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lunedì 17 luglio 2017

Moria delle api

IL NUOVO VIRUS CHE PROVOCA LA MORIA DELLE API

api virus parassita varroa
Le api di tutto il mondo sono in pericolo a causa di un virus diffuso dall’uomo. Il virus si chiama DWV (Deformed Wing Virus). I ricercatori dell’Università di Sheffieldhanno condotto uno studio che dimostra che la diffusione del virus è causata dal trasporto e dal commercio delle colonie di api.

Secondo gli esperti, la diffusione del virus che sta sterminando la popolazione mondiale delle api sarebbe dovuta soprattutto al trasferimento delle colonie di api europee in altre zone del Pianeta.
Uno studio condotto da ricercatori internazionali infatti ha evidenziato che le api europee sono il punto di partenza per la diffusione del DWV che sta minacciando gli alveari di tutto il mondo. Lo studio suggerisce inoltre che si tratta di una pandemia causata dall’uomo e non avvenuta in modo naturale.
Il problema nasce dal trasporto e dalla commercializzazione delle colonie di api per l’impollinazione delle coltivazioni agricole. Il virus, in combinazione con la Varroa(un parassita che attacca le api), diventa letale per gli insetti impollinatori. La Varroa si nutre delle larve delle api mentre il virus uccide le api stesse. Se prendiamo in considerazione il fatto che la Varroa può trasportare e trasmettere alle api il virus DWV, ci troviamo di fronte ad una doppia minaccia per gli alveari. Il DWV causerebbe deformità dell'addome e delle ali delle api che vivono negli alveari infestati dalla Varroa.
I ricercatori sottolineano che questa situazione va ad aggiungersi ai timori già presenti sulla sopravvivenza delle api, con implicazione per l’agricoltura, la biodiversità, la sicurezza alimentare, l’economia mondiale e la salute umana.
Le api sono molto importanti per l’agricoltura ma lo studio evidenzia che il loro trasporto dall’Europa per utilizzarle altrove come insetti impollinatori sta purtroppo contribuendo alla diffusione di virus e parassiti e ad accelerarne la moria. I contagi riguardano sia le api allevate negli alveari sia le api selvatiche.

Si tratta del primo studio che conferma che l’Europa è il punto di partenza della diffusione del pericoloso virus che minaccia le api. Ora i ricercatori chiedono agli apicoltori soprattutto di monitorare la presenza del parassita Varroa tra le api degli alveari visto che tale parassita è un vettore del virus stesso.
Dato che la diffusione della pandemia è partita dalle attività commerciali dell’uomo, gli esperti pensano che sia proprio l’uomo a poter intervenire per arginare la minaccia, con un maggior controllo sul trasporto delle api. Si tratta dunque di una situazione almeno in parte risolvibile?
Il rapporto “Deformed wing virus is a recent global epidemic in honeybees driven by Varroa mites” è stato pubblicato sulla rivista Science. Qui lo studio completo.
Marta Albè
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venerdì 14 luglio 2017

circa 600 mila i cani randagi in Italia

ALLO SBARAGLIO O RECLUSI A VITA

Sono stimati in circa 600 mila i cani randagi in Italia e più di 2 milioni e mezzo i gatti. Vagano per le strade in cerca di cibo, riparo, forse una carezza.

Solo nel 1991, con l’entrata in vigore della Legge quadro per la prevenzione del randagismo (n.281/91), i cani e i gattiaccalappiati vedevano riconosciuto il loro diritto alla vita. Fino a quel momento dopo soli tre giorni di detenzione venivano uccisi!
Ma i principi ispiratori della legge non hanno trovato sufficiente attuazione pratica. Carente la costruzione di canili sanitari da parte delle amministrazioni locali, scarsi o assenti i programmi di prevenzione delle nascite, le campagne di adozione, le iniziative di promozione di un corretto rapporto uomo/animale.
E negli anni c’è chi ha fatto della detenzione a vita dei randagi un vero e proprio affare. Nonostante la Legge 281/91 indichi nelle associazioni di protezione animali i soggetti prioritari cui concedere le convenzioni per la gestione dei canili, in tutta Italia sono sorte strutture esclusivamente private, nelle quali gli animali devono fare numero e sopravvivere il più a lungo possibile.
Ammassati in gabbie anguste, in strutture fatiscenti, con un’altissima natalità che sopperisce all’altrettanto altissima mortalità: questi sono i canili lager. Aggiudicandosi la gestione dei randagi, i responsabili di “rifugi/canili” privati possono contare su un contributo che va da 2 a 7 Euro al giorno per ogni cane e il totale può giungere a cifre elevatissime.
Grazie al nostro monitoraggio negli ultimi anni è stato possibile denunciare numerose strutture fatiscenti, e dal 2010 il Ministero della Salute ha attivato una task force per i controlli.

