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venerdì 24 febbraio 2017
giovedì 23 febbraio 2017
Volete nascondere la testa sotto la sabbia ?
Miele senza miele, confettura di fragole senza fragole, gamberetti
gonfiati, té verde bio impregnato di pesticidi, prodotti tipici locali
made in Cina.. dalle spezie in polvere mescolate ad escrementi di ratto,
al prosciutto per il sandwich passando per il minestrone, vige un solo
credo nelle aziende produttrici: minimizzare i costi e aumentare i profitti.
Tutto questo viene spiegato nel dettaglio nel libro di recentissima pubblicazione intitolato “Siete pazzi a mangiarlo!” Edizioni Piemme. L’autore è Christophe Brusset
che ha lavorato per 20 anni nell’industria agroalimentare come
dirigente di alto livello di importanti aziende del settore. Il libro è
proprio la confessione-denuncia di un insider delle multinazionali del
cibo, che cerca di fornire anche un decalogo per sopravvivere all’orrore
dei prodotti del supermercato!
Siete pazzi a mangiarlo! è l’immediata constatazione di una truffa mondiale ai danni del consumatore. Punto e basta. Non ci sono spiegazioni ideologiche o filosofiche che possano giustificare come i dirigenti delle aziende agro-alimentari vogliono comprare a prezzi sempre più bassi diventando disposti a far finire dentro al cibo venduto cacche di topo, segatura, pesticidi, coloranti per vernici, solventi, antibiotici, ormoni che stimolano l’appetito e anche ad allungare le date di scadenza e usare imballaggi altamente tossici.
L’autore mostra chiaramente come i controlli delle autorità sono scarsi e inefficaci
e che gli scandali che mostrano nei giornali sulle partite confiscate
di OGM, prodotti inquinati da pesticidi e quant’altro non sono altro che
la punta di un iceberg in cui spesso sono le autorità politiche stesse a chiudere un occhio per non disturbare i padroni del cibo venduto nei supermercati.
Per chi segue Dionidream sa da tempo quanta denuncia abbiamo fatto su questi argomenti. E’ divertente come alcuni anni fa questi argomenti suscitavano le risa dell’italiano medio convinto di mangiare gli stessi prodotti che ha mangiato i suoi avi, mentre oggi questa risa è diventata amarezza per il fatto che le statistiche sul cancro stanno diventando 1 persona su 2 come ha detto Veronesi. I cibi non hanno più il sapore di una volta e ormai mangiare bene è diventato un lusso dato che le vendite dei prodotti di qualità non possono reggere la competizione degli ultra-sconti e dei prodotti da discount.
La stessa cosa vale anche per frutta e verdura che oggi hanno l’80% in meno di vitamine e minerali e non sorprende dunque che oggi siamo costretti a consumare integratori ed estratti concentrati di frutta e verdura.
Circa due anni fa in un articolo intitolato Ecco chi controlla e produce il cibo dei supermercati dicevamo: “Sono dieci i signori che controllano da soli più del 70 per cento dei piatti del pianeta. Queste multinazionali gestiscono 500 marchi che entrano nelle nostre case quotidianamente. Così pasta, biscotti e caffè diventano globali, anche in Italia. E le grandi questioni, come l’uso di oli e grassi nei prodotti, vengono decise a tavolino.”
Christophe Brusset è un ingegnere che ha lavorato per anni ai massimi livelli delle principali multinazionali del cibo, e ha deciso di svelare i meccanismi allucinanti dell’industria alimentare, dopo esserne stato testimone e complice. Svela i lunghi viaggi delle materie prime da una frontiera all’altra, racconta quali procedure e trucchi si nascondono dietro i prodotti che troviamo sugli scaffali, e ci fa capire che per mantenere le super-offerte che tutti rincorriamo, i grandi supermercati costringono i produttori ad abbassare enormemente la qualità.
Nell’introduzione dichiara:
Siete pazzi a mangiarlo! è l’immediata constatazione di una truffa mondiale ai danni del consumatore. Punto e basta. Non ci sono spiegazioni ideologiche o filosofiche che possano giustificare come i dirigenti delle aziende agro-alimentari vogliono comprare a prezzi sempre più bassi diventando disposti a far finire dentro al cibo venduto cacche di topo, segatura, pesticidi, coloranti per vernici, solventi, antibiotici, ormoni che stimolano l’appetito e anche ad allungare le date di scadenza e usare imballaggi altamente tossici.
Un vasetto di miele su due in commercio è di origine straniera, il più delle volte cinese, e spesso non ha visto neppure un’ape. Additivi e sostanze chimiche che non compaiono, legalmente, tra gli ingredienti. Alimenti conservati in confezioni di cartone o plastica riciclati altamente nocivi. Date di scadenza allungate ad arte. Cibi che contengono diserbanti, coloranti nocivi, sporcizie varie, a volte perfino escrementi. Sughi e prodotti con carne di manzo che però all’origine era cavallo.Nel libro viene spiegato ad esempio anche che della semplice contraffazione dell’origano, letteralmente sostituito in percentuali sempre maggiori dal sommacco, delle spezie in polvere mescolate ad escrementi di ratto, dei formaggi preparati mescolando acqua, latte in polvere, polifosfati, citrato di sodio e acido citrico tanto da affermare che “i consumatori medi non hanno mai avuto la fortuna di gustare un vero formaggio”! I salumi vengono gonfiati con polifosfati così da diventare più pesanti per poi essere immersi in un bagno di additivi finché non si crea un pastone che viene colato in stampi di dieci metri tagliato poi finemente per finire in tavola come Cordon Bleu.
