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sabato 1 ottobre 2016

l'uomo e il mondo animale

L'UOMO E IL MONDO ANIMALE



Alla luce delle nuove scoperte e comprensioni, tutte le vecchie e solidificate “certezze”

vanno riscritte, vogliamo dire con ciò che è tutto sbagliato; il concetto “piramidale” in cui

l'uomo è a capo della piramide e poi ci sarebbero tutti gli animali di cui l'uomo impropriamente

usa e abusa della vita degli animali, come dell'ambiente con il risultato che risulta

evidente che l'uomo ha rovinato il pianeta, non certo gli animali; l'uomo è un elemento

alieno alla natura di questo pianeta, e dovrebbe averne più rispetto non comportandosi

da “virus” come ha fatto fino ad oggi, tutti gli animali e perfino gli insetti hanno una precisa

funzione ecologica, mantenendo l'equilibrio del sistema planetario: vedi le API, se

muoiono tutte le api, muore il pianeta, i pipistrelli (considerati schifosi e orrendi) hanno

una funzione utile e salutare per gli umani, essi divorano migliaia e migliaia di insetti nocivi

all'uomo, persino le fastidiose formiche hanno una l'oro utilità essi sono gli spazzini,

dove sporca l'uomo vengono le formiche a raccogliere, se non ci fosse sporcizia e residui

alimentari le formiche non verrebbero a fare il loro lavoro di pulizia, i gatti altro elemento

importante, tanto bistrattati e maltrattati hanno la funzione di equilibrare il sistema, contenendo

il prolificarsi di topi ed altri animali nocivi per l'uomo; la natura di tutti gli animali è

fatta si ch'è tendono a mantenere “un equilibrio naturale” , poi c'è l'uomo elemento alieno

che con i suoi pregiudizi e la sua chimica sta devastando il pianeta, dietro tutto ciò ci

sono degli interessi, il dio denaro.

Noi facciamo appello al buon senso delle persone semplici alle persone che facilmente

possono acquisire consapevolezza, il mondo non è solo degli umani Madre natura ha

dato vita a tutte questi esseri sapendo ciò che faceva, se poi vogliamo arrogarci di saperne

più di madre natura ? È per questo che persone umili, senza nulla a pretendere

fanno del volontariato senza nulla guadagnare ma solo per il bene del prossimo “umani

e animali” che dovrebbero convivere in armonia, chiediamo dunque a coloro che hanno

preso consapevolezza di ciò di aiutarci ad aiutare gli animali, esseri utili all'uomo e non

da sfruttare maltrattare e/o uccidere solo per il bieco e insano proposito di farlo.

"Il mondo senza più i gatti?

Sarebbe un vero inferno"

Invasione di topi, aumento delle malattie e dei predatori selvatici: questi alcuni dei risultati inquietanti di uno

studio portato avanti dal veterinario Alan Beck per capire come sarebbe il mondo se di colpo tutti i felini

domestici sparissero

di SARA FICOCELLI

Che se ne stia acciambellato sul divano, sdraiato a pancia all'aria o pronto a schizzare come una saetta,

il gatto, diceva il poeta Verrall Lucas, riesce sempre a essere la donna più attraente della stanza. Il suo

magnetismo è noto dai tempi di Cleopatra, tanto da aver oscurato, nei secoli, le sue preziosissime doti di

cacciatore.

Per non farci dimenticare che quel "micio" che da piccolo sembrava un peluche è in realtà un carnivoro

evolutissimo, cercatore infallibile e comunicatore raffinato (esistono 16 tipi di fusa, tutte dal significato diverso),

il veterinario Alan Beck, direttore del Centro di ricerca sul rapporto uomo-animale della Purdue University

(Usa), ha condotto uno studio per capire come sarebbe il mondo se di colpo tutti i graziosi felini sparissero.

Prospettiva solo apparentemente apocalittica, considerando che specie come il gatto delle sabbie o quello

selvatico sono in via d'estinzione e che, in Paesi come il Belgio, presto anche quelli di razza europea

scompariranno, avendo il governo promesso di sterilizzare entro il 2016 tutti i gatti presenti sul territorio

nazionale.

