dr.ssa Luciana Baroni
Introduzione
Cominciamo con quello che è il concetto di maggiore importanza e
che dà senso a tutto quello che leggerete in seguito: la vitamina
B12 è un nutriente essenziale per l'organismo di tutti gli animali,
uomo compreso, ma nessun animale è in grado di produrla.
La vitamina B12 deve quindi essere ricavata da fonti esterne
all'organismo. Mentre la fonte naturale di tutte le altre vitamine
(eccetto la vitamina D) sono i cibi vegetali, per la vitamina B12
non è così, perché le piante non la utilizzano per il loro
metabolismo (anche se viene riportato in letteratura che alcune
piante ne conterrebbero).
La fonte naturale di vitamina B12 sono solo alcuni
microrganismi: batteri, funghi e alghe. Mentre i batteri producono
molta vitamina B12 attiva, funghi e alghe producono soprattutto
analoghi inattivi, che possono esercitare effetti negativi sul
metabolismo della vitamina B12 attiva.
La struttura chimica della vitamina B12
Fonte: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/54/Formula_vitB12.gif
Esistono infatti svariate forme di vitamina B12, ma quelle
dotate di attività metabolica sono solo due: la
deossiadenosilcobalamina e la metilcobalamina. Tutte le altre
forme, chiamate analoghi inattivi, non possono essere utilizzati
dall'organismo umano. Esse, oltre ad essere prive di attività
metabolica, possono competere con l'assorbimento intestinale della
forma attiva e accelerare una situazione carenziale.
Le azioni metaboliche della vitamina B12 comprendono il
trasporto di gruppi metilici e l'attività enzimatica: più
precisamente, la vitamina B12 è un coenzima, il che significa che
la sua presenza è indispensabile per il funzionamento di due
enzimi: il primo, la metilmalonil-CoA-mutasi, interviene nel
metabolismo degli acidi grassi mentre il secondo,
l'omocisteina-metiltransferasi, interviene nella sintesi di
metionina, uno degli aminoacidi essenziali.
Questo implica che la vitamina B12 è indispensabile per il
corretto svolgimento di importanti tappe metaboliche: la sintesi
degli acidi nucleici che permette tra l'altro la formazione dei
Globuli Rossi, il metabolismo di proteine e lipidi, che assicura
l'integrità del Sistema Nervoso centrale e periferico.
Da tutto quanto premesso, è facilmente intuibile come la carenza
di vitamina B12 si traduca in un malfunzionamento di queste vie,
con gravi conseguenze sull'integrità del sistema emopoietico e del
Sistema Nervoso. Volendo dare un nome a queste situazioni, la
carenza di vitamina B12 può provocare una forma tipica di anemia,
definita anemia megaloblastica, ma soprattutto alterazioni a carico
del Sistema Nervoso Centrale, con depressione, disturbi delle
memoria fino alla demenza, sofferenza del midollo spinale fino alla
tetraparesi, e Periferico (neuropatie).
Quadro di anemia megaloblastica
Fonte: http://www.anamerino.com/educacional3.jpg
Nel bambino, la carenza può provocare inoltre un ritardo
dell'accrescimento, e questo dato è stato verificato proprio
recentemente anche su dati ottenuti nell'ambulatorio vegetariano
pediatrico di Verona.
Le azioni della vitamina B12 sul sangue, ma non quelle sul
sistema nervoso, possono essere vicariate dall'acido folico, di cui
è ricca una dieta vegetariana. Questo comporta una variazione
rispetto a quanto descritto nei libri di medicina, che riportano i
sintomi della carenza di vitamina B12 negli individui onnivori:
infatti, mentre negli onnivori il primo segno di carenza di
vitamina B12 è rappresentato dall'anemia megaloblastica, nei
vegetariani questo segno precoce può mancare o essere poco
rilevante e, se la carenza non viene riconosciuta e trattata,
possono svilupparsi danni neurologici che possono diventare
permanenti. Non basta quindi, come vedremo poi, un emocromo normale
per escludere lo stato di carenza.
Inoltre, la mancanza di vitamina B12 compromette l'attività
dell'enzima omocisteina-metiltransferasi. Un suo funzionamento al
di sotto delle necessità dell'organismo provoca un aumento dei
livelli ematici di omocisteina, un aminoacido che è stato messo in
relazione con un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.