Per chi segue Dionidream sa da tempo quanta denuncia abbiamo fatto su questi argomenti. E’ divertente come alcuni anni fa questi argomenti suscitavano le risa dell’italiano medio convinto di mangiare gli stessi prodotti che ha mangiato i suoi avi, mentre oggi questa risa è diventata amarezza per il fatto che le statistiche sul cancro stanno diventando 1 persona su 2 come ha detto Veronesi. I cibi non hanno più il sapore di una volta e ormai mangiare bene è diventato un lusso dato che le vendite dei prodotti di qualità non possono reggere la competizione degli ultra-sconti e dei prodotti da discount.
Circa due anni fa in un articolo intitolato Ecco chi controlla e produce il cibo dei supermercati dicevamo: “Sono dieci i signori che controllano da soli più del 70 per cento dei piatti del pianeta. Queste multinazionali gestiscono 500 marchi che entrano nelle nostre case quotidianamente. Così pasta, biscotti e caffè diventano globali, anche in Italia. E le grandi questioni, come l’uso di oli e grassi nei prodotti, vengono decise a tavolino.”
Christophe Brusset è un ingegnere che ha lavorato per anni ai massimi livelli delle principali multinazionali del cibo, e ha deciso di svelare i meccanismi allucinanti dell’industria alimentare, dopo esserne stato testimone e complice. Svela i lunghi viaggi delle materie prime da una frontiera all’altra, racconta quali procedure e trucchi si nascondono dietro i prodotti che troviamo sugli scaffali, e ci fa capire che per mantenere le super-offerte che tutti rincorriamo, i grandi supermercati costringono i produttori ad abbassare enormemente la qualità.
Nell’introduzione dichiara:
Per queste società, il cibo non ha nulla di nobile: si tratta unicamente di un business, di un mezzo per fare soldi, sempre più soldi.
Sono stati anni difficili, perché la mia visione idealizzata del cibo mal si accordava con la realtà che vivevo. Mi sarebbe piaciuto acquistare i migliori ingredienti, e che la mia Azienda realizzasse prodotti di cui andar fieri, prodotti che potessi consumare io stesso con golosità o far mangiare ai miei figli con totale fiducia. Mi sarebbe piaciuto nutrire il mondo con pietanze industriali, certo, ma preparate a partire da ricette sane, da formule nutrizionali equilibrate. Eravamo ben lontani dal farlo, sia a parole che nei fatti, ma dovevo pur mantenere la famiglia…
Sapete mangiare? Vi siete già interrogati sul posto che il cibo occupa nella vostra vita? Su cosa è buono? Su cosa significa “mangiare sano”? È importante? Lo è per noi? Per i nostri figli? Sono tutte domande fondamentali che pochi tra noi si pongono seriamente e di cui ancora meno persone conoscono le vere risposte.
Noi siamo ciò che mangiamo, nel vero senso della parola. Gli alimenti sono nientemeno che i materiali di costruzione del nostro corpo. E converrete con me che, affinché una costruzione duri cent’anni, bisogna scegliere i materiali migliori. E ammetterete anche voi che difficilmente si potrà avere un corpo da atleta mangiando solo hamburger e patatine fritte con bibite gasate.
mercoledì 22 febbraio 2017
lunedì 20 febbraio 2017
sabato 18 febbraio 2017
A rischio l'equilibrio del pianeta
Il plancton oceanico è in pericolo. A rischio l'equilibrio del pianeta
È l'elemento alla base
della catena alimentare marina e componente fondamentale del nostro
ecosistema. Ora a causa dell'aumento di anidride carbonica
nell'atmosfera diverse specie di fitoplancton rischiano di scomparire.
Le conseguenze potrebbero essere drammatiche
di FABIO DEOTTO
IL NOME DERIVA dal greco planktos e significa "errante", per via della sua tendenza a spostarsi utilizzando le correnti. È composto da svariate specie di protozoi, archeozoi, alghe, batteri e organismi eucariotici. È alla base della catena alimentare marina e grazie a esso gli oceani sono in grado di assorbire una porzione significativa dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo. In parole povere: è una componente fondamentale nell'equilibrio del nostro ecosistema e, per via il cambiamento climatico, oggi è in serio pericolo.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change rivela infatti che, a causa dell'aumento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera, il pH degli oceani si sta abbassando in modo tale da mettere a repentaglio diverse specie di fitoplancton, quella parte di plancton composta da organismi autotrofi fotosintetici. Secondo le attuali previsioni, da qui al 2100 il pH degli oceani è destinato a scendere da un valore attuale di 8,1 a uno di 7,8 - uno scarto più drammatico di quanto possa sembrare, considerando che il pH è una scala di misura logaritmica. Stephanie Dutkiewicz e altri ricercatori del MIT e della University of Alabama hanno studiato i potenziali effetti di questo calo di pH su 96 specie di plancton e sono giunti alla conclusione che non solo l'acidificazione degli ambienti oceanici intaccherà il delicato equilibrio che caratterizza il fitoplancton, ma causerà la scomparsa di alcune specie e l'incontrollata proliferazione di altre.