la storia di Pallina.

Mici Amici Provincia di Roma

Vorrei raccontarvi la storia di Pallina.
Pallina è arrivata nella nostra casa tre anni fa.
Dopo la morte del cane Arturo e della gatta Lenticchia la casa era rimasta vuota fin troppo tempo.
I miei figli desideravano una nuova micia e siamo andati a sceglierla in un gattile-rifugio.
 

Scegliere un gatto
La prima cosa che ho insegnato ai miei figli, Marta e Tommaso, è che un gatto non è un cane: banale a dirsi, ma sono due specie diverse, due mondi etologici differenti e da scoprire.
La scelta di Pallina è stata difficile fra tanti bellissimi gattini. La seconda cosa che ho insegnato è stato quindi scegliere un micio, un micio che avesse avuto la mamma il tempo necessario perché gli fossero insegnati tre processi fondamentali per la sua vita futura:
 la socializzazione con la propria specie: questo vuol dire riconoscere gli altri gatti come suoi simili e scegliere loro come partner per la riproduzione
 saper esplorare l’ambiente circostante con tutti i suoi nuovi stimoli acustici, visivi, tattili e odorosi; quindi la presenza della mamma è fondamentale per poter prendere fiato, si dice “appagarsi”, per poi potersi riavvicinare allo stimolosconosciuto e pian piano abituarsi ad esso
 acquisire gli auto-controlli, cioè il saper inibire i propri movimenti, controllare il morso e saper retrarre le unghie in modo da non far male ai fratelli mentre si fanno i giochi di lotta. Una delle applicazioni dell’inibizione nei movimenti è quando la mamma gatta prende i figli per la collottola per trasportarli da un posto ad un altro: questo meccanismo viene chiamato, dal francese, “riflesso del portage”.
Quindi abbiamo preso Pallina per la collottola e l’abbiamo sollevata delicatamente; subito si è immobilizzata rannicchiandosi su se stessa: perfetta inibizione, inoltre l’età di adozione era
quella giusta, cioè sui cinquanta giorni di vita e quindi... via a casa.
 
