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venerdì 6 novembre 2020

Tutelare la catena della biodiversità è vitale

NEWS HOME>NEWS>COS’È LA BIODIVERSITÀ E PERCHÉ È IMPORTANTE CONSERVARLA Cos'e la biodiversita e perche e importante conservarla.Marco.Capellini Cos’è la biodiversità e perché è importante conservarla 9 giugno 2013 Di arch. Marco Capellini Negli ultimi anni, i temi legati alla conservazione e alla valorizzazione della biodiversità sono divenuti centrali nell’agenda ambientale delle principali istituzioni sia internazionali che nazionali. La Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, 1992) è la principale istituzione internazionale che offre un approccio ampio ed onnicomprensivo dei diversi aspetti legati alla biodiversità, al fine di promuovere politiche a tema e questioni trasversali nell’ambito di tre fondamentali obiettivi: la conservazione della diversità biologica, l’uso sostenibile delle sue componenti e la giusta ed equa distribuzione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche. Il raggiungimento dei tre obiettivi mira essenzialmente a ridurre il tasso attuale di perdita della biodiversità, considerata una sorta di “assicurazione sulla vita”, da proteggere ed utilizzare in modo sostenibile attraverso la giusta ed equa distribuzione dei benefici derivanti dall’uso. Le cause che stanno contribuendo alla perdita di biodiversità sono diverse: uso insostenibile e sfruttamento eccessivo delle specie animali e vegetali; spostamento accidentale o volontario di specie vegetali, animali e microrganismi in ecosistemi “alieni”; inquinamento idrico, atmosferico e del suolo; cambiamenti climatici. La principale causa di perdita della biodiversità è da ricondursi però al cambiamento d’uso della terra per lo sviluppo intensivo dell’agricoltura che ha contribuito nel tempo alla frammentazione e alla conversione degli ecosistemi naturali fino alla alterazione irreversibile di habitats. La biodiversità è un sistema complesso di elementi naturali, culturali e sociali caratterizzati da interazioni dinamiche che non sono ancora pienamente identificate e valutate. Può essere definita come la misura del numero, della varietà e della variabilità degli organismi viventi a tutti i livelli di organizzazione biologica. Include la diversità delle specie animali, vegetali e dei microrganismi, la diversità tra specie e tra gli ecosistemi, ossia la diversità della vita sulla Terra. I differenti livelli di diversità biologica quindi che formano la “rete della vita”, frutto di miliardi di anni di evoluzione, riguardano la diversità genetica – a livello di singolo gene, di combinazione di geni e di popolazione – la diversità all’interno di ogni singola specie – a livello di ciascuna singola popolazione o tra popolazioni diverse – la diversità tra differenti specie e comunità di specie, la diversità tra ecosistemi. La Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, 1992) ha incluso nella definizione di biodiversità la complessità delle interazioni dinamiche che si instaurano tra i suoi diversi elementi e che diventano esse stesse fonte di diversità. Le interazioni tra le dinamiche ecologiche e la dimensione culturale, sociale ed economica dei sistemi umani, conducono a processi dinamici ancora più complessi capaci di generare a loro volta biodiversità. La CBD considera infatti, le specie coltivate e addomesticate come specie in cui il processo evolutivo è influenzato dalle attività umane nel soddisfacimento dei propri bisogni. Viene in questo modo riconosciuto il ruolo fondamentale che lecomunità umane – oltre a quelle biologiche – svolgono come fonte di produzione dei diversi valori che costituiscono e caratterizzano la biodiversità. L’agri-biodiversità ne è un esempio. Il valore della diversità dei geni, delle specie o degli ecosistemi in sé viene spesso confuso con il valore di particolari componenti che costituiscono la biodiversità: la diversità di specie per sé contribuisce ad accrescere la funzionalità degli ecosistemi per fronteggiare inevitabili cambiamenti ambientali; nello stesso tempo, una componente di questa diversità di specie – come ad esempio una particolare specie vegetale utilizzata per l’alimentazione – può essere valutata indipendentemente come risorsa biologica. La biodiversità si riferisce inoltre a livelli multipli di organizzazione biologica (geni, popolazioni, specie ed ecosistemi) e a diverse scale (locale, regionale o globale); l’introduzione di una specie “aliena” in un Continente ne accrescerà in assoluto la diversità di specie ma nello stesso tempo contribuirà a diminuire “la diversità ecosistemica relativa” a livello globale. I livelli multipli di organizzazione biologica e le diverse scale spaziali coinvolte rendono ogni singolo indicatore – come ad esempio la diversità di specie in sé – privi di un reale significato operativo. Per queste ragioni, la perdita di biodiversità può manifestarsi a livello globale anche nel caso di accrescimento della diversità di specie locale o al contrario può crescere la diversità regionale/globale anche nel caso di una estinzione locale. La perdita, inoltre, non si riferisce esclusivamente all’esistente ma al potenziale che talune componenti della biodiversità possiedono nel provvedere a fondamentali servizi ecosistemici nel presente ma anche nel futuro. La biodiversità contribuisce al buon funzionamento degli ecosistemi perché ne accresce la stabilità, la resilienza e la resistenza, proprietà che favoriscono a loro volta l’offerta di beni e servizi di cui beneficiano direttamente e indirettamente gli esseri umani. Recentemente sono stati pubblicati diversi studi sul“Business case of biodiversity” finalizzati alla dimostrazione e all’approfondimento delle modalità con cui la biodiversità accresce la produttività economica di diversi settori, migliora il godimento diretto della natura e riduce i rischi legati alla salute. L’iniziativa internazionale “The Economics of Ecosystems and Biodiversity” ha concentrato l’attenzione sui benefici economici legati alla biodiversità e ha messo in luce i crescenti costi legati alla perdita e al degrado della biodiversità e dei collegati servizi ecosistemici.

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