"Sono da sempre una sostenitrice delle teorie del cambiamento climatico", spiega Dutkiewicz al sito specializzato Phys.org, "ma sono rimasta sconcertata da questi risultati. Il fatto che esistano così tanti potenziali cambiamenti, a cui le varie specie di fitoplancton risponderebbero in modi differenti, significa che nel corso del ventunesimo secolo si potrebbero verificare mutamenti traumatici nelle comunità planctoniche. Una riorganizzazione di queste comunità andrebbe a incidere sulla catena alimentare nella sua interezza, ma anche sul ciclo del carbonio."
Se gli oceani sono una delle principali riserve di anidride carbonica del pianeta è in gran parte merito del fitoplancton, e in particolare di una specie nota come Emiliania Huxleyi, un coccolitoforo diffuso negli oceani di tutto il globo che è in grado di sequestrare anidride carbonica trasformandola in piccole placche di carbonato di calcio chiamate coccoliti. L'azione dei coccolitofori è fondamentale per il mantenimento dell'equilibrio biogeochimico delle acque oceaniche, ma anche queste specie, come molte altre nel fitoplancton, sono a rischio per via dell'acidificazione e dell'aumento delle temperature oceaniche.
Si calcola che dal 1950 a oggi i livelli di fitoplancton siano calati del 40%, un dato preoccupante se si considera quanto appena detto sull'importanza del plancton nell'immagazzinamento del biossido di carbonio. Quello descritto da Dutkiewicz, del resto, è un pericoloso circolo vizioso: l'aumento della concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera determina una maggiore acidificazione delle acque oceaniche, che a sua volta determina una riduzione nei livelli delle stesse specie di fitoplancton responsabili per il sequestramento di anidride carbonica nell'atmosfera.
Gli autori dello studio ritengono possibile che, per via del riscaldamento delle acque, molte specie di fitoplancton tenderanno a spostarsi verso i poli, e che con ogni probabilità, di qui ai prossimi cento anni, la composizione del plancton oceanico potrebbe cambiare radicalmente. Ancora non è chiaro quali, e quanto drammatiche, saranno le conseguenze di questa transizione.
Allarme oceani
Allarme oceani, così in quarant’anni è scomparsa metà della popolazione marina
Il rapporto del World Wildlife Fund e della Zoogical Society di
Londra. A incidere anche le abitudini alimentari: dagli anni ’60 a oggi è
raddoppiata la quantità di pesce mangiato
L’allarme è stato lanciato del rapporto Living Blue Planet
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Pubblicato il
18/09/2015
Ultima modifica il 18/09/2015 alle ore 13:31
vittorio sabadin
Il WWF e la Zoogical Society hanno preso in esame 5.829 popolazioni di 1.234 specie, scoprendo che il loro numero si è mediamente dimezzato in soli quattro decenni. Alcune classi di Echinodermi sono sull’orlo dell’estinzione: il cetriolo di mare è già scomparso per il 94% alle Galapagos e per il 98% nel Mar Rosso. Le mangrovie e la posidonia oceanica, rifugio e asilo d’infanzia di molte specie, sono fortemente minacciate e i coralli spariranno completamente entro il 2050, privando le zone costiere di un habitat essenziale alla vita marina.
E’ incredibile, osserva il rapporto, la velocità con la quale l’uomo riesce a distruggere ciò che la Natura ha impiegato milioni di anni a costruire. Il consumo di pesce pro capite era di 9,9 chili l’anno nel 1960, ed è ora arrivato a quasi 20 chili. Molte specie scompariranno a causa di superflui capricci ai quali si potrebbe facilmente rinunciare. La popolazione di tonni si è ridotta di due terzi anche a causa della sushi-mania, dilagata dal Giappone in tutte le capitali europee e americane. I cetrioli di mare si sono praticamente estinti in quanto sono una ricercata prelibatezza in Asia orientale. Gli squali sono in pericolo perché grandi pescherecci li catturano a migliaia in acque profonde non per la loro carne, che viene ributtata in mare, ma solo per la pinna che servirà a preparare zuppe considerate simbolo di opulenza nelle feste e ai matrimoni cinesi.
Quello che l’uomo non divora lo sta poi distruggendo l’inquinamento e nello stomaco dei pesci oceanici si trovano abitualmente residui di plastica. L’anidride carbonica prodotta dai vulcani e dalle attività umane acidifica l’acqua, causando lo scioglimento del guscio calcareo dei microrganismi del plancton, il primo anello della catena alimentare la cui scomparsa si ripercuoterà sull’intero ecosistema. Secondo il rapporto, la drammatica riduzione della quantità di pesce presente nel mare costringerà all’emigrazione le popolazioni costiere che vivono di pesca e che non avranno più alcuna possibilità di sostentamento.
Che cosa si può fare dunque? Inutile illudersi che il mondo si metta d’accordo su una significativa riduzione delle sostanze inquinanti prima che il disastro sia compiuto. Ma forse, suggerisce il rapporto, possiamo diventare tutti più responsabili: i ristoranti dovrebbero proporre nei menù solo pesce dichiarato sostenibile da un organismo internazionale e i governi dovrebbero arginare la cattura indiscriminata, spiegando ai pescatori che il rispetto delle regole sul ripopolamento va anche a loro vantaggio. I consumatori dovrebbero a loro volta diventare più responsabili, farsi passare la voglia di sashimi e di tartare di tonno e acquistare solo pesce la cui specie non è in pericolo. Non si tratta di salvare la Terra, che in miliardi di anni ne ha viste ben di peggio: ad essere in serio pericolo è quel fragile equilibrio che consente agli esseri umani di continuare ad abitarla.
dott.ssa Licia Crosato : Preferire il gatto
dott.ssa Licia Crosato : Preferire il gatto: Siamo tutti consapevoli che l'umanità si divide in due schieramenti, quello che dice di preferire il gatto, l'altro che dice di pref...
venerdì 17 febbraio 2017
mercoledì 15 febbraio 2017
martedì 14 febbraio 2017
lunedì 13 febbraio 2017
mercoledì 8 febbraio 2017
Vitamina B12 e le sue carenze…
Vitamina B12 e le sue carenze…A cura della d.ssa Federica Giacosa (medico nutrizionista)
Una delle preoccupazioni maggiori di chi si avvicina a un alimentazione vegetariana o vegana è essere carente di qualche vitamina o proteina o amminoacido etc.
