Pubblicato 27/11/2017
Lo scorso 25 novembre CIWF International ha lanciato in 7 paesi un’investigazione relativa a 9 allevamenti di vacche che forniscono latte per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. Nessuno degli allevamenti portava le vacche al pascolo, inoltre molte vacche erano sovrasfruttate, magre e presentavano zoppìe.
La risposta di Parmigiano Reggiano - L'investigazione ha ricevuto l'attenzione della stampa internazionale. Interpellato da Agence France Press, un portavoce di Parmigiano Reggiano ha confermato che nel disciplinare di produzione non c’è nessuna menzione del benessere animale, perché non influirebbe, se non marginalmente, sulla qualità del prodotto. Il portavoce ha inoltre aggiunto che gli allevatori tengono molto al benessere animale e che si sta avviando un protocollo per attuare standard minimi di benessere animale.
Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus, ha commentato: “Le parole del portavoce del Parmigiano Reggiano confermano quanto le nostre immagini hanno mostrato chiaramente. Il benessere animale, la qualità della vita delle vacche, non è tenuto in alcun conto da chi produce il Parmigiano. Siamo certi che i consumatori non la pensino ugualmente. Le vacche meritano una vita degna di essere vissuta e il benessere animale è parte imprescindibile della qualità dei prodotti ”.
Pisapia inoltre ha aggiunto: “Se il protocollo per attuare standard minimi di benessere animale che vorrebbe attuare il Parmigiano è quello del CReNBA (Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale) la posizione di CIWF è chiara: il protocollo del CReNBA non è garanzia di rispetto del benessere animale. Tale protocollo, prendendo in considerazione diversi fattori tra cui management aziendale e del personale, strutture e attrezzature, biosicurezza e indicatori di benessere basati sugli animali stessi (numero di trattamenti per mastiti, pulizia degli animali, fuga dall’uomo, ecc.), si limita a tracciare lo stato di una stalla. Ma tra fare questo e parlare di benessere animale c’è molta differenza. Per questo speriamo che Grana Padano e Parmigiano Reggiano comincino a trattare la questione con la serietà e l’impegno che merita. I consumatori del Made in Italy in tutto il mondo lo stanno chiedendo con forza".
Di seguito il comunicato sull'investigazione lanciato oggi per la prima volta in Italia
Video - Grana Padano e Parmigiano Reggiano: le eccellenze a pascolo zero
CIWF Italia ha realizzato una video-inchiesta in 9 allevamenti che forniscono il latte per il Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Nessuno degli allevamenti consentiva l’accesso al pascolo per le vacche. Le immagini mostrano animali smagriti, portati al limite delle loro possibilità, con zoppìe e lesioni, costretti a camminare in mezzo ai propri escrementi. CIWF, che oggi diffonde il video in 7 paesi dell’UE, chiede con una petizione internazionale ai consorzi di Grana e Parmigiano Reggiano di impegnarsi al più presto per riportare di nuovo le vacche al loro habitat naturale, il pascolo.
Su richiesta video non montato per le tv
Hashtag: #eccellenzasenzacoscienza
Pascolo zero - La scorsa estate CIWF ha visitato 9 allevamenti che forniscono il latte ai consorzi di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, uno era biologico. Nessuno degli allevamenti visitati allevava le vacche al pascolo. L’investigazione, realizzata in collaborazione con IRPI (Investigative Reporting Project Italy) e con la giornalista investigativa Katherine Millward, conferma con l’eloquenza delle immagini quanto già era stato rivelato nel libro Dead Zone, scritto da Philip Lymbery, CEO di CIWF International. [1]
Nei disciplinari di produzione del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano né il benessere animale, né tantomeno il pascolo sono menzionati. Le vacche sono costrette a trascorrere tutta la propria vita nel recinto di un capannone. I loro corpi ossuti si trascinano con difficoltà nei corridoi delle stalle e nelle cuccette. I pavimenti sono di cemento e si ricoprono facilmente di feci e urina, così le vacche rischiano di scivolare provocandosi zoppìe. Hanno spesso ferite alle zampe perché in alcuni allevamenti non c’è spazio sufficiente per tutte le vacche e quelle più deboli devono per forza sdraiarsi sul duro cemento coperto di escrementi. Le vacche degli allevamenti che riforniscono il Grana Padano, selezionate geneticamente, sono sfruttate oltre i loro limiti per produrre latte in quantità innaturali.
Eccellenza senza coscienza - Il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano sono venduti in Italia e all’estero (circa il 40% della produzione viene esportata) come grandi eccellenze del Made in Italy. Si tratta di un giro di affari di circa 5 miliardi di euro che coinvolge poco meno del 40% della produzione di latte nel nostro Paese e più di mezzo milione di vacche. Eppure quella che nella comunicazione patinata dei due brand viene definita “eccellenza”, “100% naturale” e “tradizionale” non contempla nessun rispetto per il benessere delle vacche.
Le vacche ipersfruttate vengono nutrite per metà razione giornaliera con cereali, anche con soia OGM. La coltivazione di soia OGM è causa di deforestazione e perdita di biodiversità in Argentina e Brasile. I cereali pompano la produzione delle vacche che, selezionate geneticamente per produrre sempre di più, deperiscono velocemente. La vita media di una vacca che produce latte per il Grana Padano è di soli 5 anni, mentre quando una vacca è allevata al pascolo può superare i 15 anni.