Tuttavia, questa ipotesi è stata smentita da una vasta
metanalisi pubblicata nel 2012, che include anche i risultati di
studi scientifici non pubblicati, ricavando dunque dati decisamente
più significativi, visto che raddoppia la casistica che aveva
portato alla conclusione precedente. Il nuovo studio dimostra che
non vi è alcuna evidenza del fatto che moderati rialzi dei livelli
di omocisteina rappresentino un fattore di rischio di malattia
coronarica.
La diagnosi di carenza si basa pertanto sul dosaggio dei livelli
di vitamina B12, acido folico e omocisteina nel sangue. Anche se
un'elevazione di quest'ultimo parametro non è specifica di carenza
nella popolazione generale, nei vegetariani è un indice indiretto
ma abbastanza sensibile di carenza di vitamina B12, dal momento che
le altre 2 vitamine coinvolte nel metabolismo dell'omocisteina sono
ben rappresentate nella dieta vegetariana.
Il dosaggio dell'acido metilmalonico ematico e urinario e di
olotranscobalamina II (vitamina B12 attiva) è ancora riservato ad
ambiti di ricerca e solitamente non rientra nella routine dei
laboratori convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale. Si
ribadisce che il dosaggio isolato dei livelli ematici della
vitamina è poco affidabile, sia perché fino il 30% della B12
circolante può essere costituito da analoghi inattivi, sia perché
sotto integrazione il valore ematico non rispecchia lo stato dei
depositi. Inoltre in alcuni laboratori i livelli inferiori di
normalità possono in realtà essere troppo bassi.
Per quanto riguarda l'aumento dei livelli di omocisteina, anche
a prescindere dalle conclusioni della recente metanalisi
precedentemente citata, non ci sarebbero comunque dati per
affermare che questa alterazione possa costituire un fattore di
rischio cardiovascolare anche nei vegetariani. Infatti i
vegetariani hanno un rischio cadiovascolare ridotto di circa il 25%
rispetto ai non vegetariani, e gli studi (sempre condotti su
soggetti non-vegetariani) in cui i valori di omocisteina sono stati
fatti ridurre-normalizzare attraverso la somministrazione
vitaminica, non hanno ottenuto una modificazione di questo rischio.
L'importanza di elevati valori di omocisteina, nei vegetariani, ad
oggi è quella di rappresentare una
red flag (un
indicatore) di carenza di vitamina B12.
La possibilità di una carenza, viste le gravi conseguenze che
questa comporta, va quindi sempre sospettata nei soggetti a
rischio. Va tuttavia ricordato che il deficit di vitamina B12,
assieme a quello di ferro, è la causa principale delle anemie
carenziali nei paesi in via di sviluppo. Esso è comunque presente
anche nei paesi ricchi, dal momento che le condizioni che ne
compromettono l'assorbimento sono molto diffuse.
Vediamo quindi quali sono le situazioni "a rischio", e avremo
delle soprese: infatti non basta che la vitamina B12 sia introdotta
con la dieta per essere immuni da questo rischio, tuttaltro.
La vitamina B12 è virtualmente assente nei cibi vegetali, a meno
che non siano addizionati con questa vitamina: in Italia, ancora
pochi sono gli alimenti che hanno queste caratteristiche, e
oltrettutto la fonte della vitamina non sempre viene riportata.
E' vero che, poiché è prodotta dai batteri del terreno, se ne
possono trovare piccole quantità nei cibi vegetali contaminati, ma
si tratta di una fonte non affidabile per due motivi:
-perché non ne conosciamo le quantità, che comunque sarebbero
molto variabili a seconda dell'ambiente di crescita della pianta e
delle modalità di raccolta e conservazione;
-perché non in sintonia con le norme di igiene degli
alimenti.
Nemmeno alghe e lieviti, ricchi di analoghi, rappresentano una
fonte affidabile di vitamina B12. Perciò, i soggetti che seguono
una dieta vegetariana possono sviluppare un deficit di questa
vitamina. Tuttavia, come già anticipato, la presenza di questa
vitamina nella dieta non è sufficiente a proteggere dal rischio di
carenza.