Sembra quasi che chi decida di nutrirsi di cibi il più possibile naturali debba necessariamente andare incontro a indicibili deficit che lo condurranno presto a sicura malattia!
E una tra le più temibili carenze temute dalla razza vegana è certamente quella di B12.
Sembra quasi che chi decida di nutrirsi di cibi il più possibile naturali debba necessariamente andare incontro a indicibili deficit che lo condurranno presto a sicura malattia!
E una tra le più temibili carenze temute dalla razza vegana è certamente quella di B12.
Bene, è con estremo piacere che vorrei comunicare che in realtà nessun cibo può naturalmente contenere vitamina B12, in quanto la B12 è una molecola prodotta da batteri, funghi e alghe. La stessa B12 presente nella carne animale deriva dall ‘integrazione artificiale di questa vitamina aggiunta nel loro cibo, o dai batteri presenti nel terriccio dei vegetali di cui si nutrono.
Ogni carenza è sempre multifattoriale e dipende per lo più da una cattiva digestione-assimilazione-eliminazione. Altra buona notizia.
Nell’essere umano questa preziosa vitamina viene sintetizzata dai batteri presenti nel nostro intestino, nell’ileo, grazie alla presenza di cobalto e di altri nutrienti.
Pertanto ritengo importante cambiare un po’ punto di vista e spostare l’ attenzione da “ carenza” o “ mancato introito alimentare “ a “produzione e assimilazione “ di B12.
Ogni carenza è sempre multifattoriale e dipende per lo più da una cattiva digestione-assimilazione-eliminazione. Altra buona notizia.
Nell’essere umano questa preziosa vitamina viene sintetizzata dai batteri presenti nel nostro intestino, nell’ileo, grazie alla presenza di cobalto e di altri nutrienti.
Pertanto ritengo importante cambiare un po’ punto di vista e spostare l’ attenzione da “ carenza” o “ mancato introito alimentare “ a “produzione e assimilazione “ di B12.
Sì, perché oltre allo step di produzione da parte della nostra flora intestinale, deve essere presente una sostanza chiamata “fattore intrinseco“ affinché essa venga assorbita attraverso le pareti intestinali e portata in circolo.
E’ pertanto l’alterazione della capacità di sintetizzare e assorbire la vitamina B12 la principale causa della sua carenza e non l’astensione dal consumo di cibi animali. Chi mangia carne e pesce introduce questa vitamina tramite questi alimenti che funzionano come veri e propri integratori biologici.. ma anche gli animali han per lo più assunto una B12 addizionata artificialmente al loro cibo.
E’ pertanto l’alterazione della capacità di sintetizzare e assorbire la vitamina B12 la principale causa della sua carenza e non l’astensione dal consumo di cibi animali. Chi mangia carne e pesce introduce questa vitamina tramite questi alimenti che funzionano come veri e propri integratori biologici.. ma anche gli animali han per lo più assunto una B12 addizionata artificialmente al loro cibo.
Bassi valori ematici di questa vitamina possono dipendere da alterazioni della sua produzione, da deficit nel suo assorbimento, da aumentato fabbisogno o da eccessiva distruzione/ consumo.
La produzione può essere alterata soprattutto a causa di disbiosi, cioè da alterazioni della flora batterica, da carenza di cobalto o di coenzimi che partecipano al suo processo di sintesi, da combinazioni alimentari errate, con conseguenti problemi digestivi. La disbiosi intestinale può dipendere da cattiva masticazione, da abitudini alimentari errate (eccesso di proteine, di glucosio, intolleranze alimentari), dall’assunzione di antibiotici, cortisone, antidepressivi, antiacidi, da alterazione dell’alvo, da eccesso di alimenti battericidi, da parassitosi, da foci infiammatori intestinali, da inquinanti ambientali, da stress psicofisico.
La produzione può essere alterata soprattutto a causa di disbiosi, cioè da alterazioni della flora batterica, da carenza di cobalto o di coenzimi che partecipano al suo processo di sintesi, da combinazioni alimentari errate, con conseguenti problemi digestivi. La disbiosi intestinale può dipendere da cattiva masticazione, da abitudini alimentari errate (eccesso di proteine, di glucosio, intolleranze alimentari), dall’assunzione di antibiotici, cortisone, antidepressivi, antiacidi, da alterazione dell’alvo, da eccesso di alimenti battericidi, da parassitosi, da foci infiammatori intestinali, da inquinanti ambientali, da stress psicofisico.
Bassi valori di B 12 sono stati riscontrati primariamente in onnivori, e solo successivamente nei vegani , e numerosi studi hanno dimostrato che questo deficit è dovuto all’incapacità di assorbimento da parte del tubo digerente, quando una sostanza conosciuta come “fattore intrinseco” (che dovrebbe normalmente trovarsi nel succo gastrico) viene prodotta qualitativamente o quantitativamente in modo alterato..
