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sabato 18 febbraio 2017

A rischio l'equilibrio del pianeta


Il plancton oceanico è in pericolo. A rischio l'equilibrio del pianeta

È l'elemento alla base della catena alimentare marina e componente fondamentale del nostro ecosistema. Ora a causa dell'aumento di anidride carbonica nell'atmosfera diverse specie di fitoplancton rischiano di scomparire. Le conseguenze potrebbero essere drammatiche
di FABIO DEOTTO



13 agosto 2015












Il plancton oceanico è in pericolo. A rischio l'equilibrio del pianeta
IL NOME DERIVA dal greco planktos e significa "errante", per via della sua tendenza a spostarsi utilizzando le correnti. È composto da svariate specie di protozoi, archeozoi, alghe, batteri e organismi eucariotici. È alla base della catena alimentare marina e grazie a esso gli oceani sono in grado di assorbire una porzione significativa dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo. In parole povere: è una componente fondamentale nell'equilibrio del nostro ecosistema e, per via il cambiamento climatico, oggi è in serio pericolo.

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change rivela infatti che, a causa dell'aumento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera, il pH degli oceani si sta abbassando in modo tale da mettere a repentaglio diverse specie di fitoplancton, quella parte di plancton composta da organismi autotrofi fotosintetici. Secondo le attuali previsioni, da qui al 2100 il pH degli oceani è destinato a scendere da un valore attuale di 8,1 a uno di 7,8 - uno scarto più drammatico di quanto possa sembrare, considerando che il pH è una scala di misura logaritmica. Stephanie Dutkiewicz e altri ricercatori del MIT e della University of Alabama hanno studiato i potenziali effetti di questo calo di pH su 96 specie di plancton e sono giunti alla conclusione che non solo l'acidificazione degli ambienti oceanici intaccherà il delicato equilibrio che caratterizza il fitoplancton, ma causerà la scomparsa di alcune specie e l'incontrollata proliferazione di altre.

Quei "vagabondi" invisibili che popolano gli oceani


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"Sono da sempre una sostenitrice delle teorie del cambiamento climatico", spiega Dutkiewicz al sito specializzato Phys.org, "ma sono rimasta sconcertata da questi risultati. Il fatto che esistano così tanti potenziali cambiamenti, a cui le varie specie di fitoplancton risponderebbero in modi differenti, significa che nel corso del ventunesimo secolo si potrebbero verificare mutamenti traumatici nelle comunità planctoniche. Una riorganizzazione di queste comunità andrebbe a incidere sulla catena alimentare nella sua interezza, ma anche sul ciclo del carbonio."

Se gli oceani sono una delle principali riserve di anidride carbonica del pianeta è in gran parte merito del fitoplancton, e in particolare di una specie nota come Emiliania Huxleyi, un coccolitoforo diffuso negli oceani di tutto il globo che è in grado di sequestrare anidride carbonica trasformandola in piccole placche di carbonato di calcio chiamate coccoliti. L'azione dei coccolitofori è fondamentale per il mantenimento dell'equilibrio biogeochimico delle acque oceaniche, ma anche queste specie, come molte altre nel fitoplancton, sono a rischio per via dell'acidificazione e dell'aumento delle temperature oceaniche.

Si calcola che dal 1950 a oggi i livelli di fitoplancton siano calati del 40%, un dato preoccupante se si considera quanto appena detto sull'importanza del plancton nell'immagazzinamento del biossido di carbonio. Quello descritto da Dutkiewicz, del resto, è un pericoloso circolo vizioso: l'aumento della concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera determina una maggiore acidificazione delle acque oceaniche, che a sua volta determina una riduzione nei livelli delle stesse specie di fitoplancton responsabili per il sequestramento di anidride carbonica nell'atmosfera.

Gli autori dello studio ritengono possibile che, per via del riscaldamento delle acque, molte specie di fitoplancton tenderanno a spostarsi verso i poli, e che con ogni probabilità, di qui ai prossimi cento anni, la composizione del plancton oceanico potrebbe cambiare radicalmente. Ancora non è chiaro quali, e quanto drammatiche, saranno le conseguenze di questa transizione.
Pubblicato da Mister No alle 08:57
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