Il territorio del gatto
La terza cosa che ho insegnato ai miei bambini è che un gatto, in quanto essere vivente, va rispettato: si deve lasciare il tempo ad un animale appena adottato di abituarsi al nuovo ambiente, lasciandolo in pace in modo che possa perlustrare l’abitazione, trasformandola in territorio. Questo concetto è fondamentale e differenzia il cane dal gatto: quando il cucciolo di cane diventa adolescente abbandona il tetto materno per entrare a far parte del mondo degli adulti, cioè del branco; questo processo si chiama “distacco”. L’attaccamento che il cucciolo aveva per la madre, figura di riferimento oltre che polo appagante, si trasferisce al nuovo gruppo sociale e particolarmente alla figura del "centro referenziale. Nel gatto, al contrario, l’attaccamento verso la madre si trasferisce al territorio dove andrà a vivere. Marta e Tommaso erano stupiti di vedere Pallina che dopo qualche giorno iniziava a strusciarsi con il muso sui mobili, sugli stipiti delle porte, addirittura sui loro giocattoli oltre che sulle gambe e le mani di tutti i componenti familiari.
Pallina stava rilasciando dei messaggi olfattivi, di cui noi non percepiamo la presenza, tramite delle molecole chimiche chiamate “feromoni” che sono secrete, cioè liberate nell’ambiente, da ghiandole posizionate in diversi punti del suo corpo.
Il gatto segna il suo territorio, si dice “marcare”, in particolare i confini dei campi territoriali ed i sentieri che li uniscono, tramite le marcature di identificazione, che permettono il deposito di feromoni oltre ad altri segnali che possono essere vocali e visivi.
Grazie a questo comportamento egli si sente a suo agio, insomma “a casa sua”.
Tra l’altro con tale comportamento il gatto marca e riconosce più facilmente anche gli esseri viventi a lui graditi: si chiamano “allomarcature”. Ecco perché ama sfregarsi anche su di noi e sui nostri vestiti; è un po’ come se mettesse un cartello con scritto: «questo umano, questo cane, sono miei amici!»; è ciò che viene chiamata “socializzazione inter-specifica”, che impedisce i comportamenti di aggressione predatoria o la fuga per paura.
Ovviamente più marcature feromonali sono presenti e minore sarà la necessità di lasciare segnali di altra natura (e poco graditi da noi umani) nell’ambiente. Quindi ho potuto tranquillizzare mia moglie che già tremava al pensiero delle tende di casa e dei mobili. Infatti il “farsi le unghie”, non è nient’altro che un’altra comunicazione feromonale, oltre che visiva, che è possibile ridurre, o addirittura eliminare, con alcuni accorgimenti. Ad esempio il posizionare i famosi tira-graffi, che devono essere posti in verticale e di materiale quale legno (i gatti adorano quello di ulivo), moquette o corda, vicino a dove il gatto dorme(insomma alla periferia del campo di isolamento). A ciò bisogna aggiungere di evitare di pulire continuamente dove il gatto sta cercando di lasciare i suoi feromoni con le marcature facciali; in caso di graffiature si possono spruzzare sui mobili, magari di gran valore, dei feromoni artificiali, oggi in commercio.
Più complessa è la spiegazione delle “marcature urinarie”. Intanto bisogna differenziarle rispetto alle normali pipì del gatto, dette “eliminazioni”: queste ultime avvengono su supporti orizzontali, su un substrato abituale (sabbietta, terra, ritagli di giornali, ecc.); avvengono con il gatto accovacciatoe con un comportamento di copertura dei bisogni.
Al contrario le marcature urinarie avvengono generalmente su supporti verticali (mobili, muri, porte, finestre, oggetti vari); il gatto, soprattutto il maschio, si pone con la coda alzata ed emette un getto di urina a breve distanza. Molti pensano che siano solamente delle marcature legate alla sessualità, mentre le cause possono essere delle perturbazioni emozionali
(stati ansiosi) o la scomparsa di almeno il 70% delle marcature facciali nell’ambiente. Questo spiega le marcature dopo i traslochi nelle nuove case oppure le ristrutturazioni delle
abitazioni: il gatto si sente perso senza i suoi punti di riferimento territoriali e deve ricominciare da capo a crearsi un territorio, ma ciò avviene con un grande senso di disagio.
Ma attenzione! Prima di pensare ad un problema comportamentale, il vostro medico veterinario dovrà escludere un problema organico legato alle vie urinarie (cistite, presenza
di cristalli nelle urine, eccetera).
Come abbiamo accennato prima, con il nome di territorio si intende un insieme di campi territoriali uniti fra loro da sentieri; fra questi troviamo:
 il campo di attività: differenziato fra campo di caccia, dove si mangia, e campo di gioco
 il campo di isolamento: il luogo dove il gatto si apparta, dorme ed evita il contatto.Tutti i mici amano dormire in posti diversi, per esempio Pallina ama stare al sole su un divano o su una poltrona nel salone di giorno, mentre dorme sul nostro letto di notte. È interessante notare che più un gatto è timoroso o poco socializzato e più tenderà a dormire in un luogo appartato o in luogo posto in alto: ciò sottolinea il fatto che il territorio del gatto è tridimensionale
 il campo di eliminazione: Pallina come la maggioranza dei suoi simili ha imparato subito a cosa serviva la cassetta posta nel bagno di servizio ed ha trovato di suo gradimento il substrato fatto di sabbietta. È importante che la cassetta si trovi in un posto tranquillo, sicuramente non in luogo di passaggio,dove non piova e tiri vento e con una sabbietta non troppo
profumata, in quanto, a causa dell’olfatto così sviluppato e sensibile nel gatto, potrebbe trovarla insopportabile.
Ma allora se il territorio è così importante per il nostro gatto, cosa potrebbe succedere nel caso dovesse essere adottato un altro micio o micia?
L’entrata di un nuovo gatto non è accettata di buon grado da parte del gatto di casa: per lui è un intrusione nel suo territorio.
Quindi non dobbiamo metterli a contatto subito tra loro, ma permettere che si abituino l’uno alla presenza dell’altro in modo graduale e senza scontri. Solo in questo modo i due gatti
potranno convivere pacificamente creando dei propri campi territoriali che possono al limite sovrapporsi. Ciò comporta una cassetta, un ciotola per il cibo e per l’acqua per ogni gatto;
inoltre dovremo concedere a ciascuno un proprio posto per dormire, a meno che non diventino amici per la pelle tanto che, oltre a giocare a rincorrersi o a simulare una lotta, potremmo
vederli ronfare insieme!
 