La carenza di vitamina B12 non è quindi legata alla dieta vegana, anche una persona che segue un’alimentazione che comprende cibi animali può essere soggetta a tale carenza. Laddove ci sono problemi digestivi a livello gastrico o intestinale ci possono essere carenze dovute al ridotto assorbimento. Ad esempio Le persone che assumono medicine come gli inibitori di pompa e il 10-20% delle persone over 50 hanno problemi a staccare la vitamina dal cibo e di conseguenza non riescono ad assorbirla.
Sono molti i casi in cui il corpo non è in grado di assorbire la vitamina B12 che viene introdotta con l’alimentazione e i motivi possono essere diversi:
Sono molti i casi in cui il corpo non è in grado di assorbire la vitamina B12 che viene introdotta con l’alimentazione e i motivi possono essere diversi:
- Qualsiasi situazione che alteri ph o secrezione enzimatica dello stomaco può ripercuotersi su alterazione dell’assorbimento vitaminico
- Deficit del fattore intrinseco. Il fattore intrinseco è una glicoproteina prodotta dalle cellule parietali dello stomaco che nel processo di assorbimento della vitamina B12 riveste un ruolo di primaria importanza. Quando a causa di neoplasie, anemia perniciosa o altre patologie viene a mancare, la vitamina B12 non può più essere assorbita .
- Sindrome di Imerslund-Grasbeck. Si tratta di una malattia molto rara autosomica descritta per la prima volta nei paesi scandinavi, che fa il suo esordio durante l’infanzia. A provocarla è un difetto nel fattore intrinseco che non consente l’assorbimento della cobalamina. Causa anemia megaloblastica, danni neurologici, debolezza. In qs caso si deve assumere integrazione di vitamina B12 a vita.
- La vecchiaia. Molte persone, superati i 50 anni di età non sono più in grado di assimilare la cobalamina perché non hanno sufficiente acido cloridrico nello stomaco. Una persona su dieci dai 75 anni in su manifesta carenze di vitamina B12 .
- Interventi gastrointestinali. La vitamina B12 viene assorbita in un tratto intestinale chiamato ileo.
- Interventi o rimozioni parziali di esso ostacolano le regolari funzioni di assorbimento.
- Bypass gastrico.
- Patologie come la celiachia o il morbo di Chron, colon irritabile.
- L’uso continuativo di inibitori della pompa protonica, farmaci che riducono l’acidità dei succhi gastrici, importanti nel processo di assorbimento della vitamina B12. Il loro l’utilizzo non ha effetti sulla vitamina B12 introdotta tramite integratori.
- L’uso prolungato di Metformina può alterare l’ assorbimento della B12 .
- L’abuso di alcool e nicotina con conseguenti alterazioni mucosali
- L’acido aminosaliciclico sembra interagisca sull’assorbimento orale della vitamina B12 riducendone l’assimilazione per il 50%
Si può avere carenza anche consumando molti zuccheri chimici e raffinati, che bruciano e distruggono le vitamine del gruppo B durante la loro metabolizzazione. Lo zucchero bianco fornisce solo calorie vuote e in più depaupera il corpo di preziosi nutrienti.
Alcol, fumo e stress ne incrementano il fabbisogno in quanto incrementano lo stress ossidativo e la formazione di radicali liberi.
Come possiamo integrarla il più possibile con l’alimentazione? Quali cibi migliorano la sua sintesi?
Secondo le ultime ricerche si è visto che una infinitesima quantità di B12 è presente anche in frutta e verdura, se coltivata e cresciuta in terreni biologici non depauperati di tutti gli enzimi ed i minerali necessari al giusto sviluppo degli alimenti vegetali. Quindi in cibi organici cresciuti in terreni ricchi di batteri!!
Alcol, fumo e stress ne incrementano il fabbisogno in quanto incrementano lo stress ossidativo e la formazione di radicali liberi.
Come possiamo integrarla il più possibile con l’alimentazione? Quali cibi migliorano la sua sintesi?
Secondo le ultime ricerche si è visto che una infinitesima quantità di B12 è presente anche in frutta e verdura, se coltivata e cresciuta in terreni biologici non depauperati di tutti gli enzimi ed i minerali necessari al giusto sviluppo degli alimenti vegetali. Quindi in cibi organici cresciuti in terreni ricchi di batteri!!
Perché la B12 venga prodotta dalla flora batterica è importante introdurre cibi che contengano cobalto, dato che essa ne contiene una molecola al suo interno, per cui non dovranno mancare sulla tavola di ogni giorno cibi come lattuga, pomodoro, albicocca, ciliegia, pera, alghe, fagiolo bianco, radicchio, barbabietola rossa, cavolo, fico, funghi gallinacci, grano saraceno, fichi, cipolle, cavoli, spinaci, prugne, pere, alghe, cereali, spirulina, lievito di birra, tamari, pere, ciliegie, lenticchie…
Alcuni cibi fermentati contengono percentuali di B12, come il Tempeh (0,1mcg), il Miso (0,1mcg), Lievito in Scaglie (0,07mcg), e anche tutti i Funghi Crudi (0,05-0,1mcg).
