda, giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma lo può diventare proprio con l'alimentazione carnea. Il noto antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani ci dice al riguardo: "È un alibi rinviare l'aggressività alla natura; un alibi che la nostra società cerca di fornire a sé stessa per scaricarsi di molte responsabilità". In realtà, nessun uomo nasce "cattivo". Se così fosse, l'aggressività sarebbe universale, cosa che l'antropologia smentisce.



divide-et-impera



Sono esistite, ed esistono ancora, società che hanno sviluppato culture assolutamente non violente. Per esempio, certe tribù dell'Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela, hanno costruito società molto pacifiche, volte alla cooperazione, non c'è traccia di aggressività nell'educazione dei loro bambini ed i giochi infantili rispecchiano l'equilibrio del sistema: sono fatti di danze, canti, amore. L'odio è sconosciuto ed è risaputo che queste popolazioni sono vegetariane. Quale migliore prova che l'alimentazione forgia il carattere? Non va dimenticato che i potenti ci tenevano a manifestare la loro pretesa "superiorità" praticando ed esibendo un carnivorismo deciso poiché, secondo loro, la carne, simbolo alimentare della violenza, doveva rappresentare l'irrinunciabile distintivo dei forti. Ma per mangiare carne occorre che in precedenza ci sia stato un atto violento culminato nell'uccisione di un animale; quindi il consumo di carne, essendo basato su un assassinio non può che essere associato alla violenza e alla forza bruta. Al contrario, il vegetarismo richiama la stabilità, la tranquillità, la serenità del mondo vegetale che, nella sua possente nobiltà, trae dalla madre terra vita e forza per farne dono all'umanità.



Il Vegetarisdmo e il corretto rapporto CALCIO/FOSFORO

Il prof. Carlo Sirtori, noto clinico e scienziato, ha messo giustamente in luce che il ricorso alle proteine della carne da parte dell'uomo crea aggressività perché nella carne il calcio ed il fosforo sono presenti nel rapporto di 1 parte di calcio contro 50 di fosforo. Mangiando carne si introduce, quindi, un eccesso di fosforo, innaturale per l'uomo, nel cui latte il rapporto calcio/fosforo è di 2 a 1. "Questo fatto" commenta Sirtori "comporta una caduta del tasso di calcio, con conseguente instaurazione, nel comportamento umano, di irritabilità e di aggressività, che nei bambini può provocare delle crisi convulsive." Nel 1992 ai marines americani che si preparavano ad entrare in azione durante la famosa "Guerra del Golfo" furono fatti pervenire, in aggiunta alle "normali" e già abbondanti razioni di carne, 50.000 tacchini. Motivo: "Sono soldati e devono mangiare molta carne." In altri termini: "Devono aggredire e la carne serve per renderli aggressivi." Termino questo mio intervento citando la nota frase del fisiologo Jacopo Moleschott, che conferma l'aggressività indotta dalla carne: "L'irlandese, finché si nutrirà di patate, sarà sottomesso dall'inglese che mangia beef-steak e roast-beef."»

(Prof. Armando D'Elia)





Disclaimer: tutte le notizie riportate sull'alimentazione vegetariana sono state reperite in rete e sono riportate a titolo esclusivamente informativo, non intendendo in alcun modo sostituirsi a indicazioni di natura medica e/o dietologica.





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