La petizione ai consorzi - CIWF ritiene che sia giunto il momento di riportare le vacche nel loro habitat, al pascolo. Per questo chiede con una petizione ai consorzi del Grana Padano e Parmigiano Reggiano che sia attivato entro il 2018 un programma di monitoraggio e miglioramento del benessere animale che includa almeno 100 giorni di pascolo all’anno e vieti l’allevamento alla posta (cioè con le vacche legate in stalla). La petizione viene lanciata anche in altri 6 paesi europei tra cui la Germania e la Francia, tra i principali importatori dei due formaggi. In Italia Ciwf invita a condividere la petizione sui social con l’hashtag #eccellenzasenzacoscienza
Dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus: “E’ semplicemente inaccettabile che nei disciplinari di prodotti definiti di alta qualità non sia contemplato il benessere degli animali. E per erbivori ruminanti come le vacche non esiste benessere senza messa al pascolo. Abbiamo visto con i nostri occhi la vita miserabile che conducono le vacche di questi due “grandi formaggi” italiani. Abbiamo visto le loro ossa sporgenti, le loro ferite e gli ambienti squallidi in cui sono confinate. E’ tempo di cambiare le cose e il nostro messaggio ai Consorzi del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano arriva forte e chiaro dall’Italia e da altri 6 paesi europei: riportate le vostre vacche alla terra, dove vivranno una vita più rispettosa della loro natura".
[1] In Dead Zone Philip Lymbery intervista i rappresentanti di Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Il primo dichiara che solo l’1% delle vacche allevate ha accesso al pascolo. Il secondo dichiara che il 30% delle vacche ha accesso al pascolo, ma non specifica se si tratti di pascolo o solo di cortile esterno ai capannoni.
Note
Perché le vacche hanno più benessere quando possono accedere al pascolo?
Le vacche al pascolo:
· Hanno libero accesso al cibo e a luoghi per riposarsi senza essere ostacolate da altre vaccche dominanti del gruppo
· Possono regolare la loro dieta durante il giorno segliendo cibo più ricco di fibra per la sera in modo da poter ruminare durante la notte, preferendo il mangime più concentrato al mattino.
· Gli escrementi vengono dispersi naturalmente l’urina viene assorbita dal suolo, perciò non sono costrette a camminarci sopra, come acccade nei capannoni.
· Possono camminare normalmente su una superficie morbida invece che su cemento scivoloso.
· Hanno meno probabilità di sviluppare zoppìe.
· Possono riposare a terra nella posizione e con l’angolazione che preferiscono, con le compagne che preferiscono (lo stesso può accadere con un paddock esterno fornito di paglia se c’è spazio sufficiente)
· In breve il pascolo dà alle vacche la possibilità di esprimere i propri bisogni naturali.
Idealmente, le vacche dovrebbero poter decidere quando stare nel capannone e quando andare al pascolo.
· Si può risolvere il problema del danneggiamento del pascolo da parte delle vacche con i sistemi rotazionali, in cui le vacche hanno accesso ad un’area di pascolo differente ogni giorno (l’area può essere cambiata anche ogni mezza giornata) e viene delimitata con un recinto elettrico. In questo modo il suolo può recuperare prima che le vaccche vi tornino al pascolo.
· Il clima italiano può essere mite anche nei mesi più freddi e quindi il numero di mesi al pascolo può essere maggiore che in altri paesi, aumentando così il benessere delle vacche.
Quali problemi hanno le vacche nelle cuccette delle stalle?
· Hanno un comfort limitato, soprattutto quando le cuccette non sono ben progettate.
· Quando le cuccette non sono ben progettate possono riportare ferite e lesioni.
· Possono avere limitazioni nella possibilità di riposare (cosa molto importante per le vacche ipersfruttate) se non ci sono cucccette a sufficienza.
· Possono avere limitazioni alle risorse se una vacca dominante ostruisce il corridoio o se riposa in una cuccetta vicina.
· Devono camminare su superfici scivolose in cemento, spesso coperte da urina e escrementi.
· Questo aumenta il rischio di zoppìe, a meno che questo aspetto non sia molto ben gestito.
Ci sono differenze fra Grana Padano e Parmigiano Reggiano?
Le vacche che forniscono il latte per il Grana Padano possono essere nutrite anche con insilati, che se mal conservati, possono favorire la proliferazione di batteri (Clostridi). Per evitare la contaminazione, nel Grana viene utilizzato il lisozima, una sostanza derivata dall’uovo che riduce la carica batterica. Nel Parmigiano Reggiano l’uso degli insilati e di additivi è vietato, l’alimentazione e la produzione di latte sono meno intensive e questo consente alle vacche di avere una vita più lunga, che può arrivare anche fino a 10 anni, ma che non contempla in ogni caso la possibilità di uscire al pascolo.
Esistono etichettature volontarie per orientare i consumatori nella scelta di prodotti più rispettosi del benessere animale?
In Italia non esiste nessuna etichettatura secondo il metodo di allevamento quindi i consumatori non possono in nessun modo sapere se i prodotti che stanno acquistando derivano da vacche allevate al pascolo oppure in capannoni. Per questo CIWF ha chiesto con una petizione al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina di avviare al più presto un processo per la redazione di un disciplinare di etichettatura volontaria secondo il metodo di allevamento, così come è già stato fatto per la carne di pollame.
Per informazioni e interviste: Federica di Leonardo 393 6040255