Le condizioni in grado di provocare una carenza di vitamina B12
sono infatti essenzialmente legate a due situazioni, che tra
l'altro possono anche coesistere:
-
la sua disponibilità dietetica: è chiaramente
correlata al tipo di alimentazione. Poiché la vitamina B12 non si
trova in quantità affidabili nei cibi vegetali, a meno che non
siano addizionati, essi non sono in grado di apportare
all'organismo le quantità necessarie di questo nutriente quando la
dieta si basi prevalentemente o esclusivamente su questi alimenti:
pertanto tutti i vegani e molti latto-ovo-vegetariani possono
sviluppare la carenza.
-
la capacità dell'organismo di assimilarla dagli
alimenti che la contengono: una volta che la vitamina B12
è stata assunta, deve sottostare a una serie di processi che
iniziano già al contatto con la saliva e che, dopo averla resa
libera dai cibi che la contengono, ne rendono possibile
l'assorbimento a livello dell'ultima parte dell'intestino tenue
(ileo terminale), dopo la sua unione al Fattore Intrinseco
gastrico. Se qualcuna di questa tappe non funziona, la vitamina non
potrà essere assorbita e quindi utilizzata dall'organismo.
Per l'assorbimento delle vitamina B12 è fondamentale quindi
l'acidità gastrica, l'integrità della mucosa dello stomaco dove
viene prodotto il Fattore Intrinseco, e la presenza dell'ultima
parte dell'intestino tenue (ileo), dove la vitamina viene
assorbita.
1- La compromissione della secrezione acida e della produzione
del Fattore Intrinseco sono tra le principali cause di carenza, e
dipendono da patologie gastriche (gastriti, ulcera peptica), che
danneggiano direttamente la mucosa gastrica ma soprattutto che
spesso richiedono l'assunzione di farmaci che hanno un'azione
antiacida (gli antiacidi a base di Sali di alluminio e gli
inibitori di pompa protonica). Va inoltre ricordata l'anemia
perniciosa, una malattia autoimmune relativamente rara, nella quale
l'organismo produce autoanticorpi che distruggono le della parete
intestinale e il Fattore Intrinseco.
2- Le resezioni intestinali (per tumori o per altri tipi di
chirurgia) e le malattie dell'ileo terminale (es. Malattia di
Crohn) causano malassorbimento di molti nutrienti, tra i quali
anche di B12.
3- Il Dipartimento dell'Agricoltura USA ha stimato che dopo i 50
anni fino al 30% dei soggetti perde fisiologicamente la capacità di
liberare la vitamina dal cibo che la contiene, e di renderla quindi
disponibile per il successivo assorbimento.
4- Tra i farmaci che possono causare carenza, oltre ai già
menzionati antiacidi, c'è anche la metformina, un antidiabetico
orale usato soprattutto quando il diabete, come spesso avviene, è
associato a sovrappeso, ma anche in altre condizioni caratterizzate
da insulino-resistenza.
I soggetti a rischio di carenza sono quindi quelli che si
trovano nelle condizioni elencate: alcuni vegetariani, in
particolare i vegani e i latto-ovo-vegetariani che, coerentemente
con i principi di una sana alimentazione, assumano limitate
quantità di latticini e uova e non assumano integratori o cibi
addizionati; i soggetti gastropatici o comunque tutti i soggetti
che, anche per altri motivi (es. assunzione di FANS o cortisonici)
assumano farmaci in grado di alterare l'acidità gastrica (inibitori
di pompa protonica, H2-antagonisti, altri antiacidi con effetto
topico); i diabetici e altri soggetti in terapia con metformina;
gli alcolisti; i pazienti che abbiano subito resezioni gastriche o
intestinali; i soggetti di età superiore ai 50 anni. Non tutti i
nutrizionisti sono a conoscenza delle condizioni che causano la
carenza negli onnivori, e ritengono che essi non siano a rischio:
supposizione estremamente pericolosa.
Nel momento in cui si instaurino una o più di queste condizioni,
c'è tuttavia sufficiente tempo per mettere in atto le strategie in
grado di prevenirla, intervenendo prima che la carenza si
sviluppi.
Il fegato può infatti accumulare nel corso della vita un
quantitativo rilevante rispetto al fabbisogno quotidiano di
vitamina B12 (circa 2-3 mg). Inoltre la flora batterica intestinale
può contribuire, in alcuni individui, alla sintesi endogena della
vitamina. Pertanto una carenza di vitamina B12 può svilupparsi
anche dopo 2-3 anni, ma ci sono soggetti che possono svilupparla
entro pochi mesi.