Il gioco
La quarta cosa che ho insegnato ai miei figli è che il gioco del gatto è fondamentalmente una caccia (si dice “gioco predatorio”). Pallina infatti adora inseguire, balzare sulla preda ed immobilizzarla con i suoi artigli e addentarla.
Per questo motivo è importante insegnargli da subito che la sua preda non possono essere le nostre mani o i nostri piedi!
Altrimenti, quando sarà adulta, rischierà di farci del male, anche se involontariamente.
A Marta e Tommaso ho insegnato quindi a giocare da subito con il loro gatto con delle palline di carta stagnola o dei topolini finti da far acchiappare, delle piume legate ad uno spago da far inseguire, ecc. (non vi sono limiti alla propria fantasia) evitando di fare dei giochi di lotta oppure di favorire gli attacchi allecaviglie delle persone di casa che, quando a compierli è un
gattino ci fanno sorridere, ma che fatti da un gatto adulto possono provocare delle serie ferite alle gambe.
Se vi rammentate il discorso sugli autocontrolli che abbiamo fatto all’inizio capirete anche che è necessario interrompere il gioco ogni volta che il gatto si eccita in maniera eccessiva
o non retrae le unghie, in quanto il possibile rischio è che non imparerà mai ad arrestare per tempo le sue attività.
Ricordiamoci che il gioco è anche la fonte principale di esperienza e di attività fisica per il nostro gatto: dobbiamo interagire con lui regolarmente tutti i giorni, per rispettare le sue esigenze comportamentali, oltre che per mantenerlo in forma; e non solo da piccolo, ma durante tutta la sua vita.
Gli stimoli psicologici possono anche riguardare l’esplorazione della casa: il poter salire sui mobili, librerie, armadi; il potersi infilare in scatoloni vuoti impilati uno sull’altro e in
comunicazione fra loro; nascondere del cibo sotto delle scatoline che il gatto è in grado di rovesciare in modo da scovare “la preda”.
Marta e Tommaso hanno creato in questo modo in casa sia un “Luna Park” sia una “Caccia al tesoro” per Pallina, rendendo meno noiosa la sua vita durante le ore che rimane
da sola, mentre i suoi proprietari sono a scuola e al lavoro!
 
Il cibo e l’acqua
Alla domanda dei miei figli di quante volte al giorno Pallina dovesse mangiare, ho risposto: “Sempre!”.
Un gatto, libero in natura, mangia anche 15 o 20 volte al giorno, consumando, ovviamente, dei piccoli pasti. Per un gatto quindi è totalmente innaturale mangiare due o tre volte al giorno. Questa è un abitudine da cane o da umano, che al contrario può causare un notevole stress ad un felino fino al punto da renderlo bulimico (mangiare in modo ossessivo) oppure in alcuni casi aggressivo.
Ecco perché la pappa deve essere sempre lasciata a disposizione, e per far sì che non si deteriori, il cibo da privilegiare è quello industriale secco.
Non bisogna stupirsi se la ciotola si svuota lentamente, in quanto il gatto è molto bravo a gestire la quantità di alimento a lui indispensabile, senza così ingrassare. Non è quindi necessario cambiare continuamente il menu, nella vana speranza che lui spolveri tutta la pappa in una volta.
Al contrario, quando ci troviamo davanti un gatto famelico ci dobbiamo chiedere se il comportamento alimentare è anormale o se siamo di fronte a delle patologie organiche; e fate attenzione, in quanto un gatto affamato è più irritabile e può diventare aggressivo: si sa che a pancia piena si ha meno voglia di litigare!
All’inizio Marta e Tommaso mi chiesero se Pallina bevesse.
La risposta ovviamente era affermativa, ma indubbiamente il gatto assume quantità talmente piccole di acqua (probabilmente a causa delle sue origini desertiche) che la domanda è comprensibile.
L’acqua fresca deve in ogni caso essere sempre lasciata a disposizione se non vogliamo incorrere in seri guai fisici, anche se ci sembrerà un inutile spreco di tempo (specialmente quando vedremo il nostro gatto preferire l’acqua dei sottovasi o le gocce che scendono dal rubinetto).
 