Essa è inoltre presente nelle alghe nelle seguenti quantità (microgrammi per 1gr di prodotto essiccato):
Spirulina: 11mcg
Klamath (Afa): 8mcg (sicuramente Attiva)
Nori: 4mcg
Dulse, Kombu: 3mcg
Wakame, Carragheen, Spaghetti di Mare: 2mcg
Le stesse presentano inoltre alti valori di minerali, soprattutto calcio e magnesio.
La Klamath è una ottima integrazione di B12, soprattutto se lavorata a basse temperature come alcune aziende hanno iniziato a fare, e a tal proposito c’è anche un interessante studio sull’assimilabilità della vitamina B12 dell’alga Klamath con contemporaneo abbassamento dei valori dell’omocisteina.
Il consumo di alga nori può prevenire la carenza di vitamina B12 nei vegani. Solo 3 gr di alga Nori essiccata, circa mezzo cucchiaino, coprono il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina B12 (2,4 μg).
La Klamath è una ottima integrazione di B12, soprattutto se lavorata a basse temperature come alcune aziende hanno iniziato a fare, e a tal proposito c’è anche un interessante studio sull’assimilabilità della vitamina B12 dell’alga Klamath con contemporaneo abbassamento dei valori dell’omocisteina.
Il consumo di alga nori può prevenire la carenza di vitamina B12 nei vegani. Solo 3 gr di alga Nori essiccata, circa mezzo cucchiaino, coprono il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamina B12 (2,4 μg).
Personalmente dopo Fukushima non mi fido molto delle alghe marine e preferisco utilizzare l’alga Klamath che non è di mare ma di provenienza da un lago incontaminato (e che poi non è nemmeno un’alga ma un cianobatterio).
La B12 inoltre può essere riassorbita tramite la circolazione enteroepatica. La Dr Gina Shaw, Specializzata in Igiene Naturale, Medicina Complementare, Digiuno ed Iridologia, afferma che la B12 viene escreta dalla bile e poi riassorbita. Questo fenomeno è conosciuto con il nome di “Circolazione Enteropatica”. La quantità di B12 escreta nella bile può variare da 1 a 10 ug (microgrammi) al giorno. Le persone che seguono una dieta con valori bassi, inclusi vegani e vegetariani, possono ottenere più B12 dal SUO RIASSORBIMENTO CHE DALLE FONTI ALIMENTARI.
La B12 inoltre può essere riassorbita tramite la circolazione enteroepatica. La Dr Gina Shaw, Specializzata in Igiene Naturale, Medicina Complementare, Digiuno ed Iridologia, afferma che la B12 viene escreta dalla bile e poi riassorbita. Questo fenomeno è conosciuto con il nome di “Circolazione Enteropatica”. La quantità di B12 escreta nella bile può variare da 1 a 10 ug (microgrammi) al giorno. Le persone che seguono una dieta con valori bassi, inclusi vegani e vegetariani, possono ottenere più B12 dal SUO RIASSORBIMENTO CHE DALLE FONTI ALIMENTARI.
Il riassorbimento è il motivo per cui possono occorrere anche 20 anni affinché una carenza si manifesti.
Al contrario, se la carenza di B12 è causata da una mancanza nell’assorbimento, bastano 3 anni perché si manifestino i sintomi di tale carenza. Siccome la vitamina B12 in un corpo sano viene riciclata, la dottoressa afferma che la sintesi interna della B12 può soddisfare i nostri bisogni senza che questa venga aggiunta nella dieta. Ma se nella nostra dieta manca il cobalto, allora il problema non è più una mancanza di B12 nella flora Intestinale, ma una mancanza di cobalto (che ha bisogno di altri fattori per venir assorbito), che come detto precedentemente si trova in tracce in moltissimi alimenti vegetali
Al contrario, se la carenza di B12 è causata da una mancanza nell’assorbimento, bastano 3 anni perché si manifestino i sintomi di tale carenza. Siccome la vitamina B12 in un corpo sano viene riciclata, la dottoressa afferma che la sintesi interna della B12 può soddisfare i nostri bisogni senza che questa venga aggiunta nella dieta. Ma se nella nostra dieta manca il cobalto, allora il problema non è più una mancanza di B12 nella flora Intestinale, ma una mancanza di cobalto (che ha bisogno di altri fattori per venir assorbito), che come detto precedentemente si trova in tracce in moltissimi alimenti vegetali
Voglio ancora condividere quello che dice il Dr Doug Graham Specializzato in Scienza dell’alimentazione nello sport, nonchè chiropratico, vegano-crudista e promotore della dieta 80/10/10 (80% delle calorie giornaliere in carboidrati, 10% in proteine e 10% in grassi), digiunoterapeuta, che dice che nei confronti della carenza di B12 esistono vari approcci e che quello maggiormente seguito è quello di prendere integratori di B12. Ciò è come dire: “Ho un secchio che dovrebbe essere pieno d’acqua ma non lo è perchè bucato.”
Il modello medico direbbe: “aggiungiamo acqua”. Il modello igienista di salute invece direbbe, “tappiamo il buco, e una volta tappato il corpo riempirà il secchio automaticamente”.
Il modello medico direbbe: “aggiungiamo acqua”. Il modello igienista di salute invece direbbe, “tappiamo il buco, e una volta tappato il corpo riempirà il secchio automaticamente”.
Il Dr. Graham ha fatto esperienza con persone che avevano carenza di B12 messe a digiuno con la sola acqua e 3-4 settimane dopo, avevano livelli perfettamente normali di B12. Questo dimostra che è un problema di assorbimento e non di assunzione.