Infatti, i fabbisogni di vitamina B12 sono estremamente
variabili tra i diversi individui, e i Livelli di Assunzione
Raccomandati per la popolazione italiana (LARN) assicurano che, pur
all'interno di questa variabilità, le dosi stabilite come
necessarie garantiscano le richieste della maggioranza della
popolazione (il 97,5%).
Questo può spiegare perché ci siano individui che, pur non
assumendo per molto tempo fonti affidabili di vitamina B12,
riescano a mantenere uno stato adeguato di questa vitamina: si
tratta di quella picola quota di soggetti i cui fabbisogni sono
evidentemente bassissimi.
Purtroppo però non è possibile sapere a priori qual è il reale
fabbisogno individuale di vitamina B12. Si può scoprire solo a
posteriori, valutando se l'individuo sviluppa o meno segni di
carenza in condizioni di ridotti/assenti introiti. Poiché però
quando vengono emanate delle raccomandazioni dietetiche per una
popolazione, queste devono considerare le necessità della maggior
parte degli individui, tutte le Linee Guida dietetiche rivolte ai
vegetariani raccomandano l'utilizzo di una fonte affidabile di
vitamina B12 in condizioni di ridotti/assenti introiti
dietetici.
Come già precedentemente sottolineato, è importante soprattutto
prevenire carenza di vitamina B12, o almeno individuarne la
presenza prima che i danni da carenza si siano instaurati: a tal
fine, nelle condizioni sopra elencate, non bisogna attendere la
comparsa di sintomi clinici, ma valutare alcuni esami di
laboratorio in modo da poter identificare la situazione prima che
la carenza faccia danni.
Questo significa valutare con alcuni esami del sangue lo stato
della B12: questi esami sono 4: emocromo e dosaggio dei livelli di
vitamina B12, acido folico e omocisteina nel sangue. Sulla base dei
risultati, andrà considerato l'eventuale ma probabile inserimento
di un integratore, a dose di mantenimento se lo stato della B12 è
normale, oppure a dose di attacco in presenza di una carenza
subclinica.
Ma da dove i vegetariani possono ricavare la vitamina B12?
Poiché i cibi addizionati con vitamina B12 presenti sul mercato
italiano costituiscono al momento ancora un prodotto di nicchia, e
la fonte della vitamina spesso non è specificata, è sicuramente più
pratico e più affidabile ricorrere all'uso di integratori. Gli
integratori contrassegnati come adatti ai vegani (suitable for
vegans) non contengono alcun elemento di derivazione animale
nemmeno tra gli eccipienti.
In commercio la forma più comunemente utilizzata è la
cianocobalamina, una provitamina che viene attivata dopo rimozione
della molecola di cianuro, ma sono disponibili anche preparati con
le forme attive, che però possono essere meno stabili. Notizie
terroristiche sui possibili danni del cianuro contenuto in questa
forma di vitamina B12 non hanno alcun fondamento.
Va inoltre ricordato che tutti gli integratori di vitamina B12
derivano ormai da sintesi batterica. Essi si ottengono, su terreno
di coltura, da batteri produttori della vitamina rossa, che viene
raccolta e utilizzata per l'integratore.
La vitamina B12 che si trova in tutti i cibi animali (carni,
latticini e uova) non viene prodotta dall'animale, ma rappresenta
la quota che l'animale non utilizza, cioè quella in più rispetto
alle richieste del suo organismo. Essa viene ottenuta parte dalla
contaminazione microbica del cibo e parte dalla sintesi dei batteri
intestinali. Tuttavia, queste fonti non sono considerate
sufficienti al giorno d'oggi, dal momento che negli allevamenti gli
animali ricevono mangimi addizionati, che contengono anche vitamina
B12 che, quasi sicuramente, deriva sempre da sintesi chimica, più
economica.
La tanto propagandata naturalità dell'assunzione di vitamina B12
dai cibi animali (e la conseguente supposta innaturalità delle
diete che non ne contengono) appare quindi in tutta la sua
paradossale, ridicola, inconsistenza, perché:
- sia gli animali che l'uomo non producono vitamina B12 ma la
ricavano naturalmente dai batteri. Si ricorda che la flora
batterica intestinale, che ne produce piccole quantità, viene
pesantemente alterata dalla terapia antibiotica.