Premio e punizione
Un’altra cosa che ho insegnato ai miei figli è che il significato di punizione a posteriori, cioè la punizione che viene inferta dopo che è avvenuto un fatto indesiderato, non ha alcun
significato in natura.
Le punizioni messe in atto dalla mamma gatta sono dei brevissimi colpetti dati con i polpastrelli della zampa anteriore sul naso del gattino oppure delle leggere graffiate date coi posteriori sulla pancia mentre con gli anteriori il gattino vienetenuto fermo (capite ora perché i gatti non amano le coccole sulla pancia, oppure perché non sopportano essere spazzolati
sull’addome?).
Ma attenzione, queste punizioni sono messe in atto esclusivamente per interrompere un azione che il gattino sta facendo in quel momento!
Per il nostro gatto essere preso, magari mentre dorme o gioca, e portato davanti a qualche guaio che ha combinato anche solo due minuti prima e poi punito, oltretutto fisicamente, non è solo senza senso e quindi inaccettabile, ma tale da fargli dubitare della vostra sanità di mente. Risultato piuttosto deleterio per un educatore, non trovate?
Ricordiamoci sempre che l’unica punizione accettabile è quella che interrompe l’azione che il gatto sta effettuando e per fare ciò basta alzare la voce dicendo un “No!” secco o battere le mani.
Se vogliamo che impari dei comportamenti corretti, è più utile premiare il nostro amico felino, otterremo molto di più senzarovinare la nostra relazione umano-gatto.
 

Gatto che non dorme di notte

hi vive con un gatto sa bene che non passa notte senza essere svegliati almeno una volta dal proprio micio. In genere avviene alle prime luci dell’alba, momento in cui i gatti hanno la loro massima attività.
 

Perché non dorme di notte

In natura i gatti sono particolarmente attivi e vivaci al calar del sole proprio per la loro indole cacciatrice. Nell’oscurità il gatto vede benissimo mentre lo stesso non accade per le sue prede preferite. Il gatto preferisce le tenebre alla luce del giorno. Nel corso della notte tende a svegliarsi almeno due volte e l’orario preferito è intorno alle cinque del mattino, momento in cui gli uccellini iniziano a cinguettare. Un gatto abituato a vivere in casa magari da solo, tende a dormire di più durante il giorno e ad essere più reattivo la notte. All’alba inizia a correre per la casa e sul letto, saltando senza alcun timore sul corpo di chiunque si trovi a tiro. Il gioco si fa intenso. Spesso riscopre proprio di notte quei giochini che durante il giorno neanche si degna di guardare. I gatti sono animali notturni. Il giorno è fatto per piccoli e continui sonnellini, magari al sole, un po’ di cibo e poi di nuovo steso a dormire. Ma la notte esce tutta la natura felina del gatto, animale per istinto cacciatore. Vedi anche Il sonno del gatto.
Il gatto che sveglia di notte il proprio padrone cerca semplicemente compagnia non amando il gioco in solitaria. Il suo obiettivo è di provocare una qualsiasi reazione in risposta al suo comportamento. Proprio per questa ragione l’unica cosa da fare è di non fare niente.
 