E come sarebbe, allora, un mondo senza gatti? Stando ai dati raccolti da Beck, di gran lunga peggiore di

quello in cui viviamo oggi. Infestato da topi e piccoli rettili, soprattutto nelle aree metropolitane. "I gatti sono

fondamentali nel tenere sotto controllo la proliferazione di questi animali invasivi - spiega lo studioso - e

possiamo dire che sì, gli uomini danno da mangiare ai gatti ma, senza di loro, non avrebbero loro stessi di che

sfamarsi".

Un mondo privo dei "pets" che amiamo coccolare sarebbe dunque certamente più ricco di roditori e malattie, "e

più povero dal punto di vista umano - aggiunge Sonia Campa, consulente per il comportamento felino - perché

i gatti, con la loro capacità di affezionarsi senza diventare dipendenti, ci fanno sentire amati, ed è dimostrato

che stare in loro compagnia aumenta la nostra autostima".

L'etologa sottolinea che, a dispetto di queste conclusioni, il ruolo del gatto viene purtroppo spesso demonizzato,

presentando il felino come un cacciatore che invece che aiutare danneggia, facendo incetta di uccellini e

mettendo in alcuni casi i bastoni fra le ruote ai cacciatori. "La gente non sa - precisa la Campa - che i volatili

non sono le prede preferite dei gatti. Loro prediligono topi, rettili, talpe. Animali infestanti e dannosi per l'uomo.

Basta sapere questo per capire quanto il gatto sia utile per la nostra sopravvivenza. Per non parlare della sua

funzione "terapeutica" a livello psicologico".

Secondo uno studio pubblicato su Clinical & Experimental Allergy, stare a contatto con un gatto rafforza i

bambini nel primo anno di vita contro le allergie, e secondo una ricerca uscita sul Journal of Personality and

Social Psychology averne uno in casa aiuta a condurre una vita più felice e sana, perché i proprietari tendono

a essere più estroversi e hanno meno paura di avvicinarsi ad altre persone.

Uno studio condotto nel 1997 in Gran Bretagna ha inoltre dimostrato che nel giro di appena sei mesi un gatto

domestico uccide circa 9 animali fra topi, uccellini, serpenti e rane, il che significa che i circa 9 milioni di gatti

presenti nel Regno Unito uccidono qualcosa come 200 milioni di animaletti selvatici l'anno. Senza considerare

le prede "occulte", che cioè non vengono consegnate al padrone come trofeo ma abbandonate chissà dove o

divorate sul momento.

Un altro studio condotto in Nuova Zelanda nel 1979 ha poi riscontrato che, in una piccola isola dalla quale i gatti

erano scomparsi completamente, il numero dei topi era quadruplicato nel giro di pochi anni. Una conseguenza,

quella dell'aumento dei roditori, che generalmente produce effetti devastanti dal punto di vista ecologico. Uno

fra tutti - osservato proprio nell'isoletta neozelandese - la diminuzione degli uccelli, le cui uova sono un pasto

ghiottissimo per ratti e topolini (in questo caso, sull'isola, ad avere la peggio furono i gabbiani).

Se dunque i circa 220 milioni di gatti domestici viventi di colpo sparissero, cigni, anatre e gabbiani

capitolerebbero a ruota, e probabilmente al loro posto aumenterebbero i predatori che, come il gatto, si nutrono

di piccoli roditori, tipo volpi e lupi. Un mondo senza gatti sarebbe dunque un luogo inquietante, in cui i topi

spadroneggiano inseguiti da grossi carnivori selvatici. Teniamoci dunque stretto quel felino sornione che ronfa

sul divano: la sua apparente indolenza ci salverà.

(05 febbraio 2012).

LA TUTELA DELLE COLONIE FELINE


La Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, proclamata il 15 ottobre 1978 presso la sede dell’UNESCO a Parigi e la Convenzione

Europea per la protezione degli animali da compagnia di Strasburgo del 1987, riconoscono alle specie animali non umane diritto ad un’esistenza

compatibile con le proprie caratteristiche biologiche ed etologiche.

I gatti sono animali sociali che si muovono liberamente su di un determinato territorio.

La territorialità (già sancita dalla Legge 281/91) è una caratteristica etologica del gatto che esclude il randagismo e riconosce la specificità della specie

felina di avere un riferimento territoriale – o habitat – dove svolgere le sue funzione vitali (cibo, rapporti sociali, cure, riposo, ecc.).

Per “gatto libero” si intende l’animale che vive in libertà ed è stanziale o frequenta abitualmentelo stesso luogo pubblico o privato.