- la vitamina presente nei cibi animali deriva sempre più spesso
prevalentemente da mangimi addizionati. Certo gli animali non
vengono supplementati con B12 per fornire all'uomo prodotti ricchi
di vitamina B12: il razionale dell'integrazione del mangime è
quello di favorire una crescita ottimale in condizioni innaturali e
nel minor tempo possibile. E proprio questo breve tempo di vita
dell'animale non gli permetterebbe probabilmente più di ricavare
quantità di B12 da fonti che per lui un tempo erano naturalim anche
in considerazione del massiccio utilizzo di antibiotici negli
allevamenti.
Credo che questo ultimo sia un aspetto molto importante sul
quale va fatta chiarezza: la B12 presente nei cibi animali deriva
oggi principalmente dagli integratori che vengono somministrati
all'animale. Ma anche se la vitamina B12 presente nei cibi animali
derivasse esclusivamente dai batteri, è forse più naturale
aggiungere un "passaggio", cioè ricavare la vitamina B12 da un
animale che a sua volta la ricava dai batteri (e peggio dal
mangime)? E' più naturale assumere un nutriente trasformato
dall'animale o uno non trasformato?
E' quindi di fatto (e paradossalmente per chi sostiene
che l'integrazione di B12 non sarebbe naturale) più naturale per
noi assumere la vitamina B12 da chi la produce, cioè i batteri, che
dai cibi animali.
I vari integratori disponibili sul mercato sono presenti in
differenti formulazioni (gocce, compresse orali e sublinguali e
fiale), e possono essere assunti per via orale, per via sublinguale
o per via intramuscolare.
Rispetto alla via di assunzione orale, la via parenterale e
sublinguale sono in grado di garantire un assorbimento efficace
anche in presenza di patologie gastriche o di altre situazioni
sfavorevoli per l'assorbimento.
Per esperienza personale, l'assunzione sublinguale, se
correttamente effettuata, è altrettato efficace di quella
intramuscolare: la vitamina, attraverso la mucosa del cavo orale,
passa infatti direttamente nel sangue "saltando" tutto il percorso
necessario per il suo assorbimento intestinale. Le stesse
compresse, per essere meglio assorbite, dovrebbero venire masticate
prima di essere deglutite.
Anche se i LARN italiani prevedono nell'adulto sano un'assunzione di 2.4
mcg/die di vitamina B12 da fonti dietetiche, nel caso di
supplementazione le dosi da assumere come mantenimento sono di 2 mcg per
3 volte al giorno, in più assunzioni da varie fonti alimentari,
compresi cibi addizionati.
Poiché l'assorbimento della vitamina B12 è meno efficace a partire da
dosi più elevate e meno frequenti, l'assunzione a partire da integratori
richiede dosaggi più elevati: 50 mcg in unica assunzione giornaliera, o
1.000 mcg per 2 assunzioni settimanali (preferibilmente sublinguale).
Questi dosaggi elevati non devono essere considerati pericolosi o
eccessivi, in quanto l'assorbimento della vitamina è l'1%.
Queste dosi soddisfano però i requisiti per il mantenimento e sono
pertanto in grado di prevenire lo sviluppo di una carenza. Se questa
fosse già presente, vanno assunte per almeno 1-4 mesi dosi superiori,
per poi passare a quelle indicate per il mantenimento.
Non è nota alcuna conseguenza tossica alle dosi di vitamina B12
consigliate per l'integrazione. Volendo infatti essere pignoli, si
tratta in questo caso più di una fonte alternativa, che di una
supplementazione: mentre la seconda viene solitamente intesa come
l'assunzione di quantità supplementari di un certo nutriente,
rispetto a quella che può essere la dose realmente necessaria, e
quindi è "un di più", nel primo caso si assume dall'integratore
solo quella quantità di vitamina che l'organismo richiede.
I gorilla allo stato selvatico per procurarsi la B12 mangiano
terra, le proprie feci o piccoli insetti che sono presenti nel
fogliame. Quella piccola percentuale di DNA che ci differenzia da
loro ci ha permesso di trovare un sistema decisamente più pratico e
gradevole!