Cosa fare se il gatto è sveglio di notte

Fino ai sette, otto mesi d’età il gatto in genere si abitua al ritmo degli esseri umani, seguendo anche il ciclo di sonno. Crescendo poi si sviluppa la sua indole da predatore per cui inizia ad agire di istinto.
  • La soluzione più efficace per non essere svegliati dal proprio gatto di notte è di chiudere la porta della camera da letto. All’inizio potrebbe graffiare un po’ gli stipiti ma non generando alcuna reazione smetterà in poco tempo.
  • Qualcuno invece ama avere il proprio micio sul letto di notte anche perché spesso appena infilati sotte le lenzuola anche il gatto di casa arriva e si accuccia proprio accanto al suo padrone. Non bisogna però dimenticare che il sonno non durerà molto. Ai primi bagliori dell’alba si scatenerà probabilmente l’inferno! L’unica cosa da fare è non cedere alle sue richieste. Bisogna ignorarlo totalmente.
  • L’errore più grande è di accendere la luce, alzarsi e magari dargli del cibo. Questo comportamento non farà altro che rafforzare le sue azioni in quanto hanno generato una reazione, un movimento.
  • Circa mezz’ora prima di andare a dormire assicurarsi che il micio abbia un po’ di cibo, magari qualche croccantino. In genere i gatti hanno l’abitudine di addormentarsi a stomaco pieno.
  • Se durante la giornata passa molto tempo da solo è bene dedicargli un po’ di tempo al ritorno magari giocando con lui.
  • Se non c’è la possibilità di oscurare tutte le finestre di casa per evitare che filtrino i primi bagliori del giorno, allora si consiglia di lasciare una finestra con la tapparella alzata così che possa distrarsi guardando fuori.
  • Se malgrado tutti questi accorgimenti il gatto continua a fare il matto di notte si consiglia di consultare il veterinario per valutare un probabile disturbo del comportamento.

mercoledì 12 luglio 2017

Ad Ottobre nelle librerie "il Codice di Diritto Animale"

Tutto, ma proprio tutto quello che c’e’ da sapere in termini di leggi e di diritti per aiutare i nostri amici animali quando sono in difficolta’. Perche’ maltrattati da padroni dispotici o nei circhi, contesi da marito e moglie che si separano, abbandonati da padroni ‘pentiti’. Tutto sulle adozioni, i microchip, la responsabilita’ dei sindaci nella gestione del randagismo, quella delle famiglie con animali verso i vicini di casa e il condominio. A raccogliere in un unico volume disponibile da domani on line sul sito Cassazione.net, e da ottobre anche in libreria, tutte le norme di “diritto animale” presenti nel nostro ordinamento, compresi i regolamenti regionali e gli indirizzi della giurisprudenza internazionale, sono stati due attivisti della Lav: Andrea Cristofori, responsabile Lav dei canili, e Alessandro Fazzi consulente legale della Lega anti vivisezione. Il loro lavoro, che e’ il primo ‘digesto’ del genere, ha ricevuto l’aiuto prezioso di Raffaele Guariniello, l’ex pm di Torino alfiere della sicurezza sul lavoro, la salvaguardia della salute e dell’ambiente. “Nel nostro Paese, le norme a tutela dei diritti degli animalipossono e debbono essere ulteriormente rafforzate, ma gia’ oggi – scrive Guariniello nella prefazione al ‘Codice’ – impongono interventi potenzialmente efficaci. Oggi, a differenza di ieri, fare giustizia non vuol piu’ dire occuparsi soltanto di criminalita’ in danno dell’uomo. Oggi vuol anche dire proteggere la vita, l’integrita’, il benessere, la dignita’ degli animali”. Tuttavia, nonostante le leggi ci siano, la “larga disapplicazione delle norme vigenti – sottolinea Guariniello – e’ uno dei fenomeni che piu’ caratterizzano l’Italia e non solo: in alcune zone del nostro Paese, i processi penali per reati lesivi degli animali proprio non si fanno, mentre in altre zone si fanno, ma spesso con una tale lentezza che si concludono con la prescrizione”. Il risultato e’ che “si diffonde, nella sostanziale indifferenza di pur autorevoli istituzioni, un senso d’impunita’” e “l’idea che le regole ci sono, ma che si possono violare senza incorrere in effettive responsabilita’”. Questo ‘Codice di diritto animale’, prosegue l’ex pm, nasce “dal disagio di fronte a deludenti lentezze e lacune delle tradizionali fonti di documentazione normativa e giurisprudenziale” e “senza indulgere a un uso incontrollato e feticistico di qualsiasi norma” si propone come “una ricostruzione sistematica, integrale, aggiornata” in grado di mettere sempre al centro “l’animale come essere autonomo e senziente”. Sterilizzazione, eutanasia degli animali pericolosi o troppo sofferenti, impignorabilita’ dei ‘pet’, norme contro i trafficanti di bestiole importate o contro chi le usa nei combattimenti, sono solo alcuni tra i tanti temi trattati.