Condivido appieno la posizione del Dr. Graham perché se non si va alle cause del problema, se non si va a tappare la falla, il sistema permane in uno stato di svantaggio e nonostante gli sforzi di integrare dall’esterno, prima o poi i conti tornano sempre.
Condivido appieno la posizione del Dr. Graham perché se non si va alle cause del problema, se non si va a tappare la falla, il sistema permane in uno stato di svantaggio e nonostante gli sforzi di integrare dall’esterno, prima o poi i conti tornano sempre.
Gli integratori infatti non fanno altro che nascondere il problema di fondo, come tra l’altro accade con la dieta onnivora, ignorando le cause che intervengono nell’incapacità di sintetizzare la B12 nel nostro intestino. Isolare poi i singoli nutrienti per integrarli non ha alcun senso. L’unico posto in cui questi nutrienti si trovano in maniera bilanciata sono nella verdura e nella frutta fresca, cruda, biologica. Questi cibi hanno nutrienti a sufficienza per il nostro fabbisogno. In natura non esiste il cibo che contiene questa o quella vitamina in forma singola, ma i principi nutritivi si trovano in un concerto sinergico in cui l’uno coadiuva l’azione e l’assorbimento dell’altro.
Oltretutto poi la vitamina B12 di sintesi, denominata ‘cianocobalamina’, risulta essere una forma non biodisponibile per il corpo umano, ottenuta come prodotto di scarto della streptomicina e data dalla combinazione tra vitamina B12 e cianuro, sostanza tossica impiegata nel processo di estrazione della vitamina. La cianocobalamina viene ottenuta attraverso il riscaldamento in acidi deboli, addizione di ione cianidrico ed esposizione alla luce solare, provocando la perdita degli enzimi.
Oltretutto poi la vitamina B12 di sintesi, denominata ‘cianocobalamina’, risulta essere una forma non biodisponibile per il corpo umano, ottenuta come prodotto di scarto della streptomicina e data dalla combinazione tra vitamina B12 e cianuro, sostanza tossica impiegata nel processo di estrazione della vitamina. La cianocobalamina viene ottenuta attraverso il riscaldamento in acidi deboli, addizione di ione cianidrico ed esposizione alla luce solare, provocando la perdita degli enzimi.
Utilizzando questi integratori artificiali, si ha un sovraccarico doppio per l’organismo che da un lato spende energie per separare la vitamina dal cianuro e poi deve anche provvedere alla eliminazione del cianuro stesso che altrimenti sarebbe tossico perché potrebbe legarsi al potassio presente nell’organismo provocando la formazione di cianuro di potassio, un potente veleno che blocca il meccanismo di assorbimento dell’ossigeno da parte delle cellule.
Per tutti questi motivi l’organismo tende ad eliminare la vitamina B12 sintetica nel giro di 24 ore e i risultati degli esami del sangue che dimostrano l’aumento della B12 dopo aver iniziato l’assunzione degli integratori, evidenzia il fatto che è in circolo nel sangue ma in realtà la sua sede effettiva dovrebbe essere all’interno delle cellule.
Per tutti questi motivi l’organismo tende ad eliminare la vitamina B12 sintetica nel giro di 24 ore e i risultati degli esami del sangue che dimostrano l’aumento della B12 dopo aver iniziato l’assunzione degli integratori, evidenzia il fatto che è in circolo nel sangue ma in realtà la sua sede effettiva dovrebbe essere all’interno delle cellule.
Quindi l’obiettivo di evitare carenze si traduce giocoforza nel riequilibrio della flora batterica intraprendendo una dieta equilibrata vegana e con molti cibi crudi, in cui vengono esclusi tutti i farinacei, zuccheri e sale raffinati, caffè, thè, alcool e ogni sorta di integratore. Una dieta che non provochi eccesso di glucosio nell’intestino (originato da cibi amidacei come pane e pasta) e priva il più possibile di cibi animali per ridurre al minimo i processi fermentativi e putrefattivi, portando attenzione alle combinazioni alimentari e soprattutto tenendo conto sempre della situazione di partenza e delle problematiche della persona in esame. Spesso anche passaggi troppo bruschi o troppi cibi crudi possono essere nocivi a intestini deboli e stressati da anni da una alimentazione scorretta.
Intraprendere un percorso del genere rappresenta la migliore azione riparativa e preventiva contro i problemi di funzionamento e assorbimento intestinale, oltre a generare importanti e duraturi effetti positivi sulla condizione psico-fisica della persona.
La persona vegan crudista riesce ad ottenere la maggior parte della propria B12 dal riassorbimento della bile e da frutta e verdura non sterilizzate e cresciute in terreni biologicamente puri.
L’azione più importante che un vegan dovrebbe fare per assicurarsi di evitare ogni carenza è proprio quella di ottimizzare la propria digestione.
La persona vegan crudista riesce ad ottenere la maggior parte della propria B12 dal riassorbimento della bile e da frutta e verdura non sterilizzate e cresciute in terreni biologicamente puri.
L’azione più importante che un vegan dovrebbe fare per assicurarsi di evitare ogni carenza è proprio quella di ottimizzare la propria digestione.