E' importante che le confezioni di integratore siano conservate
a temperatura non superiore ai 25°C ma soprattutto in contenitori
opachi, al riparo dalla luce. La vitamina B12, infatti, è stabile
al calore e all'ossidazione, mentre è molto sensibile alla luce,
anche quando è sotto forma di integratore.
Concludendo...
Il rischio di carenza di vitamina B12 nell'alimentazione
vegetariana, soprattutto vegana, viene proposto come "prova" a
supporto della posizione che considera "innaturale" l'esclusione
dei cibi animali dalla dieta dell'uomo. In realtà, l'organismo
umano richiede per le proprie funzioni quote ridottissime di
vitamina B12, quantità che verosimilmente la nostra dieta
originaria era in grado di fornire semplicemente a partire da cibi
vegetali contaminati.
Questo può spiegare la rarità dei casi di carenza in Paesi dove
il cibo e l'acqua sono contaminati, e per lo stesso motivo può
spiegare perché invece nei Paesi dove l'igiene degli alimenti è una
pratica consolidata sia necessario assumere la vitamina B12 da
fonti affidabili: nell'uomo moderno che vive nei Paesi occidentali,
la vitamina presente negli alimenti vegetali e quella prodotta dai
batteri del suo intestino appare non sufficiente, da sola, a
garantire il soddisfacimento dei fabbisogni.
La comunità medico-scientifica internazionale concorda
nel ritenere essenziale l'integrazione di vitamina B12 nelle
persone a rischio di carenza, tra le quali si collocano i
vegetariani. Nei confronti di questi ultimi, gli studiosi, che
derivano queste raccomandazioni da dati certi ben documentati,
hanno adottato un atteggiamento responsabile che tutala della
salute degli stessi vegetariani.
Più studi riportano infatti come nei vegetariani (latto-ovo e
vegani) i livelli di vitamina B12 siano inferiori rispetto ai
non-vegetariani e come lo stato della vitamina B12 possa in alcuni
casi essere non ottimale, a causa del non regolare consumo di fonti
affidabili di vitamina B12. In alcuni degli studi, tuttavia,
nonostante i livelli di vitamina B12 fossero decisamente ridotti, i
soggetti non presentavano alcun sintomo di carenza.
I casi di carenza conclamata in soggetti vegani sono in realtà
solo un piccolo numero, e interessano soggetti che non assumevano
alcuna integrazione. Un certo numero di casi riportati interessa
lattanti di madri vegane o quasi vegane, molte delle quali
seguivano un'alimentazione macrobiotica, che non può essere
paragonata a una dieta vegetariana equilibrata in quanto non
prevede l'utilizzo di integratori di B12. In altri casi la carenza
era causata dall'utilizzo improprio di latte vegetale non
formulato.
Personalmente, nella mia attività di neurologo e nutrizionista,
ho visto casi conclamati di carenza di vitamina B12 solo in
onnivori, mentre sono stata spesso interpellata da vegetariani che,
pur essedo asintomatici, presentavano agli esami del sangue uno
stato della vitamina B12 non ottimale.
Vorrei nuovamente ricordare che nessun cibo vegetale, a meno che
non sia addizionato con questa vitamina, costituisce una fonte
affidabile di vitamina B12. In questa esclusione rientrano anche i
cibi fementati, le alghe e il lievito. Anche se in alcuni di questi
cibi è stata documentata la presenza di vitamina B12, tutti vanno
considerati fonti non affidabili, sia perché una quota del
contenuto di vitamina è costituita da analoghi inattivi, sia perché
la parte di vitamina attiva è in quantità minimali e/o estremamente
variabili, soprattutto se derivante da contaminazione
batterica.
Esistono purtroppo delle scuole di pensiero, affini
all'igienismo e alle pratiche naturali, che con veemenza sostengono
che non sia necessario integrare la vitamina B12, e che purtroppo
diffondono queste informazioni, non solo prive di qualunque
fondamento scientifico, ma contrarie alle Posizioni internazionali
sull'alimentazione vegetariana. Questo tipo di informazioni, non
condivisibili anche se rispettabili quando applicate esclusivamente
alle proprie scelte, vengono invece spesso diffuse con intenti di
proselitismo, e possono addirittura configurarsi come esercizio
abusivo della professione medica.