Per “colonia felina” si intende un gruppo di gatti che vivono in libertà e sono stanziali o frequentano abitualmente lo stesso luogo pubblico o privato.

Per “habitat” di colonia felina si intende qualsiasi territorio o porzione di esso pubblico o privato, urbano e no, edificato e no nel quale viva stabilmente

una colonia di gatti liberi, indipendentemente dal numero di soggetti che la compongono e dal fatto che sia o meno accudita dai cittadini.

Con riferimento alla tutela dei gatti che vivono in libertà, la Legge n. 281/91 – Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del

randagismo, all’art. 2 stabilisce, fra le altre cose, che:

È vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà.

I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo.

I gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili.

Gli enti e le associazioni protezioniste possono, d’intesa con le unità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà,

assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza

La Legge Regionale n. 34 del 26 luglio 1993 – Tutela e controllo degli animali da affezione, all’art. 12. Randagismo felino, stabilisce:

La presenza di colonie di gatti randagi presso le quali si registrano problemi igienico sanitari o riguardanti il benessere animale è segnalata al Comune

competente, che dispone i necessari accertamenti del servizio veterinario della U.S.S.L..

Qualora si renda necessario, il Comune, in accordo con il servizio veterinario della U.S.S.L., organizza interventi di controllo della popolazione felina

che possono comprendere, secondo la natura e la gravità dei casi segnalati, in armonia con indicazioni contenute nel regolamento di attuazione:

a) l’affidamento della coloniadegli animali in affidamento od in altra sede più idonea.

Le spese per gli interventi di controllo della popolazione felina sono a carico dei Comuni, singoli o associati.

Infine il D.P.G.R. n. 4359, 11 novembre 1993 – Regolamento recante criteri per l`attuazione della legge regionale 34 del 1993, all’art. 9 Interventi di

controllo sulla popolazione felina comma 2 stabilisce:

Particolare attenzione dovrà essere rivolta ai problemi inerenti la riproduzione ed il controllo delle patologie presenti. A tal fine, il Comune può

fornire alle Associazioni che hanno in affidamento colonie di gatti randagi la consulenza di un medico veterinario libero professionista appositamente

convenzionato, per gli interventi zooiatrici che si rendano necessari.

Infine, ricordiamo che il Sindaco, sulla base del dettato degli artt. 823 e 826 del Codice Civile, esercita la tutela delle specie animali presenti allo stato

libero nel territorio comunale e, sempre al Sindaco, in base al D.P.R. 31 marzo 1979, spetta la vigilanza sulla osservanza delle leggi e delle norme

relative alla protezione degli animali.

La tutela del benessere animale a Torino

Il comune di Torino nel 2006 ha approvato il REGOLAMENTO PER LA TUTELA ED IL BENESSERE DEGLI ANIMALI IN CITTA\’ ed ha istituito

l’Ufficio Tutela Animali a cui ci si può rivolgere per ufficializzare l’esistenza di una colonia felina ed accedere al relativo programma di tutela.

* Secondo scritto

LE POTENTI LOBBY DELLA CARNE

Anteprima col botto: “La carne fa male tutta, senza artificiosi distinguo tra rossa, bianca o di pesce… cotta al barbecue o in padella”. Parola di Michela

De Petris, medico chirurgo, dietologa, esperta in terapia nutrizionale del paziente oncologico. Cinque mesi di attesa per una visita privata presso

il centro polispecialistico antroposofico dove lavora, evasa gavetta di rito e un incarico di ‘Ricercatore in studi di intervento alimentare’ all’Istituto

Nazionale dei Tumori di Milano. Le chiedo: cos’è cambiato dalla classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità della carne come probabile

fattore cancerogeno?

“Niente!” Niente? Ma come… “No, il messaggio non è stato recepito dalla popolazione, anzi volutamente non è stato fatto passare nel modo corretto”.

Volutamente? E da chi? “Semplice: per tutelare il più possibile l’industria della carne, andando a discapito della salute del cittadino. I dati forniti

dall’Oms sono vecchi, si sa già tutto ormai da anni… ma hanno preferito tirare fuori la storia dei distinguo, delle differenze nel tipo di cottura, della

qualità della carne…” E invece? “Invece per stare in salute, l’alimentazione animale va eliminata del tutto dalla nostra dieta”. Semplice!