lunedì 10 luglio 2017

Enti che si arricchiscono sulla sofferenza degli animali

Cosa puoi fare tu: scrivi a queste associazioni, chiedendo che non finanzino più alcun esperimento su animali nella ricerca di base e pre-clinica, spiegando che le sosterrai finanziariamente solo se dichiareranno per iscritto di non usare più animali. E' importante che il maggior numero possibile di persone invii lettere di questo genere, quindi diffondi la notizia con ogni mezzo possibile.

Esempi di alcuni esperimenti su animali

Alcuni esperimenti su animali finanziati dalle associazioni riportate in questa pagina:
Studi sulle scimmie (macachi), per lo sviluppo di un vaccino anti-AIDS. Alle scimmie viene inoculata una forma particolarmente aggressiva del virus nata dalla combinazione del virus tipico delle scimmie (Siv) e di quello che attacca l'uomo (Hiv) ed in seguito viene loro inoculato il vaccino. L'esperimento durerà alcuni anni, e si studierà il progredire della malattia insieme all'effetto del vaccino.
Questo studio è in parte finanziato da ANLAIDS.
(Immagine © BUAV)
Studio della proteina Ex-FABP sui polli. Alcuni polli sono stati alimentati con una dieta particolare in grado di produrre discondroplasia tibiale ed osteoartrite. Ai polli sono stati iniettati anticorpi ottenuti da conigli: la produzione di anticorpi da animali è particolarmente dolorosa, perché consiste nel provocare un tumore all'animale e prelevare da esso un fluido ricco di anticorpi (metodi alternativi esistono già da diversi anni). Successivamente tutti i polli sono stati uccisi per essere esaminati.
Questo studio è in parte finanziato da AIRC.
(Immagine © BUAV)
Studi su topi e scimmie sulla dipendenza dall'alcool. Nel ratto, o nel topo, viene prodotta la dipendenza fisica dall'alcool mediante la somministrazione forzata di grandi quantità di alcool per diversi giorni consecutivi. Lo stesso nelle scimmie Rhesus, le quali imparano rapidamente ad autoiniettarsi in vena grandi quantità di alcool, fino ad intossicarsi.
La validità di questi studi è sostenuta e pubblicizzata dall'ASID, Associazione per lo Studio e l'Intervento sulle Tossicodipendenze.


Lista 1: associazioni che finanziano la ricerca su animali
Finanziare queste associazioni significa finanziare in parte anche la ricerca su animali, perché esse, comprovatamente, hanno finanziato esperimenti su animali.
AIRC Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro
Via F. Corridoni, 7 - 20122 Milano
Tel. 02 77971 - Fax 02 784919
www.airc.it - marketing@airc.it
Esempi di alcune ricerche su animali finanziate dall'AIRC.
Leggi l'articolo di analisi criticaSperimentazione animale e cancro.
Leggi la posizione ufficiale dell'AIRC in merito alla sperimentazione animale.
AISM - Associazione Italiana Sclerosi Multipla
Via Operai, 40 - 16149 Genova
Tel. 010 6451081 / 4695886 - Fax 010 2713205
www.aism.it - aism@aism.it
Esempi di alcune ricerche su animali finanziate dall'AISM.
Leggi l'articolo di analisi criticaSclerosi multilpla e sperimentazione animale.
Leggi una testimonianza direttauna lettera di una malata di sclerosi multipla CONTRARIA alla sperimentazione su animali.
Leggi la risposta all'articolo pro-vivisezione di AISM pubblicato nel settembre 2003.
 