Esse sono forse il maggior pericolo per la salute dei
vegetariani, e per questo invito qualunque persona ragionevole a
controllare la sussistenza di queste informazioni nelle fonti
bibliografiche affidabili (grazie alla semplice navigazione sul
sito http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/, il più vasto e aggiornato
database bibliografico contenente informazioni sulla letteratura
scientifica biomedica dal 1949 ad oggi) e ad agire di conseguenza;
suggerisco infine a chiunque abbia presentato problemi di salute
perché si è affidato a questi "guru", a considerare eventuali
azioni a propria tutela.
Tutte le maggiori istituzioni scientifiche che si sono espresse
sull'alimentazione vegetariana, molte delle quali sinceramente
interessate a favorire tutte le condizioni che permettano ai
vegetariani di ricavare da questo tipo di alimentazione i maggiori
benefici per la salute (come l'Università di Loma Linda, che
nell'ormai lontano 1997 ha realizzato la prima piramide alimentare
per vegetariani), sono concordi su questa posizione:
I vegetariani, soprattutto se vegani, devono prevedere
l'assunzione di un integratore di vitamina B12, o utilizzare cibi
addizionati con questa vitamina. I latto-ovo-vegetariani che non
abbiano altri problemi responsabili di ridurre la biodisponibilità
della vitamina, e che consumino regolarmente cibi animali
indiretti, "possono" essere in grado di soddisfare i fabbisogni
anche senza l'assunzione di integratori. "Possono" significa che
questa situazione non va assunta come certa ma va comunque
verificata.
La fonte naturale della vitamina B12 sono i batteri. Pertanto,
assumere un integratore di vitamina B12 da sintesi batterica è un
modo naturale di approvigionarsene. Nella migliore delle ipotesi, è
la stessa da cui proviene la B12 presente nei cibi animali (ma più
probabilmente gran parte della vitamina che si trova nei cibi
animali proviene ormai dal mangime addizionato).
E' quindi in realtà più naturale ricavare la B12
dall'integratore che dai cibi animali, che si tratti di carne,
latticini o uova. In ogni caso, il prezzo da pagare in termini di
assunzione contestuale di grassi e proteine animali non
giustificherebbe comunque questa opzione. Per chi poi compie questa
scelta per motivi di non violenza nei confronti degli altri esseri
viventi e dell'ambiente, ma che ha comunque la responsabilità
morale di mantenersi in buona salute, è un'azione importante a
supporto l'adeguatezza nutrizionale delle diete vegetariane.
FONTI:
ADA 2009, Posizione Ufficiale sulle
diete vegetariane: Vitamina B12.
https://www.scienzavegetariana.it/nutrizione/ADA_ital.htm
(accesso 18.02.2012).
Clarke R, Bennett DA, Parish S, Verhoef P, Dötsch-Klerk M,
Lathrop M, Xu P, Nordestgaard BG, Holm H, Hopewell JC, Saleheen D,
Tanaka T, Anand SS, Chambers JC, Kleber ME, Ouwehand WH, Yamada Y,
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Homocysteine and Coronary Heart Disease: Meta-analysis of MTHFR
Case-Control Studies, Avoiding Publication Bias. PLoS Med. 2012
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http://www.pcrm.org/images/health/pplate/PCRMDietaryGuidelinesMonograph.pdf
(accesso 18.02.2012).
SOCIETA' ITALIANA DI NUTRIZIONE UMANA (SINU). LARN,
Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana IV Revisione, accesso 04.06.2016
USDA,
Dietary Guidelines 2010. Myplate.gov: healthy eating for vegetarians-10 tips for vegetarians (accesso 04.06.2016).
Il PiattoVeg,
www.PiattoVeg.info (accesso 04.06.2016).
Nota: Voglio ringraziare la dr.ssa Elena Bernabé che, in
occasione di una sua intervista, mi ha dato lo spunto per
raccogliere e ordinare le principali informazioni in mio possesso.
Ho quindi utilizzato i contenuti delle risposte come base per
questo articolo di approfondimento, che in effetti da parecchio
volevo preparare, e che forse senza questa occasione non avrebbe
mai visto la luce.
Luciana Baroni
Published Online: 13 Mar 2012 - Revisione del 4-6-2016 -- Copyright © by SSNV / All rights reserved.
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