Carnivoro No. Vegetale Sì: sarà il filo conduttore del 1° Convegno Scientifico Nazionale di Nutrizione Etica Vegan in programma il 27 gennaio alla Fiera

di Rimini nella prima edizione di ‘VeganOK for Planet’, manifestazione promossa da VeganOK e Associazione Vegani Italiani Onlus.

Si parlerà pure di alimentazione Veg in età pediatrica, sportivi vegani e farmacie con bollino verde. È qui che, telefonicamente, la De Petris affonda

un altro colpo. Dall’altra parte della cornetta, ribatto e prendo nota: “Lo Stato ci tiene ad avere un cittadino malato”. Davvero? “Certo! Per poterlo

curare si spendono un mucchio di soldi in farmaci”. Ma perché, ci si può curare facendone a meno? Primum non nocere, saggio adagio latino: “…

per non ammalarsi basta fare prevenzione, principalmente alimentare, senza infiammare, intossicare e acidificare l’organismo. È frutto dell’ignoranza

dilagante nel nostro sistema…”. Mi sta dicendo che in tema di cibo e salute regna la disinformazione? “Eccome: per curare l’osteoporosi si consiglia il

consumo di latte, uova, formaggio e yogurt, mentre gli oncologi dicono ai pazienti di continuare tranquillamente a mangiare quello che vogliono, come

se non dovessero curarli… e così finiscono per aggravarne le condizioni di vita!”. Ah… però.

Michela De Petris è pure volto noto al pubblico televisivo: storia vecchia, un’intervista urticante a HYPERLINK “http://www.ilfattoquotidiano.

it/2014/03/24/intervieni-a-le-iene-lospedale-ti-licenzia/924012/”Le IeneHYPERLINK “http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/24/intervieni-a-le-ienelospedale-

ti-licenzia/924012/” le costò la risoluzione immediata della consulenza presso l’Ospedale S. Raffaele. È il suo tormentone, la perseguita, ma

garbatamente non fugge dalla domanda, e risponde: “…guardi che non mi licenziarono… perché non ero in pianta organica…”. Vabbè, le troncarono

il rapporto professionale, spenta la tv. Sembrò il restauro della Santa Inquisizione, una caccia alle streghe contro scelte alimentari politicamente

scorrette, la punizione corporale contro l’eretica, apostata del cibo. Invece, sorgeva l’alba della rivoluzione. Giordano Bruno medicina, coltello e

forchetta: “partirono petizioni on-line in mio sostegno, ricevetti molta solidarietà e affetto, 20.000 richieste di visita da ogni dove”, la scia della notorietà

agli occhi di erranti in cerca di percorsi nutrizionali alternativi, professionalmente supportati. Consapevolezza nelle scelte: lei pubblicò libri in serie

(“anche divertenti e facili ricette vegan e crudiste, da cucinare e leggere col sorriso sulle labbra!”) fino all’affiancamento sul palco col decano della

ricerca T. Colin Campbell, il celebre nutrizionista statunitense nel ciclone italiano HYPERLINK “http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/31/cibo-sfidavegetale-

campbell/1181122/”The China Study, il tour.

“L’American Dietetic Association già dal 1987 affermava che non solo è possibile essere vegetariani ma addirittura è auspicabile essere vegani per

la prevenzione e per la terapia di numerose patologie”. E quando le propongo l’accostamento tra biologico e vegetale/integrale, perentoriamente

risponde: “Devono andare a braccetto, l’uno aiuta l’altro. Però attenzione: è meglio un’insalatina proveniente, che ne so, dal Canada… piuttosto che

la carne biologica a chilometro zero”. L’esempio è azzardato, ma regge bene il concetto di base. Non è finita: “Nel convegno di Rimini introdurremo

un nuovo elemento. Quello dell’etica, sì… c’è bisogno di mangiare eticamente: dovrà aggiungersi all’idea di alimentazione senza proteine animali.

Non si può continuare a consumare di tutto a discapito di altri esseri viventi, siano essi animali o lo stesso pianeta terra”. Poi l’affondo finale, l’ultimo

fendente al cuore dell’alimentazione selvaggia. “Sitiamo distruggendo la nostra casa perché tutto è collegato: ambiente, inquinamento, nutrizione e

salute”. Siamo tutt’uno. Il tutto nell’uno. Così fuori, così dentro. Cibo come medicina, medicina come cibo. Lo diceva un certo Ippocrate di Kos. Se

passo per Rimini, mercoledì vado a sentirla


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