ANLAIDS onlus Associazione Nazionale per la lotta contro l'AIDSVia Barberini, 3 - 00187 Roma
Tel. 06 4820999 - Fax 06 4821077
www.anlaidsonlus.it - info@anlaidsonlus.it - stampa@anlaidsonlus.it
Esempi di alcune ricerche su animali finanziate dall'ANLAIDS.
Leggi l'articolo di analisi criticaFallimenti della sperimentazione animale nella lotta contro l'AIDS.

ASID Associazione per lo Studio e l'Intervento sulle Tossicodipendenze 

Via Cavalcanti, 28 - 09128 Cagliari
Tel. 070 486624 - Fax 070 496354
www.medicinatossicodipendenze.it
asid@medicinatossicodipendenze.it
Esempi di alcune ricerche su animali sostenute dall'ASID.

AIC Associazione Italiana Celiachia

Via Caffaro 68 A/rosso - 16124 Genova
Tel. 010 2510016 - Fax 010 2721615
www.celiachia.it - segreteria@celiachia.it
Esempi di alcune ricerche sostenute dall'AIC sui topiAltro esempio di ricerche su animali
Lista 2: associazioni che finanziano "alcuni progetti" di ricerca su animaliIn questo caso, si può scegliere lo specifico progetto per cui contribuire con una donazione. I progetti di ricerca solitamente comportano esperimenti su animali, a meno che non sia esplicitamente indicato il contrario.
I progetti non di ricerca (es. acquisto di macchinari, prevenzione, assistenza ai malati) non comportano solitamente il coinvolgimento di animali.
Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastomac/o Istituto G. Gaslini - L.go G. Gaslini, 5 - 16148 Genova
Tel. 010 6018938 - Fax 010 6018961
www.neuroblastoma.org - neuroblastoma@neuroblastoma.org


Telethon - Comitato Telethon Fondazione onlus 
Via G. Saliceto, 5a - 00161 Roma
Tel. 06 440151 - Fax 06 44202032
www.telethon.it
info@telethon.it
Esempi di alcune ricerche su animali finanziate da Telethon.
Un esempio in positivo: aprile 2004 - I-Racconti rifiuta la vivisezione! 
I-Racconti è una iniziativa pensata per raccogliere fondi per Telethon. Gli organizzatori, però, non sapevano che molti dei progetti di Telethon implicano sperimentazione su animali, o vivisezione che dir si voglia. Avvertiti da noi della situazione, hanno fatto una scelta etica importante: hanno modificato la presentazione dell'iniziativa e il bando di concorso come segue:
da: www.i-racconti.com/telethon
"le opere inviate verranno pubblicate (con un massimo di trenta) e costituiranno un'antologia i proventi della cui vendita verranno versati al Comitato Telethon per il finanziamento di progetti di ricerca che non prevedano la sperimentazione animale;" 
il punto 6 del bando è stato integrato come segue:
"Il versamento pro-Telethon sarà finalizzato al finanziamento di progetti di ricerca che non prevedano la sperimentazione su animali." 
E' così che tutti gli sponsor dovrebbero fare per far marciare la ricerca nella giusta direzione!

Comitato Trenta Ore per la VitaVia della Giuliana, 80 - 00195 Roma
Tel. 06 39725571 / 39725783 - Fax 06 39720452
www.trentaore.org - associazione@trentaore.org
Trenta ore per la vita solitamente seleziona una associazione per la ricerca a cui devolvere i fondi raccolti. Quando questa associazione finanzia esperimenti su animali, automaticamente Trenta ore per la vita finanzia esperimenti su animali.
Esempi di alcune ricerche su animali finanziate da Trenta ore per la vita.
Leggi la posizione di Trenta ore per la vita in merito alla sperimentazione animale.

Chi non voluto fornirci una dichiarazione scritta
Questa associazione non ha voluto dare una risposta alle nostre reiterate richieste di una dichiarazione di "non utilizzo" di animali nelle ricerche da loro finanziate. Non possiamo affermare che essa sicuramente faccia ricerca su animali, ma non ha voluto dichiarare nulla in proposito, e quindi invitiamo a scrivere loro chiedendo che non finanzino alcun esperimento su animali e dichiarino per iscritto la loro decisione.
AIL Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi Onlus
Sede Nazionale - Via Ravenna, 34 00161 Roma
Fax. 06/4404038
http://www.ail.it
ail@ail.it


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