Vorrei ancora ricordare che a volte avere un buon livello di B12 nel sangue non significa che il corpo non sia in reale carenza, proprio perché se non riesce ad utilizzarla e a metabolizzarla, essa viene eliminata senza che svolga le sue importanti funzioni , per questo è importante evitare il fai da te e rivolgersi a un professionista preparato che saprà valutare e contestualizzare i vari parametri, tra cui non dovrà mancare la valutazione dei valori di omocisteina, che può mostrare un deficit nascosto di B12
lunedì 6 febbraio 2017
domenica 5 febbraio 2017
Gli animali di fronte alla morte sono più consapevoli degli umani
La paura è insita nella natura di ogni essere vivente e, ancor di più negli animali, come l'uomo è consapevole quando e in pericolo a maggior ragione questa consapevolezza è insita negli animali, ergo quando l'animale avverte un pericolo è consapevole ed ha paura, se non fosse consapevole non potrebbe avere paura, la paura non è una prerogativa solo umana. Quando un animale sta per essere ucciso ha paura, se ha paura è perchè è consapevole lo stesso vale quando viene portato al macello ha paura è consapevole che sta per morire. Tutti sanno che gli animali esprimono sentimenti, la paura è un sentimento, la consapevolezza è la base di tutti i sentimenti.
Petrus Marotta Liberigatti - ALAA
Se muoiono le Api è finita.
La moria delle api, un problema inarrestabile
Un ecosistema in rovina. Il problema eccede la singola specie delle api domestiche da miele e coinvolge per intero il genere degli apoidei, base della biodiversità e della vita umana, in assenza dei quali non potremmo mai godere di ogni singola gioia alimentare che il nostro territorio ci offre.
Sebbene l’egocentrismo umano negli ultimi anni si sia spinto a livelli estremi arrivando alla considerazione di sé come padrone di questo mondo, l’ambiente ci sta inviando segnali cercando di dimostrarci quanto in realtà siamo animali dipendenti da quest’ultimo.
La natura è la nostra casa e la nostra gabbia e la relazione con essa ha forti caratteri antroponimi, il suo comportamento è la risposta delle nostre azioni, la conseguenza di ciò che le forniamo. Siamo gli ospiti che fanno danni e che non vogliono pagare.
Le associazioni degli apicoltori Conapi e Unaapi hanno reso noto che dagli anni Novanta vi è un declino inarrestabile della produzione di miele dovuto al calo delle capacità produttive delle api e della loro sopravvivenza, denunciando come causa particolare l’uso di pesticidi e in generale il modello di produzione agricola agroindustriale che vede l’affermarsi di colture OGM e il reiterarsi delle monocolture in monosuccessione. Il fenomeno è stato nominato “Colony collapse disorder” (Ccd) nonché “disturbo da collasso dell’alveare”. Il caso italiano ha visto solo nel 2007 un aumento della mortalità delle api di circa il 35% contro la moria naturale che prevede circa un 10-15%; inoltre nonostante sia la quarta apicoltura su scala europea, con 1.100.000 alveari e 75.000 (dati Unaapi 2004), lo strumento legislativo attuale risale al 1926.
Le cause sono molteplici e si estendono dai problemi naturali come infestazioni di parassiti a l’eccessivo uso agricolo di prodotti chimici. L’acaro parassita “Varroa destructor” è l’infestatore più ricorrente, provoca malformazioni ed elevata mortalità, tuttavia se le api fossero esposte soltanto a crisi e attacchi dal mondo naturale stesso la situazione non sarebbe così grave.
Il settore agricolo negli ultimi anni ha incentivato l’uso di neonicotinoidi come pesticidi, sono prodotti di sintesi sistemici che ricoprono e si diffondo attraverso l’intera pianta rendendo possibile una protezione totale e quasi perfetta, il loro utilizzo massiccio è sostenuto e giustificato dalla bassa tossicità nei confronti dei vertebrati e dalla applicazione locale che garantisce una copertura totale. A tali effimeri benefici si contrappone una conseguenza drammatica, sono chimicamente affini alla nicotina e pertanto agiscono a livello neuronale provocando paralisi che degenerano nella morte dell’insetto che ne entra in contatto. Il Tiacloprid è il pesticida più utilizzato e proposto come cancerogeno di categoria 2 da parte dell’ECHA. Altro pesticida largamente impiegato nelle colture europee è il Clorpirifos (CPY), dannoso per la sua capacità di diffusione aerea e dunque per la contaminazione dell’ambiente circostante.
Per ovviare il problema e dunque mantenere costante l’offerta e il prezzo del prodotto, molti stati hanno trovato come soluzione-toppa l’attuazione di pratiche illegali come la commercializzazione di falso miele, attraverso il processo di adulterazione vengono aggiunti zuccheri alle miscele creando un prodotto di qualità inferiore e privato di neutralità e purezza. Questa pratica è sempre più frequente e affinata soprattutto nei paesi asiatici e negli Stati Uniti dove ci si è addirittura spinti all’utilizzo di zuccheri del riso in quanto non individuabili attraverso l’analisi del Carbonio Tredici.
Credo che uno dei problemi fondamentali della razionalità umana sia il fatto di cercare costantemente soluzioni volte a modificare l’effetto del problema e non la sua radice.
Ci stiamo autodistruggendo, stiamo distruggendo la nostra casa e da soli non potremmo mai riuscire a sopravvivere. I primi sintomi di sofferenza si stanno già rilevando, il nostro ambiente ci manda segnali sempre più spesso. Perché non lo ascoltiamo? Intere specie stanno lentamente scomparendo, non potremmo più beneficiare di prodotti importanti. Perché non lo comprendiamo?
sabato 4 febbraio 2017
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